La Terra lancia un Sos | Pensiamo al futuro - Live Sicilia

La Terra lancia un Sos | Pensiamo al futuro

Perché, sia individualmente che collettivamente, siamo così indifferenti a tematiche tanto importanti?

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Il 25 giugno si è conclusa la nona edizione del Taormina International Book Festival, manifestazione siciliana dedicata al mondo della letteratura e della cultura, che ha visto felicemente intrecciati i tradizionali spazi dedicati al libro con storia, teatro, musica e cinema, per declinare il tema conducente, il desiderio, secondo il percorso immaginifico ideato dalla creatrice dell’evento, Antonella Ferrara. Il parterre degli ospiti ha incluso importanti scrittori contemporanei, come il premio Pulitzer Jhumpa Lahiri, e Ian McEwan, considerato il maggior scrittore inglese vivente.

Taormina ha accolto anche lo scrittore norvegese Jostein Gaarder, il quale continua con successo a coniugare narrativa e filosofia ponendo alla nostra attenzione una questione di pressante attualità, la salvaguardia dell’ambiente, e concentrando la sua battaglia nel semplice ed efficace slogan “salviamo il mondo”. Nel suo ultimo romanzo, “Il mondo di Anna”, si serve del lieve linguaggio della favola per descrivere il cosmo immaginario nel quale si muove la protagonista che, apparentemente confinata in un villaggio norvegese, sulle ali della fantasia percorre l’universo interrogandosi sul futuro. Gaarder denuncia un progresso irresponsabile che sta uccidendo la Terra; ma non rinuncia alla speranza: nella dimensione del sogno, che ingloba il passato e si dischiude all’avvenire, Anna intreccia le due dimensioni per progettare una azione per salvare la Terra, rivendicando il suo diritto a vivere in una natura intatta.

A proposito di rivendicazione del diritto al futuro, il pensiero non può non correre a Greta Thunberg, il giovane e forte simbolo della mobilitazione globale contro i cambiamenti climatici. Da studentessa a conferenziera, fenomeno politico-mediatico dirompente, Greta ha trasformato la sua azione dal sit-in di fronte al Parlamento svedese a un movimento capace di adunare in piazza un milione e mezzo di persone di tutto il mondo. Nonostante le critiche violente e becere dei teorici del complotto e dei portavoce delle grandi corporation delle energie fossili, l’epopea della “ragazzina col cartello” partita dallo slogan Skolstrejk för klimatet (sciopero scolastico per il clima) ha generato il movimento dei Fridays for Future e ha costretto i “grandi” a parlare finalmente di riscaldamento globale. Con la veemenza dell’età e il suono incontestabile della verità, la voce di Greta risuona severa contro i responsabili della catastrofe climatica: è vero che ogni cambiamento inizia dalle colpe individuali, ma “se tutti sono colpevoli allora non è colpa di nessuno. E invece la colpa è di qualcuno”.

Lo scorso 7 marzo la Commissione Europea ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia dell’UE in due cause per violazioni della legislazione ambientale. La prima, per l’inquinamento da biossido di azoto: il mancato rispetto dei limiti di NO2 riguarda una popolazione di circa 7 milioni di italiani, con rilevanti effetti sulla salute: malattie gravi e croniche come asma, problemi cardiovascolari e cancro ai polmoni. La seconda causa riguarda l’inquinamento dell’acqua. La Commissione accusa l’Italia di non garantire che tutti gli agglomerati con una popolazione di oltre 2000 abitanti dispongano di adeguate reti fognarie per le acque reflue urbane. Negli ultimi 13 anni, almeno 620 centri abitati in 16 regioni violano le norme UE sugli obblighi di raccolta o trattamento delle acque reflue con gravi conseguenze sia per l’ambiente che per i cittadini. Le decisioni sanzionatorie si fondano sulle norme della Direttiva del 2008 sulla qualità dell’aria e della Direttiva del 1991 sulle acque reflue, che hanno portato a 14 le cause di infrazione nei confronti degli Stati membri che non rispettano i limiti imposti dalle normative citate. Se la notizia non ci sorprende, non è di conforto sapere che azioni analoghe a quella contro l’Italia sono già state adottate contro Francia, Germania e Regno Unito. Il mal comune è il mezzo gaudio degli sciocchi.

Perché, sia individualmente che collettivamente, siamo così indifferenti a tematiche tanto importanti? La spiegazione più banale è che ci sembrano lontane, come se fossero i problemi di qualcun altro. E allora, un rimedio spicciolo per auto-sensibilizzarsi è partire dal quotidiano, dai piccoli gesti che invece ci riguardano da vicino: non sporcare il suolo pubblico, conferire i rifiuti in modo adeguato, usare lavatrice e lavapiatti con discernimento, ridurre drasticamente gli sprechi, le emissioni nocive, l’uso di imballaggi e incarti. Se le catastrofi ambientali, a nostro modo di vedere, devono preoccupare i governanti e non noi, con buona pace dell’agguerrita Greta, che almeno ci riguardi pulire il nostro metro quadro di spiaggia, raccogliere le deiezioni degli animali, lasciare un posto pubblico più pulito di come lo si è trovato, e, dulcis in fundo, insegnare le regole del vivere civile ai figli.

E dalla patria di Greta, cavalcando il trend della civiltà nordica, arriva il Plogging. Il lemma deriva dalla fusione dello svedese “plocka upp”, raccogliere, con il britannico running, correre. Si tratta di un nuovo e sagace modo di fare sport: mentre si corre, si raccattano i rifiuti, come cartacce, bottiglie e lattine ovunque sparsi, a quanto pare, pure nella verde Stoccolma. La divisa da plogger prevede, oltre che un abbigliamento da corsa, guanti a protezione delle mani e uno zaino ove riporre la spazzatura. Corri e raccogli oggi, corri e raccogli domani, si allena il corpo e si aiuta l’ambiente.

Ideatore del plogging è lo svedese Erik Ahlström, che, come è il caso di dire, ha cominciato a ripulire di corsa le strade di Stoccolma, condividendo su Facebook la sua esperienza che, ça va sans dir, grazie alla potenza del social è diventata virale. Tutto il mondo fa plogging, a quanto pare; anche l’Italia. Tra le prime città a promuovere l’idea, Casale Monferrato, Milano, Bologna, Bergamo, Firenze, Monza. Tante persone trascorrono le ore libere correndo all’aperto per ripulire le zone circostanti. In buona sostanza, provano ad elaborare un atteggiamento corretto verso il problema ambientale, che può diventare una vera e propria filosofia di vita.

Peraltro, per tornare alla iniziale suggestione filosofico-letteraria, in una intervista rilasciata a Vincenzo Bonaventura per Gazzetta del Sud, Gaarner dichiara che, se filosofia vuol dire porsi domande fondamentali su cosa è la vita e cos’è l’universo, oggi l’interrogativo filosofico più importante è cosa possiamo e dobbiamo fare per preservare la condizione di vita sulla Terra. Viviamo in un pianeta in pericolo, quindi “chiedersi come possiamo essere in grado di salvaguardare la Terra è oggi la questione filosofica più attuale”. Secondo lo scrittore norvegese, gli uomini sono abbastanza intelligenti per riuscire a trovare il modo per rispondere alle sfide ambientali. I comuni cittadini e i politici sembrano essere, rispetto al passato, più sensibili al problema. Di certo, sono molto più informati. E coloro che non sanno, o fingono di non sapere, che il tempo è scaduto, sappiano almeno che l’ignoranza non è più una scusa.

I principali fattori ai quali sono attribuibili cambiamento climatico e riscaldamento globale (in particolare l’incremento della concentrazione di gas serra nell’atmosfera, i danni sulla superficie terrestre come la deforestazione, l’incremento di aerosol e l’ allevamento intensivo), derivano da attività umane. Il mondo ci sta lanciando un SOS. Non raccoglierlo potrebbe condurre alla catastrofe, alla allucinante passeggiata che vede un attonito Charlton Heston scoprire, dietro le dune del Pianeta delle Scimmie, la corona ferrea dell’abbattuta statua della Libertà, svuotata d’ogni significato e reale e simbolico; o ad accorgersi increduli, come nel risveglio mattutino urlato dalla graffiante voce di Sting sull’isola deserta nella quale l’egoismo ci ha confinati, che centinaia di miliardi di bottiglie arenatesi nella sabbia contengono richieste di aiuto disperate come la nostra, che nella loro inerzia, e tra loro isolate, non concorrono più a una sola forza, e non avranno mai una risposta.

L’unico essere pensante su questa Terra, è ora che cominci a pensare alla Terra.

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