Sinistra ancora senza casa | Ma il futuro ora è visibile - Live Sicilia

Sinistra ancora senza casa | Ma il futuro ora è visibile

La vittoria di Bartolo ha dimostrato che esiste un campo largo e trasversale che vuole impegnarsi

LIMAS SODA
di
3 min di lettura

“Metà di queste persone le conosco: sono dirigenti di partito, amministratori locali e militanti. L’altra metà è qui grazie al passaparola e perché sente l’esigenza di esserci”. Così, l’ultimo giorno di campagna elettorale, mi diceva Angelo Capodicasa in una sala stracolma mentre parlava Pietro Bartolo e gli organizzatori continuavano a portare sedie per far accomodare tutti. Lo stesso è capitato a Palermo con l’iniziativa organizzata da Francesco Bertolino, a Catania dove a fare gli onori di casa era Demos, a Barcellona con Fava, nel Messinese con Articolo 1 e nelle tantissime iniziative costruite da amministratori locali e dirigenti del PD .

Ovunque a prescindere da orari (alle volte quasi impossibili) e da chi, con generosità, si assumeva l’onere organizzativo, la scena si ripeteva sempre uguale. Militanti e dirigenti, uomini e donne della sinistra e pezzi della società civile organizzata, giovani e anziani. Uno spaccato trasversale che valicava sensibilmente i confini di questa o di quella forza politica. La stessa dimensione, se volete, che si registrava al molo di Catania per la vicenda Diciotti e nelle piazze che respingono la tracotanza di questo governo Salvini.

Mentre sui giornali e nelle direzioni dei partiti il campo largo viene evocato, quasi si trattasse di una misteriosa entità, ecco che davanti agli occhi questo si materializzava in carne, storie e visi.

Non una sommatoria di pezzetti e pezzettini, non una astratta formula politica. Era materia viva in quelle sale e in quelle piazze, prima ancora che nelle urne che hanno premiato Pietro (ma anche Pisapia per fare solo un altro esempio) trovando nel profilo del candidato un programma, a compensare una casa che ancora politicamente manca.

La cifra di questa campagna elettorale, secondo me, sta proprio qui. Ci dice cosa potrebbe essere il futuro di uno schieramento progressista finalmente di respiro europeo. Ed è una notizia che vale anche di più dei punti percentuali guadagnati.

Con una premessa, non si tratta di una semplice richiesta di unità di uno schieramento in grado di porre un freno all’onda leghista, è qualcosa che va oltre.

Chi partecipava alle iniziative, spesso giovani – ed è altro particolare in controtendenza rispetto agli ultimi anni – chiedeva ascolto, partecipazione, luoghi dove incontrarsi e sperimentare pratiche e azioni di resistenza. Una richiesta di trasformazione degli spazi politici, dei linguaggi, delle modalità stesse del fare politica.

A questa domanda il PD, con una dose di coraggio innegabile e di cui è giusto prendere atto, ad oggi ha offerto una risposta incarnata da candidati e candidate capaci di far intravedere un cambiamento di rotta. E’ un inizio, importante certo, ma non basta. Come vediamo anche dai dati sulla partecipazione elettorale. Finita la campagna elettorale quel mondo che con generosità si è speso non può disperdersi in attesa della prossima tornata.

Il campo largo di cui parla, tra gli altri, Zingaretti ha bisogno di uno sforzo collettivo e non tattico. Ha bisogno di un corpo, vivo. Ha bisogno di una prospettiva che non si limiti al fronte comune contro lega e Salvini.

Un dato da tenere a mente anche in Sicilia, dove il dibattito rischia di precipitare nel più classico rituale del confronto tra forze politiche e correnti. Un ragionamento che non sappia essere ampio e capace di mettere in moto le tantissime reti, interne ed esterne ai partiti, che hanno animato la campagna elettorale, sarebbe qualcosa di ingiustificabile e quasi delittuoso. Reti che il giorno dopo le europee aspettano un segnale chiaro.

Da queste elezioni, quindi, più che una ripartenza basata sui voti sarebbe bene costruire un percorso che parta da queste realtà. Mondi diversi, cattolico e laico e forze politiche e associative, che provano a costruire insieme un argine ad una narrazione basata su odio e paura. Uno scenario che oggi pare farsi possibile e concreto e che ha bisogno di generosità e coraggio, lo stesso che in questa- per molti aspetti brutta- campagna elettorale ha consentito a molti di sentirsi dalla stessa parte.


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