Caditoie, è ancora guerra di carte| Amap mette in mora il Comune - Live Sicilia

Caditoie, è ancora guerra di carte| Amap mette in mora il Comune

L'amministrazione vuole invece quasi 22 milioni. Forello (M5s): "Si è perso troppo tempo"

PALERMO – La guerra delle caditoie tra l’Amap e il comune di Palermo rischia di finire a carte bollate, con un ultimatum già fissato per l’inizio della prossima settimana. La società partecipata ha infatti messo in mora Palazzo delle Aquile, che è peraltro il suo socio di maggioranza, chiedendo il pagamento delle fatture dell’ultimo anno che ammontano a quasi sette milioni di euro, pena la restituzione del servizio e il licenziamento dei lavoratori. Una richiesta che gli uffici comunali hanno rispedito al mittente, chiedendo invece la restituzione di 21,6 milioni.

Ugo Forello

La vicenda, che rischia di aprire una nuova voragine nei conti, ruota intorno al servizio di pulizia e manutenzione delle caditoie di Palermo che, secondo il settore Partecipate, in questi anni sarebbe stato pagato più del dovuto: da qui la decisione di non saldare le fatture da 600 mila euro al mese dell’ultimo anno e di chiedere la restituzione di quasi 22 milioni. I prezzi applicati, secondo i tecnici, sarebbero infatti del 46% più salati rispetto al mercato. Il punto è che a essere a rischio sono anche i posti di lavoro dei dipendenti da anni transitati da Amia ad Amap. Tutti aspetti finiti anche all’interno di un esposto firmato dai consiglieri del Movimento 5 stelle, in primis Ugo Forello, che hanno puntato il dito contro l’ex presidente di Amap Maria Prestigiacomo, ora assessore con delega proprio alla partecipata.

Una querelle iniziata mesi fa e che l’amministrazione ha provato in tutti i modi a ricomporre, ma senza successo. Il gruppo di lavoro misto creato da Palazzo delle Aquile e guidato dal capoarea Nicola Di Bartolomeo, con tecnici comunali e di Amap, ha finito i lavori a metà maggio ma non è riuscito a trovare una soluzione bonaria, tanto che il Segretario generale ha deciso di crearne un secondo che dovrà arrivare a un risultato “nel più breve tempo possibile”. In tutto questo un altro tavolo tecnico, istituito da Di Bartolomeo e formato da tre ingegneri specializzati in idraulica, si occuperà invece della congruità dei prezzi per il futuro contratto che va rinnovato, visto che il vecchio è considerato dagli uffici praticamente carta straccia, al pari del capitolato prestazionale.

Il carteggio fra l’azienda di via Volturno e il Comune va avanti da mesi, ma il 14 maggio Amap ha deciso di alzare la voce con un formale atto di costituzione in mora per le fatture da maggio 2018 a marzo 2019. “Considerato che a tutt’oggi l’amministrazione comunale non ha provveduto a eliminare la propria posizione debitoria – scrive l’amministratore unico Alessandro Di Martino – si invita e diffida l’amministrazione a provvedere al pagamento entro e non oltre 20 giorni dalla presente della somma complessiva di 6,9 milioni, maggiorata degli interessi di mora”. In caso contrario l’Amap è pronta non solo a ricorrere alle vie legali per ottenere i 6,9 milioni, ma anche a restituire il servizio e a ridurre “il personale occupato, stante le condizioni di eccedenza che si verrebbero a determinare”.

“La situazione fra il Comune di Palermo e l’Amap si complica e rischia di avere conseguenze giudiziarie di complessa definizione – commenta Ugo Forello del M5s – Si sono persi altri mesi e settimane creando una commissione inutile, in attesa di una composizione delle rispettive posizioni che, visti gli atti, già apparivano, da tempo, inconciliabili. Non possiamo però non evidenziare che il Segretario Generale, che a breve dovrebbe ricoprire anche l’incarico di direttore generale, si è dimostrato non idoneo a gestire questa situazione e a tutelare gli interessi dell’ente; sembra infatti che non si voglia assumere la responsabilità che gli compete e di prendere una posizione chiara e definitiva sulle attività e relazioni svolte dal Settore Partecipate e sulle controdeduzioni dell’Amap. Lo stato di incertezza crea un danno a tutti. Anche la scelta del presidente della commissione, sempre presa dal segretario, é stata errata e paradossale. Infatti Di Bartolomeo con la determina 18 del 2014 è stato proprio il dirigente che ha recepito il capitolato di servizi del 2014 e approvato il corrispettivo a favore dell’Amap attraverso una determinazione a corpo e non a misura. Il Presidente quindi é allo stesso tempo ago della bilancia e parte in causa, il cui operato é stato messo in discussione dal settore partecipate e dal gruppo di lavoro. Siamo in una situazione di palese conflitto di interessi, è inaccettabile”.

Le posizioni sono note: il settore Partecipate considera il capitolato del 2014 carta straccia, al pari del contratto con l’azienda, mentre Amap, che non riesce ancora a chiudere il bilancio 2018, giudica “prive di fondamento” le contestazioni. Il punto però non è soltanto il pregresso, con 21,6 milioni di euro in ballo, ma soprattutto il futuro che riguarda anche i posti di lavoro. La società ha anche annunciato la sospensione da giugno del servizio di pronto intervento, che però non è stato mai previsto nel contratto e avveniva semplicemente “a chiamata”.

Chi vede però il bicchiere mezzo pieno è l’assessore al Bilancio Roberto D’Agostino, a cui il sindaco ha affidato il dossier visto il potenziale conflitto di interessi della Prestigiacomo. “L’Amministrazione è al lavoro per individuare una soluzione a questa controversia che tenga conto delle necessità dell’azienda e dei suoi lavoratori, così come della necessità di rispettare le normative e i contratti che si sono evoluti nel tempo – spiega l’assessore – Con il sostegno di tecnici e nel pieno rispetto delle norme, nei prossimi giorni contiamo di chiudere il caso permettendo all’Amap l’approvazione del proprio bilancio e condividendo un percorso fra azienda e amministrazione comunale”.

Insomma per l’assessore la soluzione sarebbe praticamente a portata di mano, anche se il carteggio e le voci di corridoio all’interno dei palazzi comunali farebbero pensare tutt’altro. Il momento della verità arriverà però fra qualche giorno, quando Amap dovrà decidere se emettere o meno un decreto ingiuntivo e nella burocrazia comunale si dovrà trovare qualcuno disposto ad avallare soluzioni di compromesso, nonostante lo spettro di un possibile intervento della Corte dei Conti.

 


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