Il "giallo" del bagno rituale | Le Comunità ebraiche intervengono - Live Sicilia

Il “giallo” del bagno rituale | Le Comunità ebraiche intervengono

Sotto la chiesa di San Filippo apostolo a Ortigia ci sarebbe un Miqweh ebraico ma l'Ucei smentisce

PALERMO – A Siracusa, per la cultura possono ancora nascere casi ‘diplomatici’. All’origine del caso ci sarebbe una vasca rituale. Per i cattolici si tratta di un bagno di origine ebraica mentre le comunità ebraiche non riconoscono come tale la vasca ritrovata sotto la chiesa di San Filippo apostolo nell’isola d’Ortigia.

Qualche giorno fa si è svolta una conferenza dal titolo “Il Miqweh di San Filippo apostolo” organizzata dall’Istituto di scienze religiose San Metodio. Nel convegno sono stati presentati degli studi tesi a provare il fatto che la chiesa di San Filippo apostolo era una sinagoga e che al di sotto di questa c’è un bagno rituale ebraico risalente al periodo in cui a Siracusa viveva una comunità ebrea.

L’Unione delle Comunità ebraiche italiane però non ha apprezzato l’iniziativa e così, si è vista costretta a intervenire con una lettera della presidente delle Comunità Noemi Di Segni per smentire la scoperta e affermare che “l’unico” Miqweh di Ortigia, e come tale riconosciuto e tutelato dall’Ucei, è quello ubicato in via Giovan Battista Alagona.

“Come ben saprete infatti – scrive la presidente dell’Ucei Di Segni -, l’isola di Ortigia è attraversata da chilometri di ipogei che si irradiano nel sottosuolo, e non è assolutamente comprovato che ciascun ipogeo, dove vi sia un bacino di acqua, sia necessariamente un Miqweh ebraico. L’uso del termine ebraico e l’associazione a un luogo che ebraico – continua la lettera – non è genera in migliaia di persone e visitatori e credenti confusione, illusione e aspettativa di visitare un bene di antica tradizione ebraica, mentre tale non è il sito da voi indicato”.

La questione non è solo culturale ma anche di forte stampo religioso. Infatti l’assimilazione alla chiesa di un bene di presunta origine ebraica non sembrerebbe essere molto gradita alle Comunità ebraiche. “Mi permetto con il profondo rispetto che nutro per la religione cristiana e il culto cattolico – prosegue infatti la lettera dei Noemi Di Segni – di rappresentarle che per noi ebrei l’aggiunta di un riferimento cattolico nella descrizione di un bene ebraico è una scelta estremamente critica e genera sentimenti su cui mi riservo esprimermi in altre sedi”.

Con la tesi delle Comunità ebraiche si schiera inoltre qualche studioso siciliano. Angela Scandaliato, che svolge da anni ricerche negli archivi siciliani sulle comunità ebraiche dell’isola nel Basso Medioevo, è certa che “l’unico bagno ebraico di Siracusa di epoca bizantina è quello scoperto da Amalia Daniele nel palazzo Bianca. La sinagoga si trovava nella chiesa di san Giovanni Battista mentre – continua – la chiesa di san Filippo apostolo è stata fin dall’epoca paleocristiana un luogo di culto cristiano. Il bagno che lì si trova – è la sua spiegazione – non è altro che vasca per i battesimi ad immersione come provano gli studi che nell’Ottocento ha svolto l’archeologo Cavallari”.

Insomma, alla base di tutto ci sarebbe uno scambio di posti che però, stando a quanto denunciano sia Di Segni che Scandaliato, indurrebbe i visitatori in errore. “Che a Ortigia esistesse una sola grande sinagoga, chiamata nei documenti meschita, trasformata in chiesa dedicata a san Giovanni Battista, dopo l’espulsione degli ebrei del 1492- spiega Angela Scandaliato – , è attestato da un contratto notarile e da ben due iscrizioni ebraiche rinvenute dentro la chiesa. La ricerca, basata su fonti notarili inoppugnabili e sullo studio delle due iscrizioni rinvenute nel corso dei restauri all’interno della ex sinagoga medievale – conclude – , è riuscita a far chiarezza sull’argomento, eliminando le ambiguità e i tentativi di manipolazione operati dai cronisti dei secoli scorsi e da quanti oggi continuano a oscurare la verità storica”.

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