Omicidio Di Liberto, caccia ai killer | Guanto di paraffina sui sospettati - Live Sicilia

Omicidio Di Liberto, caccia ai killer | Guanto di paraffina sui sospettati

Il luogo dell'omicidio Di Liberto a Belmonte Mezzagno

Le indagini si concentrano sulla vita professionale del commercialista di Belmonte Mezzagno

PALERMO – Gli esami con il guanto di paraffina sono stati eseguiti su più persone. Tutta gente con precedenti penali di rilievo, e che in passato ha avuto a che fare con Cosa Nostra. Perché i dubbi sono pochissimi: è stato un delitto di mafia quello di Antonio Di Liberto, crivellato di colpi l’8 maggio scorso a Belmonte Mezzagno. I reperti acquisti dai carabinieri sono stati spediti ai laboratori scientifici, ma i risultati non sono ancora arrivati. Il guanto di paraffina serve, qualora qualcuno abbia impugnato una pistola, a rintracciare le tracce del materiale dell’innesco dei proiettili (solfuro di antimonio, nitrato di bario e stifnato di piombo) che si depositano sulle mani, sul viso e sugli abiti in particelle microscopiche.

A fare fuoco sono stati due killer. Due, infatti, sono le armi usate per l’agguato di via Umbria. Sei colpi sono stati esplosi frontalmente con una pistola calibro 7.65. Hanno mandato in frantumi il parabrezza della Bmw e uno ha raggiunto il commercialista alla testa. Quindi qualcuno ha imbracciato un fucile, si è avvicinato alla macchina e ha mirato al fianco e al collo. I killer hanno scelto di entrare in azione nei pressi dell’abitazione della vittima. Una strada senza uscita con una sola via di fuga. Senza telecamere, però. Circostanza che li avrebbe convinti a correre il rischio di essere visti da qualcuno durante la fuga.

Le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca, e dai sostituti Bruno Brucolo e Gaspare Spedale si concentrano sulla vita professionale di Di Liberto. Una carriera di successo quella del commercialista, capace di dare vita a due studi fra i più noti dell’intera provincia palermitana e a cui si sono affidate anche delle imprese finite nei guai giudiziari.

Fratello dell’ex sindaco Pietro, incensurato, cugino di secondo grado del boss di Belmonte Mezzagno e neo pentito Filippo Bisconti (la nonna materna è sorella del papà di Bisconti): Di Liberto era solo ciò che di lui si sapeva? Ha commesso un errore che qualcuno non gli ha perdonato? Il dato certo è che a Belmonte Mezzagno si spara per strada in un momento storico segnato da un vuoto di potere. In carcere, nei mesi scorsi, non è finito solo Bisconti, ma anche l’anziano boss Salvatore Sciarabba. Se c’è davvero la mafia dietro l’omicidio, qualcuno ha dato il via libera all’esecuzione. Tre le persone tornate in libertà c’è gente di peso.

Lo scorso gennaio c’era stato un altro omicidio. Vincenzo Greco era a bordo di un Mitshubishi Pajero. I killer lo affrontarono frontalmente. Con una mira da cecchino lo colpirono al volto con una pistola calibro 9X21. Forse cercò si scappare a piedi, visto che lo sportello lato passeggero era aperto. Un tentativo stoppato con altri colpi sparati dal finestrino lato guida. Infine, il killer si è spostato dal lato del passeggero e ha mirato alla testa di Greco. Modalità che ricorda quella seguita per eliminare Di Liberto. Stessi killer per due delitti?


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