M5s, post boomerang su Gelarda| "Solo propaganda, sapevate chi era" - Live Sicilia

M5s, post boomerang su Gelarda| “Solo propaganda, sapevate chi era”

Un 'meme' contro l'ex grillino passato alla Lega riapre vecchie ferite nel movimento in città

PALERMO – Una foto con il leader della Lega, Matteo Salvini, fa scattare la rappresaglia social del Movimento cinque stelle di Palermo nei confronti di Igor Gelarda, ex grillino passato sulle sponde del Carroccio dopo l’elezione al consiglio comunale. Il post della pagina ufficiale dei grillini palermitani, quanto meno tardivo se si considera che il passaggio di Gelarda alla Lega risale a un anno fa, si rivela però un boomerang e finisce per far tornare alla ribalta vecchi rancori e divisioni tra i pentastellati del capoluogo.

“L’amore per le poltrone, altro che patrioti”, scrive il movimento sopra a un collage di foto che ritraggono Salvini e Gelarda. A seguire il ritornello basato sul “tradimento” che dai vertici nazionali a cascata in questi giorni di crisi del governo gialloverde si ripete anche nelle pagine dei pentastellati siciliani. L’accusa è quella di avere “usato” il Movimento cinque stelle “per venire eletto”, ma “dopo il salto della quaglia non si è dimesso – scrivono i grillini palermitani sulla pagina gestita dai tre consiglieri ancora rimasti sotto le insegne M5s -. Sta ancora lì a occupare la sua poltrona da consigliere comunale e non la molla!”. Nel post si chiede quindi a Gelarda, passato alla Lega in piena era ‘contratto governo gialloverde’, di dimettersi da consigliere comunale “come da contratto sottoscritto con il M5s”.

Il post provoca la reazione della base grillina contro Gelarda, anche con qualche insulto di troppo, ma finisce anche per riaprire le vecchie ferite del movimento nel capoluogo siciliano, che affondano le radici nel caso firme false e nella campagna elettorale per le Comunali del 2017, quando Gelarda scese in campo come possibile candidato sindaco dei pentastellati. “Tutti i vertici 5 stelle hanno ricevuto segnalazioni su segnalazioni sulla sua candidatura ben prima delle elezioni – scrive in risposta al post Francesco Lupo, attivista della prima ora e fratello dell’ex deputato M5s alla Camera Loradana -, lo avete lasciato al suo posto perché serviva al giochetto delle fazioni, e mo gli fate pure la ramanzina?”. Lupo, che bolla come “propaganda” il post, invita gli attuali rappresentanti del movimento a “chiedere scusa” agli elettori. Critiche arrivano anche da altri nomi storici del movimento a Palermo, come Loredana Ceruso, mentre Tiziana Di Pasquale, che nel gennaio 2017 abbandonò le Comunarie denunciando la “deriva partitica” dei grillini, rincara la dose sulla vicenda Gelarda: “I probiviri hanno ricevuto un dossier di segnalazioni pari a una enciclopedia, ma sapete qual è la cosa più strana? Ad essere stati eliminati sono quelli che hanno segnalato”. E in una risposta successiva Di Pasquale aggiunge: “O sono stata profetica oppure avevo ben chiara la situazione e i vertici ci hanno volutamente ignorato”, è il suo pensiero in cui chiama in causa con un tag i deputati regionali Giancarlo Cancelleri e Giampiero Trizzino, oltre che il vicecapogruppo grillino alla Camera Adriano Varrica, palermitano come Trizzino. “E lo stesso dicasi per il passo successivo di Ugo Forello &co”, conclude in riferimento al co-fondatore di Addiopizzo, oggi espulso dal movimento per le sue posizioni contrarie all’accordo di governo con la Lega, che vinse le comunarie e portò il vessillo grillino alle Comunali vinte da Leoluca Orlando.

Nella polemica spunta anche un commento di Samantha Busalacchi, ex collaboratrice del Movimento cinque stelle all’Ars, coinvolta nel caso firme false. “Solo una mente contorta o stupida può fare adesso il ‘j’accuse’ del cambio di casacca di Gelarda – scrive -. Furono mandate chat e documenti vari, a Cancelleri, a Di Maio, ai probiviri, per dimostrare che non avesse nulla di un 5stelle, eppure lo ritrovammo inspiegabilmente tra i candidati a sindaco con buona pace invece di alcuni attivisti che furono segati senza alcuna spiegazione solo perché non piacevano a Cancelleri e ai suoi ‘uomini’ di fiducia”.


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