Elisoccorso usato come taxi | Due medici condannati - Live Sicilia

Elisoccorso usato come taxi | Due medici condannati

I trasferimenti in elicottero di pazienti non gravi. I giudici: "Bene pubblico usato a fini privati"

Un trasporto ingiustificato su un elicottero del 118, con un costo per le casse pubbliche di quindicimila euro: per questo motivo due medici di Messina sono stati condannati a quattro anni per peculato, con in più il risarcimento alla parte civile. La vicenda dell’elisoccorso usato come taxi risale al 2015, e scaturì da alcune denunce del sindacato Cimo, quando si scoprirono diversi casi di politici e dirigenti che facevano intervenire gli elicotteri della sanità pubblica per trasporti non urgenti. La vicenda fu raccontata in quei giorni da LiveSicilia con diversi articoli. 

I fatti si svolsero nel 2013, quando l’ex vicepresidente del consiglio comunale di Messina Nino Interdonato, vicino all’ex parlamentare regionale Beppe Picciolo, fu spostato in elicottero dal Policlinico di Messina all’ospedale Villa Sofia di Palermo con un volo dell’elisoccorso, in seguito a un incidente stradale. A Palermo, il paziente venne ricoverato per “Trauma non commotivo vigile”, ovvero diverse fratture al naso e al viso, poi operato in anestesia locale e ricoverato in un normale reparto di degenza, e infine operato con una plastica al naso e dimesso dopo due giorni.

Un uso dell’elicottero pubblico che insospettì la procura di Palermo, la quale nel 2015 iniziò a indagare per capire se ci fossero state delle pressioni da parte della politica per fare alzare in volo i mezzi del 118 anche quando non ci sarebbe stato bisogno. Poi della vicenda si occupò, appunto, la Procura di Messina. Per questo episodio, quindi, sono stati condannati in primo grado a quattro anni di reclusione i medici Pietro Marino, all’epoca responsabile della centrale 118 di Messina, e Francesco Cucinotta, dirigente del pronto soccorso del Policlinico messinese. “Entrambi i soggetti interessati alla vicenda – si legge nelle motivazioni della sentenza, riportate in un articolo del quotidiano Gazzetta del Sud – erano dotati di ampie competenze tecniche ed esperienza per rendersi conto della esatta consistenza delle condizioni del paziente e del fatto che, impiegando l’ elisoccorso ben oltre i limiti normativamente previsti, si determinava una distrazione del bene pubblico che veniva impiegato per una finalità esclusivamente privata”.

I due medici, dunque, decisero di autorizzare l’uso dell’elicottero anche quando non ce ne sarebbe stato bisogno e avrebbero potuto curare il paziente a Messina. Nelle motivazioni i giudici citano anche la deposizione di Rosario Crocetta, all’epoca presidente della Regione, il quale ha, scrivono i giudici, “riconosciuto i contatti telefonici intrattenuti la sera in questione con Picciolo”. Le telefonate che Picciolo fece a Crocetta, scrivono ancora i giudici, “attenevano proprio all’interessamento di quest’ultimo, al fine di compulsare la possibilità di trasferimento del ferito al nosocomio palermitano”. In più, l’ex parlamentare avrebbe cercato, scrivono ancora i giudici, di “saggiare la possibilità che si occupasse del ferito proprio Tutino (Matteo Tutino, primario di chirurgia plastica, ndr), che dirigeva il settore maxillo-facciale del Villa Sofia di Palermo”.


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