Mattarella ricorda Boris Giuliano | "La legalità è condizione di libertà" - Live Sicilia

Mattarella ricorda Boris Giuliano | “La legalità è condizione di libertà”

Il ricordo del capo della Squadra mobile di Palermo assassinato da Cosa nostra il 21 luglio 1979

LA COMMEMORAZIONE
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“Il ricordo di Boris Giuliano rafforza la consapevolezza del valore della legalità come condizione di libertà e di coesione sociale e, con essa, l’impegno responsabile dell’intera comunità nazionale per giungere al definitivo sradicamento del criminale fenomeno mafioso”. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricorda Boris Giuliano, il capo della Squadra mobile di Palermo assassinato da Cosa nostra il 21 luglio 1979.

“Nel quarantesimo anniversario del barbaro omicidio, la Repubblica si inchina nel ricordo di Boris Giuliano, funzionario della polizia di straordinarie capacità, servitore dello Stato fino al punto di pagare con la vita il coerente impegno per la legalità e la giustizia – si legge in una nota del Quirinale – In questo giorno di memoria desidero esprimere vicinanza e solidarietà ai familiari, a chi ha potuto conoscerlo e apprezzarlo, ai colleghi che hanno continuato con lo stesso coraggio l’azione di contrasto alla mafia e al crimine organizzato”.

Il capo dello Stato ha poi ricordato come Giuliano “è stato assassinato perché, grazie alle sue qualità investigative e all’efficacia di metodologie innovative, aveva inferto duri colpi a Cosa nostra, svelando catene di comando e portando alla luce legami internazionali, che sostenevano il traffico della droga”.

Stamane, organizzata dalla questura, si è svolta la cerimonia commemorativa, con la deposizione di una corona di alloro sul luogo del delitto e poi è stata celebrata la messa di suffragio nella cappella della Soledad, in salita Antonio Manganelli. Alla cerimonia hanno partecipato, tra gli altri, il questore Renato Cortese, familiari di Giuliano, tra cui il figlio Alessandro questore di Napoli, il vicesindaco Fabio Giambrone, esponenti delle forze dell’ordine.

Un investigatore “senza pari, perspicace e innovativo che era riuscito a ricostruire i traffici mafiosi di quegli anni” ma anche un “uomo simpatico, gentile e intransigente allo stesso tempo”. Così la Polizia ricorda sulla propria pagina facebook Boris Giuliano, il capo della squadra mobile di Palermo ucciso il 21 luglio del 1979 con sette colpi di pistola sparati alle spalle da Leoluca Bagarella. Giuliano, aggiunge ancora la Polizia, è stato “un poliziotto lungimirante, che adottò nuove strategie investigative per combattere la mafia, ne intuì la dimensione internazionale e fu tra i primi a credere nella cooperazione internazionale di polizia”.

“Boris Giuliano era un poliziotto all’antica, ma con visioni moderne già oltre quarant’anni fa. Con lungimiranza – scrive su Facebook il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci – aveva, infatti, intuito come il traffico di stupefacenti tra Sicilia e America fosse alla base dell’arricchimento della mafia. E per questo motivo fu tra i primi investigatori a cadere sotto i colpi di Cosa nostra, in una stagione nella quale anche altri moltissimi servitori dello Stato furono uccisi perché facevano il proprio dovere. Alla famiglia, in questo giorno di memoria, va la vicinanza del governo regionale e l’apprezzamento da parte della comunità siciliana”.

Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando ha dichiarato che “Giuliano fu ucciso in un periodo buio della città che vide cadere decine di uomini dello Stato, magistrati, appartenenti alle forze dell’ordine. Impegnato in tante indagini anche sui legami fra mafia e massoneria e mafia ed appalti, pagò con la vita la propria capacità di utilizzare metodi e strumenti innovativi per l’epoca, per fornire alla Magistratura le prove che allora troppo spesso risultavano “insufficienti” nei processi di mafia”.

“Lo ricordo sempre con profondo affetto e ammirazione. Era un investigatore abilissimo e un poliziotto apprezzato da colleghi e cittadini; un uomo con grandi intuizioni. Ancora oggi è un esempio per gli uomini e le donne in divisa impegnati nel contrasto alla criminalità organizzata”. Lo scrive su Facebook il senatore di Leu Pietro Grasso ricordando Boris Giuliano, ucciso dalla mafia 40 anni fa.

Domani, alle 20.30, nel chiostro seicentesco della questura, andrà in scena una rappresentazione teatrale dedicata alla figura di Boris Giuliano, dal titolo “Diario di un tramutato sorriso”, curata dal regista e drammaturgo palermitano Vincenzo Pirrotta, che si è ispirato a un’intervista rilasciata alla Rai dalla vedova del poliziotto, Maria Ines Leotta, dopo l’assassinio. L’opera rappresenta il testo di cinque lettere immaginarie scritte dalla moglie al marito Boris, che ne raccontano gli ultimi cinque giorni di vita. La lettera conclusiva è immaginata, invece, come scritta dopo la sua morte dal marito alla moglie. I testi avranno una colonna sonora originale del compositore Luca Mauceri, che la eseguirà dal vivo al pianoforte. In scena con Pirrotta, l’attrice Cinzia Maccagnano.


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