Caso Province e corsa al rimpasto| Quante trappole per il centrodestra - Live Sicilia

Caso Province e corsa al rimpasto| Quante trappole per il centrodestra

Il capitombolo d'Aula sintomo del caos nella coalizione. E la corsa al posto in giunta può peggiorare le cose.

PALERMO – Un incidente d’Aula. Dalle parti della maggioranza si tende a liquidare lo scivolone di ieri sulle ex Province senza dargli troppa importanza. Il centrodestra si è spaccato, votando il rinvio al 2020 del voto di secondo livello nei liberi consorzi che così viaggiano verso il settimo anno di commissariamento e democrazia sospesa, uno scandalo infinito. Un blitz con modalità ai limiti dell’assurdo, un emendamento last minute presentato al ddl sui resort, passato con 24 voti favorevoli su 33 votanti e 59 presenti l’Ars, con il voto segreto.”Dopo avere promesso a tutti i sindaci che avrebbero fatto i presidenti dei liberi consorzi, non potendo mantenere la promessa, non hanno potuto fare altro che rinviare le elezioni”, hanno commentato dal Pd.

Dietro il capitombolo ci sarebbe stato un problema di comunicazione, con il presidente della Regione impegnato a Roma con il governo nazionale e irraggiungibile, e qualche incomprensione nella maggioranza. Il silenzio in Aula dell’assessore Toto Cordaro, quello che in queste occasioni prende la parola per la giunta, ha dato l’impressione del liberi tutti a vari pezzi di centrodestra, malgrado Giusy Savarino abbia detto a chiare lettere in Aula che il movimento di Musumeci era contrario.

I festeggiamenti successivi da parte dei Figuccia e dei De Luca, e dall’altra parte il rammarico espresso, ad esempio, da Marco Falcone, danno però la cifra del caos che aleggia nel centrodestra. Un caos venato di tensioni che difficilmente si potranno affievolire con un rimpasto alle porte.

Il rimescolamento in giunta annunciato da Musumeci terrà banco nelle prossime settimane. Sono diversi i posti che ballano e numerosi gli appetiti da soddisfare. C’è anzi tutto da riempire il posto lasciato vuoto dalla tragica scomparsa di Sebastiano Tusa. Un nome che circola è quello di Ignazio Buttitta, nipote del grande poeta siciliano. Un’altra poltrona che si libererà è quella del Turismo, visto che Sandro Pappalardo ha avuto un incarico nazionale che lo porterà fuori dalla Sicilia. Fratelli d’Italia, che ha visto crescere di molto il suo consenso a queste Europee, dovrebbe però mantenere un solo posto in giunta, e si parla di un possibile ingresso di Manlio Messina, coordinatore della Sicilia orientale.

C’è poi la partita tutta interna a Forza Italia: in campagna elettorale Gianfranco Micciché ha parlato di Gaetano Armao come di un “ex assessore”. Resisterà la poltrona del vicepresidente della Regione? E in forza degli accordi stretti dal leader forzista con Sicilia Vera di Cateno De Luca e Sicilia Futura di Totò Cardinale, si apriranno le porte della giunta a un nome (circola quello di Beppe Picciolo) proveniente da quei mondi? E ancora, dopo il ridimensionamento del consenso dell’anima di centro della coalizione, Popolari, Autonomisti, Idea Sicilia e Udc potranno continuare a mantenere cinque assessori in giunta? E, infine, all’Ars la Lega continuerà a essere rappresentata dal solo Tony Rizzotto o nascerà qualcosa riconducibile al Carroccio a Sala d’Ercole? Le grandi manovre sono in corso e si intrecciano con la partita aperta sulla futura conformazione del centrodestra, con lo strabismo Musumeci-Micciché, il primo ben disposto verso la Lega, il secondo in aperta rottura con Salvini. Un contesto nel quale il rischio di “incidenti” in Aula come quello sulle ex Province si accresce esponenzialmente insieme alla volontà di contarsi.


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