La Alan Kurdi verso Lampedusa | A bordo anche un bimbo ferito - Live Sicilia

La Alan Kurdi verso Lampedusa | A bordo anche un bimbo ferito

L'equipaggio: "Non li riporteremo in Libia", ma il governo ha firmato il divieto di ingresso

MIGRANTI
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C’è anche un un bimbo di tre anni con una ferita di 10 cm sulla spalla causata da un’arma da fuoco a bordo della Alan Kurdi, la nave della ong Sea Eye con 40 migranti soccorsi ieri su un gommone al largo della Libia e che ora si trova a sud di Lampedusa. Lo ha detto la capo missione Barbara Held, spiegando che molti hanno raccontato di “terribili esperienze” passate in Libia. I bimbi a bordo sono tre, due le donne, di cui una incinta. “Stiamo andando – ha spiegato Held – a Lampedusa e spero che troveremo un porto sicuro che certamente non è in Libia. La gente soccorsa ci ha detto che prima di tornare in Libia preferirebbe affogare in mare. Non lasceremo che ciò accada”.

La Alan Kurdi continua quindi a dirigersi in direzione nord e si trova in questo momento a sud di Lampedusa. Ieri il ministro dell’Interno Matteo Salvini ed i colleghi Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta, hanno firmato il provvedimento per il divieto di ingresso nelle acque italiane della nave umanitaria. La Guardia di Finanza ha notificato all’equipaggio della Alan Kurdi il decreto che vieta l’ingresso nelle acque territoriali italiane. I militari, secondo quanto si apprende, sono saliti a bordo della nave della ong tedesca Sea Eye, che si trova in acque internazionali a circa 20 miglia da Lampedusa, e hanno consegnato al comandante della nave il provvedimento firmato dai ministri che prevede il divieto “di ingresso, transito e sosta nel mare territoriale”.

“Governo tedesco avvisato mezzo salvato, ong avvisata mezza salvata: se entrano in acque italiane prenderemo possesso di quella imbarcazione. Stiamo giocando a rubamazzo? Basta, mi sono rotto le palle. Le navi saranno requisite e saliremo a bordo”. Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini in un’intervista a SkyTg24 parlando della Alan Kurdi.

“Li ho visti scuoiati vivi, le ho viste stuprate fino alla paralisi. E questo è quello che può essere raccontato. Perché ho visto anche cosa succede a chi scappa dalla Libia e viene riportato lì. No, quello non si può neanche raccontare, va ben oltre le torture nei campi di concentramento nazisti, tecnologicamente più avanzati dei lager libici, dove non c’è il gas a stordirli prima della fine”. Così Pietro Bartolo, medico di Lampedusa, eurodeputato e vicepresidente della Commissione Libe (Libertà civili, giustizia e affari interni) a Bruxelles. “Lui, il signor ministro che non voglio neanche nominare, non ha idea – prosegue il parlamentare europeo – di quel che dice, quando invita la Alan Kurdi a dirigersi verso Tripoli. Però ascolti chi ha visto l’orrore: nessun essere umano deve essere riportato in Libia. Nessuno”.


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