In Occidente il mondo cristiano, sino a pochi decenni fa, era diviso fra molte chiese: la cattolica, le ortodosse, l’anglicana, le evangeliche…Queste differenze ‘verticali’, pur permanendo, vanno scolorendo rispetto a una differenza che – per così dire – le attraversa trasversalmente in rapporto all’atteggiamento dei fedeli rispetto ad alcune grandi questioni socio-politiche (l’ambiente, le povertà strutturali, le migrazioni di massa…).
Abbiamo così, secondo la rappresentazione mediatica dominante, da una parte cattolici, ortodossi, anglicani, evangelici chiusi nei propri recinti identitari, gelosi delle loro tradizioni, indifferenti verso gli allarmi climatici e diffidenti verso chiunque bussi alle loro porte proveniente da altre culture; e, dall’altra parte, cattolici, ortodossi, anglicani, evangelici più disponibili alla solidarietà internazionale, alla difesa dell’equilibrio ecologico, all’accoglienza dei diversi. Che cosa segna lo spartiacque fra questi due schieramenti che convivono talora pacificamente all’interno della stessa chiesa e talaltra in maniera violentemente aggressiva (per restare a casa nostra basti pensare alla spaccatura nel mondo cattolico italiano fra difensori della linea papale di Francesco e avversari acerrimi che ne chiedono addirittura le dimissioni)?
Indubbiamente giocano fattori caratteriali e morali: c’è chi, per indole e per educazione, è portato a farsi carico delle sofferenze dell’umanità e chi, per indole e per educazione, è portato a concentrarsi sul proprio benessere individuale (al massimo, familiare).
Ma questi fattori soggettivi non sono, a mio avviso, gli unici né i più decisivi. Se osserviamo con onestà, ci accorgiamo che non tutti i cristiani (definiti polemicamente) “buonisti” sono eticamente migliori di tutti i cristiani (che potremmo definire polemicamente) “cattivisti”. Sino a quando il dibattito resta su questo piano, non si arriverà alle radici.
La questione è molto più profonda. Detta molto in breve, la differenza è di concezione teologica. So che può sembrare molto strano che il modo d’interpretare la fede cristiana possa avere conseguenze così pratiche, ma non è poi raro che le idee (astratte) abbiano effetti sui nostri comportamenti (concreti). Da una parte, infatti, c’è la concezione medievale e moderna del cristianesimo come religione soprannaturale, limitata alla sfera del sacro, valida eternamente al di sopra del tempo e dello spazio; dall’altra, poi, la concezione originaria (ripresa da alcune correnti contemporanee come la Teologia della Liberazione sudamericana) secondo cui il vangelo di Gesù riguarda il qua e l’ora, la storia, la dimensione profana della vita.
Nella prima prospettiva, l’essenziale è frequentare le chiese, organizzare processioni, recitare rosari; nella seconda prospettiva, l’essenziale è sfamare gli affamati, liberare gli oppressi, ridare dignità agli impoveriti. Nella prima ottica, il “regno di Dio” si diffonderà incrementando l’amministrazione dei sacramenti, i pellegrinaggi in Terra Santa, “Radio Maria”; nella seconda ottica, il “regno di Dio” si diffonderà se, oltre a combattere i propri “peccati” individuali, i cristiani si impegneranno a scardinare le “strutture di peccato” (quei sistemi istituzionali, sociali e economici che producono schiavitù e sofferenze indipendentemente dalla buona volontà soggettiva dei singoli attori).
Se le cose stanno così, la diatriba fra credenti del privilegio (“Prima gli italiani”) e credenti della condivisione (“Prima i più sofferenti, italiani o stranieri”) non si risolverà né con le esortazioni morali né tanto meno con le polemiche sui social: sarà, piuttosto, necessario un graduale, ma incessante, lavoro di rielaborazione dei teologi a partire da una lettura ‘scientifica’ (esegeticamente corretta) della Bibbia. E un conseguente aggiornamento della pastorale da parte dei parroci, delle suore, dei catechisti, degli educatori impegnati in organizzazioni gravitanti intorno alle chiese delle varie confessioni cristiane.
e’ un nodo che si districhera’ nel corso della storia, con una metamorfosi profonda della visione della vita e della religione che coinvolgera TUTTE le religioni nel tentativo di pervenire al Dio Bene Supremo Universale attraverso l’apporto esclusivo e speciale delle varie religioni.
religioni depurate dagli aspetti umani deteriori che potrebbero costituire il fondamento spirituale, etico, morale, universale per una esistenza bella, libera, pulita, planetaria.
Una via di salvezza dell’Umanita’ con una piattaforma spirituale universale di Amore e fratellanza.
Caro prof. Cavadi, come lei immagina le posizioni dei protestanti italiani almeno dei valdesi e dei metodisti, non sono sovrapponibili a quelle del cattolicissimo Salvini. Bisogna che il mondo cattolico faccia chiarezza e prenda decisioni forti su alcuni temi, lo ha appena cominciato a fare con i cristiani mafiosi, per lo meno con quelli che si professano tali e che, come lei immagina, non hanno in genere posizioni protestanti.
Come è suo solito l’estensore dell’articolo, divide tra buoni e cattivi, descrivendo questi ultimi anche in modo sarcastico. E’ il suo pensiero e il suo stile. Certo, le sue lacune sono evidenti, a mene che non le si vogliano interpretare come consapevoli omissioni. Infatti nulla dice sul ruolo fondamentale di qualunque papa, quello del pastore. Pastore della chiesa universale. E sappiamo che “chiesta universale”, delle quale il papa è il vicario di Cristo, significa, tradotto dal greco, “cattolica” e che, quindi, questa elegge il papa perché sia vicario di Gesù e pastore di “tutti” i cristiani.
La mattina di Pasqua di quest’anno vi è stata la strage che sappiamo, in danno soprattutto di cristiani della Nuova Zelanda. Papa Bergoglio dedicò alla strage, durante l’Angelus, poche parole, formali, burocratiche, il minimo sindacale. Il giorno dopo, piovute le critiche su quelle parole distaccate, il papa aggiunse qualcosa di più partecipato. Domanda: Bergoglio sa di essere il “pastore” della chiesa cattolica, cioè cristiana universale? Certo che lo sa. E allora la sua freddezza (non era la prima volta quella di Pasqua) come si può interpretare? In fondo non è difficile rispondere.
Non ci sono due modi di essee cattolici. C’è solo il modo indicato dal Papa. Essere cattolici non è obbligatorio. Ma se lo si è deve accettarsi in toto il magistero papale. Sono stati i cattolici stessi a conferire il primato dell’infallibilità al Pontefice. Chi si sente più attratto da Salvini, faccia uno scisma fondando un’altra religione.
Quando la Croce diventa una svastica c’è soltanto da temere il peggio. La Chiesa se deve essere tale nel suo profondo ed intrinseco significato non può che stare dalla parte dei deboli, dalla parte di chi sacrifica la propria esistenza per aiutare gli altri, dalla parte di chi ha combattuto e continua a combattere per salvare vite umane. L’altra Chiesa e le altre Chiese, oggi, non hanno più ragione d’essere, sono soltanto una ingiustificata presenza per i dittatori, gli arroganti e gli imbecilli.