Gli insospettabili imprenditori | Ecco il volto nuovo della mafia - Live Sicilia

Gli insospettabili imprenditori | Ecco il volto nuovo della mafia

Rita Fontana, Giovanni Fontana e Gaetano Pensavecchia

Gestiscono bar, ristoranti, tabaccherie, supermercati, agenzie di scommesse e pescherie

DAL MENSILE S
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La copertina palermitana del mensile "S" disponibile in tutte le edicole

PALERMO – C’è la mafia del pizzo, della droga e delle regole che si è ridata un ordine, l’anno scorso, riorganizzando la nuova cupola. E c’è la mafia dei piccioli. Ci sono boss che preferiscono restare defilati. Preferiscono non partecipare alle riunioni della nuva cupola. Il loro arresto manderebbe a monte gli affari che tengono in vita la mafia e consentono a potentati come i Fontana, ma non sono i soli, di continuare e sguazzare nella ricchezza.

Una catena di insospettabili imprenditori e prestanome gestisce bar, ristoranti, tabaccherie, supermercati, agenzie di scommesse e pescherie. Alcuni locali sono molto noti e il loro scintillio attira la clientela degli aperitivi alla moda e della buona cucina nelle vie più in della città.

Silvio Guerrera, Vito Galatolo e Sergio Macaluso: tre pentiti conoscono gli affari dei Fontana. Non solo nel settore del caffè – due imprese nei giorni scorsi sono finite sotto sequestro – ma anche in altre attività su cui ora indagano i finanzieri. C’è molto di più di quello che finora si è scoperto.

In principio c’erano i soldi del capomafia Stefano, accumulati con la droga e il pizzo. Alla morte del padre l’eredità, soldi sporchi compresi, è passata ai figli Gaetano, Angelo, Giovanni e Rita. Angelo e Gaetano hanno scontato pene per mafia, mentre nella fedina penale di Giovanni ci sono condanne per omicidio doloso e possesso di armi clandestine.

Scorrendo le dichiarazioni dei pentiti si intuisce che il lavoro dei finanzieri è solo all’inizio. Vito Galatolo, cugino dei Fontana, racconta che “i settori in cui i miei cugini Fontana stavano investendo era prevalentemente quello delle costruzioni”

Macaluso aggiunge: “… conosco Giovanni Fontana non come uomo d’onore della famiglia dell’Acquasanta ma come una persona che si comporta come uomo d’onore ritenendo che tutte le attività commerciali che si trovano nella borgata dell’Acquasanta sono di sua diretta competenza”. Poi traccia il profilo criminale di Giovanni Fontana. Lo definisce “una persona molto prepotente che gira sempre armato; in diverse occasioni so che si relazione con esponenti di altri mandamenti mafiosi del calibro di Paolo Calcagno e Gregorio Di Giovanni…”.

Infine riferisce di avere saputo che “i fratelli Fontana hanno numerose attività commerciali ed interessi economici… ho saputo che avevano la disponibilità di centri scommesse, supermercati, pescherie, non sono a conoscenza se avevano interessi anche della produzione e commercializzazione del caffè…”.

Milano e non solo. La nuova cupola di Cosa Nostra, nel maggio 2018, si è riunita in una casa nella zona di Passo di Rigano, dove da alcuni anni sono ormai rientrati gli Inzerillo, scappati in America durante la guerra di mafia degli anni Ottanta scatenata dai corleonesi. Da alcuni mesi sempre a Passo di Rigano sono di nuovo liberi alcuni personaggi di peso che hanno finito di scontare lunghe condanne. Le ultime indagini hanno monitorato strani intrecci. Il 29 settembre scorso Giuseppe Giuliano, indicato come emissario di Calogero Lo Piccolo, organizza un incontro fra il capomafia e un personaggio misterioso. L’intermediario è Alfonso Gambino, altro cognome che richiama la vecchia mafia fuggita in America dove ha fatto fortuna.

Di cosa hanno discusso? In una successiva intercettazione fra Giuliano e Lo Piccolo si parla di soldi da investire probabilmente a Bologna, dove un vecchio amico ha fatto fortuna con i “ristoranti” e in estate torna in Sicilia per le vacanze “con un Maserati comprato qualche centocinquantamila euro”. Uno “di Passo di Rigano”.

Passo di Rigano ritorna sempre. Vi è pure stata organizzata la riunione della nuova Cupola ma non sappiamo ancora chi sia stato il capomafia a parteciparvi per conto del mandamento. Di sicuro sono tornati Francesco Inzerillo, soprannominato “Franco ‘u truttaturi”, e Tommaso Inzerillo, rispettivamente fratello e cugino di Totuccio Inzerillo, boss di Passo di Rigano assassinato nel 1981 dai corleonesi. Acqua passata, gli eredi degli “scappati” sono ormai rientrati in città. E con loro si incontrava Settimo Mineo, l’anziano boss che ha presieduto la nuova cupola. Continua a leggere sul mensile “S”


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