Precari dell'Asp contro i concorsi |"Piani cambiati per non assumerci" - Live Sicilia

Precari dell’Asp contro i concorsi |”Piani cambiati per non assumerci”

La vicenda dei precari dell'Asp che fanno ricorso contro le selezioni per assumere.

Una saga familiare, con i precari nella parte dei figli illegittimi che lottano per entrare nello stato di famiglia, e l’Asp di Palermo e l’assessorato alla Salute in quella dei genitori che chiedono braccia utili al lavoro ma le tengono lontane dai privilegi dei figli riconosciuti. E’ la contesa sulle stabilizzazioni di circa 650 lavoratori precari dell’Asp di Palermo, che da anni lottano per vedere riconosciuta la propria presenza nel personale dell’azienda sanitaria e per ottenere l’assunzione a tempo indeterminato. Un riconoscimento che, accusa il sindacato Fials, tarda ad arrivare a causa del comportamento dell’azienda sanitaria e dell’assessorato alla Salute.

L’ultimo atto della saga è andato in scena martedì, con un comunicato del direttore generale dell’Asp Daniela Faraoni che annunciava il ricorso dei sindacati contro procedure di mobilità e concorsi per assumere personale nel ruolo amministrativo. In marzo il piano triennale di fabbisogno dell’azienda aveva individuato la necessità di 377 nuove assunzioni dopo un cambiamento, ma l’opposizione dei precari ha bloccato tutto. Da qui la dichiarazione di Faraoni, stupita che “pur di garantire la continuità lavorativa nell’attuale posizione funzionale dei lavoratori contrattisti, si arrivi a tentare di bloccare tutte le procedure concorsuali che l’Azienda ha messo in moto per avviare il rinnovamento dell’intera organizzazione”. Un paradosso, almeno secondo il quadro dipinto da Faraoni: i precari che preferiscono rimanere precari piuttosto che far svolgere delle selezioni per assumere personale.

Ma è davvero così? A sentire i lavoratori a contratto, il loro ricorso è stato fatto per impedire un’ingiustizia. “Di fatto, molti dei lavoratori a tempo determinato dell’Asp dovrebbero essere assunti attraverso la legge Madia, ma è proprio per fare saltare questo processo che il piano dei fabbisogni è stato cambiato”: Giuseppe Forte, segretario provinciale aggiunto della Fials di Palermo e da anni impegnato nella vicenda, spiega così l’apparente paradosso. Quelli che oggi sono precari e che il nuovo piano dei fabbisogni ha indicato come assunti in via assistenziale, dunque non necessari, in realtà sono persone che lavorano nel ruolo amministrativo dell’Asp da anni, qualcuno anche da decenni, e a cui la legge Madia garantisce la stabilizzazione, la trasformazione del proprio posto di lavoro da tempo determinato senza nessun cambio di ruolo. A patto che si verifichino alcune determinate condizioni, e che queste condizioni vengano messe nere su bianco. Proprio su questo riconoscimento, però, si svolge lo scontro che ha portato al ricorso contro le mobilità e i concorsi.

La chiave di tutto è il piano di fabbisogno, ovvero l’indicazione delle persone necessarie a un’azienda pubblica per funzionare. In passato le pubbliche amministrazioni assumevano sulla base di percentuali nella pianta organica: gli amministrativi non dovevano superare il 14 per cento del totale dei lavoratori, i sanitari il 40 per cento, e così via. Di recente questo metodo è stato sostituito con quello del fabbisogno, ovvero è il manager di un’azienda a stabilire di quante persone ha bisogno e in quali posti, a prescindere dalle percentuali. Se un ruolo è inserito nel fabbisogno, allora è necessario all’azienda.

In questo punto si inserisce la legge Madia, che impone alle aziende di stabilizzare prima di fare altri concorsi, a patto che i lavoratori precari siano assunti, al dicembre 2017, da almeno tre anni, e che siano inseriti nel fabbisogno aziendale. Questo implica che ogni azienda deve condurre un censimento dei suoi lavoratori e indicare chi è assunto a tempo indeterminato, chi a tempo determinato, e soprattutto con quali mansioni.

I precari dell’Asp palermitana avevano sperato proprio in questa impostazione: molti di loro lavorano da anni nei ruoli amministrativi, e la loro importanza sarebbe stata già riconosciuta in atti ufficiali delle varie Asp. “Già dal 2004 ci sono documenti e comunicazioni tra Asp e assessorato in cui si mette per iscritto l’importanza dei precari – dice Giuseppe Forte – e proprio per stabilizzarli si iniziò a lavorare a livello regionale, con l’invenzione dei fuori ruolo”. Quando arrivò la Madia tutto sembrava essere pronto per l’assunzione, ma arrivò un’altra doccia fredda: l’assessorato alla Regione, in una circolare che recepiva la legge Madia e i vari ruoli da stabilizzare, istituiva i censimenti nelle varie pubbliche amministrazioni ma lasciava fuori proprio la categoria degli amministrativi delle Asp.

Sembra un dettaglio tecnico, ma è proprio il mancato censimento che non consente la stabilizzazione dei precari e invece permette, indirettamente, l’istituzione di nuovi concorsi e di procedure di mobilità. Senza censimento i precari non possono essere riconosciuti come essenziali nella struttura produttiva dell’Asp, e senza questo riconoscimento non possono entrare nel fabbisogno di organico. Al tempo stesso, il non aver riconosciuto i precari libera di fatto le loro posizioni, dando il via alla modifica del piano di fabbisogno dell’Asp, in cui si scrive che sono necessari 377 nuovi lavoratori di vari ruoli, tra cui quelli amministrativi. Dunque nuovi concorsi e procedure di mobilità. Mentre ai precari si propone un passaggio ad altri ruoli, diversi da quelli che in alcuni casi hanno svolto per anni.

Si arriva così agli ultimi giorni. Dopo aver saputo della modifica dei piani di fabbisogno dell’Asp di Palermo, circa 150 lavoratori precari firmano due ricorsi. “La Asp di Palermo, ostinandosi nella volontà di non dare corso alle norme sulla fuoriscita del precariato – si legge in uno dei ricorsi presentato dall’avvocato palermitano Francesco Russo Bavisotto – ha provveduto a sopprimere i posti che nella precedente dotazione organica erano destinati al personale amministrativo delle categorie B e BS”. Ovvero dei contrattisti, che senza quei posti messi neri su bianco in un piano non possono sperare nella stabilità. Per questo, il ricorso “paradossale”. Su cui adesso si pronuncerà il Tar.

“Fermare le assunzioni significa fermare i servizi, a danno dei cittadini”: per i sindacati Fp Cgil, Fp Cisl e Uil Fpl il blocco delle assunzioni “rischia di portare al collasso i servizi dell’Asp di Palermo. I lavoratori – si legge in una nota dei tre segretari Zina Di Franco, Gaetano Mazzola e Giuseppe Amato – hanno il sacrosanto diritto di rivendicare davanti alla legge legittime aspettative, ma non si possono attendere i tempi della giustizia per portare avanti il piano di assunzioni”. Per i sindacati il problema sarebbe anche nel personale che andrà in pensione tra qualche mese: “In assenza di nuove unità che sostituiscano questi lavoratori come si pensa di far funzionare una macchina come l’Asp di Palermo?”. Dunque un sì al piano delle assunzioni, ma anche una richiesta di stabilizzazione per i precari: “Chiediamo all’assessorato regionale alla Salute – è la conclusione della nota di Fp Cgil, Fp Cisl e Uil Fpl – di varare un piano completo per stabilizzare tutti i lavoratori attualmente a tempo determinato”.


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