Sea Watch, sequestrati documenti |La 'capitana' sarà interrogata - Live Sicilia

Sea Watch, sequestrati documenti |La ‘capitana’ sarà interrogata

La nave è ancora bloccata a mezzo miglio dal porto

LAMPEDUSA
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LAMPEDUSA – Il comandante tedesco della Sea Watch3, Carola Rackete, dovrà presentarsi domani, alle 9, alla brigata della Guardia di Finanza dove sarà interrogata, assistita dai legali di Sea Watch Leonardo Marino e Alessandro Gamberini, dal procuratore aggiunto Salvatore Vella.

La capitana è stata infatti iscritta nel registro degli indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per rifiuto di obbedienza a nave da guerra, secondo quanto previsto dal codice della navigazione. L’iscrizione nel registro degli indagati, da parte della Procura di Agrigento, è stata fatta dopo l’acquisizione dell’annotazione della Guardia di finanza. Fonti della Farnesina confermano, intanto, che a seguito del lavoro svolto – su istruzioni del ministro Enzo Moavero Milanesi, in stretta correlazione con la Commissione europea – Francia, Germania, Lussemburgo, Portogallo e altri stati membri dell’Ue sono disponibili ad accogliere migranti imbarcati sulla nave Sea Watch.

“Affronterò tutto con il supporto dei legali di Sea Watch, ora voglio solo le persone a terra”. Così il comandante della Sea Watch 3 Carola Rackete ha reagito alla notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati della procura di Agrigento. “Prendiamo atto dell’iscrizione nel registro degli indagati della nostra capitana – aggiunge in un tweet la portavoce della Ong tedesca Giorgia Linardi – anche se al momento non ci è stato notificato nulla”. Linardi ha poi spiegato che anche questa mattina dalla nave è stata inviata una nuova richiesta di assistenza ma le autorità hanno invitato il comandante a fermarsi a 3 miglia dall’isola e a gettare l’ancora.

La perquisizione

Sequestro probatorio del giornale di navigazione, del giornale generale di contabilità, del giornale di bordo dal 9 al 27 giugno, della corrispondenza e-mail relativa ai giorni 9 e 27 giugno e del quaderno di stazione nel quale sono annotate tutte le comunicazioni della nave. Ad acquisire tutti questi documenti a bordo della Sea Watch, su disposizione del procuratore aggiunto di Agrigento Salvatore Vella che è giunto a Lampedusa nel primissimo pomeriggio, è stata la Guardia di finanza. Al momento, a perquisizioni concluse, non è stato disposto alcun sequestro probatorio della nave.

Sea Watch in mare

La Sea Watch però resta ancora bloccata a mezzo miglio dal porto di Lampedusa e la situazione rischia di rimanere in stallo ancora a lungo. Dal Viminale viene ribadito che la linea è sempre la stessa: l’autorizzazione allo sbarco verrà concessa solo ed esclusivamente nel caso in cui tutti i migranti a bordo vengano immediatamente ricollocati in altri paesi europei. Ma un’intesa, su questo punto, ancora non c’è.

E anche il prefetto di Agrigento, che in base al decreto sicurezza bis dovrebbe applicare le misure previste (multa fino a 50mila euro ed eventuale sequestro della nave ai fini della confisca in caso di recidiva) al momento non si è mosso. Una decisione verrà probabilmente presa nelle prossime ore ma è chiaro che se si decidesse di puntare al sequestro amministrativo bisognerà far scendere i migranti. E senza un accordo politico a livello europeo, dovranno essere accolti in strutture italiane. Una prospettiva che Salvini neanche vuole prendere in considerazione.

Se lo stallo politico non dovesse sbloccarsi, restano due sole alternative. La prima è una ulteriore forzatura da parte della comandante Carola Rackete, che potrebbe tentare di entrare nuovamente in porto come già accaduto ieri. Ma questo, fanno notare fonti inquirenti e investigatori, potrebbe aggravare ulteriormente la sua posizione: la Guardia di Finanza ha inviato alla procura di Agrigento una prima informativa in cui si ipotizzano nei suoi confronti i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di mancato rispetto dell’ordine di arrestare l’imbarcazione da parte di una nave da guerra. Nelle prossime ore il suo nome dovrebbe finire nel registro degli indagati e, se dovesse violare nuovamente le intimazioni delle autorità, nei suoi confronti potrebbe essere ipotizzata anche la resistenza a pubblico ufficiale. L’altra possibilità è che intervenga direttamente l’autorità giudiziaria, come già successo in passato proprio per la Sea Watch e per la Mare Jonio, con un sequestro probatorio: in quel caso la nave entrerebbe in porto e i migranti sarebbero sbarcati. Ma allo stato, sempre secondo quanto si apprende, non ci sarebbe una decisone in questo senso.

Stallo, dunque, confermato pure da Sea Watch con un tweet: “alla nave tuttora negato l’ingresso in porto e lo sbarco delle 40 persone ancora a bordo. Un giorno di visite, interviste, aspettative e niente” ha scritto la Ong ricordando che la scorsa notte sono state evacuate due persone, un ragazzo con problemi medici e un minore che viaggiava con lui.


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