La tempesta perfetta | Meno male che Sergio c'è - Live Sicilia

La tempesta perfetta | Meno male che Sergio c’è

Un percorso impervio. Tuttavia...

Semaforo russo
di
5 min di lettura

Meno male che Mattarella c’è, sussurrano molti in una sorta di afflato collettivo auto-rassicurante. Andiamo con ordine ricostruendo. La crisi di governo (esplosa con la sconfitta del M5S al Senato sulla loro mozione anti-Tav) è stata aperta in modo anomalo. Non scassi un’amicizia e poi resti seduto allo stesso tavolo, ti alzi e manco saluti. Invece, tutti i ministri leghisti sono rimasti immobili nei rispettivi ministeri.

Se poni la questione della rottura del patto di fiducia con l’alleato grillino e presenti una mozione di sfiducia ascolti le comunicazioni del presidente del Consiglio, che giustamente vuole “parlamentarizzare” la crisi, attendi l’esito del dibattito e il voto sulla tua mozione.

Se il governo viene sfiduciato va a casa e il Presidente della Repubblica, in mancanza di una solida maggioranza alternativa e di opzioni diverse (temporanee) appoggiate dai partiti e imposte da condizioni d’emergenza (per esempio adempimenti urgenti di bilancio) o di opportunità (per esempio modificare la legge elettorale), scioglie le Camere.

Quello descritto è un percorso lineare, macché, si è preferita la tempesta perfetta. Salvini lancia il sasso e nasconde la mano. Deposita una mozione di sfiducia contro il governo, esige la sua pronta discussione ma non ritira i suoi ministri. Giuseppe Conte? Tamquam non esset, come se non esistesse. Nel frattempo dimentica, o finge di dimenticare, che siamo in una repubblica parlamentare, le maggioranze si formano in Parlamento e non servono i sondaggi favorevoli e il buon risultato alle elezioni europee per cambiare la geografia politica alla Camera e al Senato. E la geografia decreta che la Lega ha una rappresentanza corrispondente a circa il 17,5% dei consensi alle scorse politiche, il M5S è il partito di maggioranza relativa con il suo 32,7% seguito a distanza dal PD con quasi il 19%.

In soldoni: Salvini, pur insieme a Forza Italia e Fratelli d’Italia, è in netta minoranza e dal dibattito sulla sfiducia (il 20 agosto sono previste in Senato le comunicazioni del premier Conte) può innescarsi un meccanismo dalle conseguenze imprevedibili tra le quali la nascita di una maggioranza senza la Lega, addirittura un Conte bis. Svegliatosi dal delirio d’onnipotenza, complici forse le inedite contestazioni ricevute al Sud nonostante la solita ostentazione di rosari e santini, e resosi conto del vicolo cieco in cui si era cacciato che s’inventa Salvini? Pensando di giocare a poker rilancia: in Senato – riunitosi in fretta per votare il calendario dei lavori e sbrogliare la matassa creata da chi (Salvini e compagni del centrodestra) pretendeva l’immediata discussione della mozione di sfiducia e chi (Pd, M5S e Leu) voleva dare la parola al premier Conte per le sue comunicazioni – sfida il M5S sul taglio dei deputati e senatori (da 945 a 600). Sostanzialmente propone a Di Maio il varo immediato della riforma costituzionale sulla riduzione dei parlamentari, tanto cara al leader grillino, in cambio del voto il giorno dopo.

La proposta è irricevibile, somiglia a un bluff a proposito di poker, per tre motivi: perché o chiedi il voto o fai la riforma; perché le Camere le scioglie il Presidente della Repubblica; perché cozza con l’iter previsto dall’art. 138 della Costituzione per le modifiche delle norme costituzionali. Una procedura che ci porterebbe a eventuali elezioni anticipate nella migliore delle ipotesi nella prossima primavera, sempre Capo dello Stato permettendo sulla base della situazione politica in quel momento. Insomma, il caos. C’è troppo tatticismo in giro e poca attenzione agli interessi del Paese.

La Lega scalpita per capitalizzare il consenso maturato alle europee, il M5S, al contrario, teme le urne a causa del tracollo subito alle europee, il PD di Zingaretti sconta la maledizione degli infiniti scontri tra Renzi, i renziani e il resto del mondo dem. Gli altri partiti o rincorrono la sopravvivenza, vedi Forza Italia in costante discesa, o, come Fratelli d’Italia della Meloni, sperano di lucrare sul vento sovranista e populista finchè dura. C’è una novità. Salvini comincia a dare segnali contrastanti, sembrerebbe che voglia tornare indietro e “accontentarsi” di un rimpasto (“il mio telefono è sempre aperto – ha dichiarato – servono ministri del sì”). Certo, deve avere proprio una bassissima considerazione dell’ex alleato Di Maio e di tutto il M5S per pretendere che si stia al suo gioco.

Soprattutto mostra uno scarso rispetto per il Presidente della Repubblica, il Parlamento (da lui fatto convocare di notte e notte chiedendo ai parlamentari di scollare il “culo” e correre in Senato), nei confronti delle istituzioni democratiche e, specialmente, degli italiani, compresi i suoi fans. Per Di Maio, però, ormai la frittata è fatta. Vedremo. Personalmente, lo ribadisco, credo in un possibile governo PD/M5S almeno fino al 2022, anno in cui si dovrà eleggere il presidente della Repubblica. Soluzioni a breve termine o “all inclusive”, tutti dentro, sarebbero devastanti.

Nessuno impedisce il costituirsi di nuove alleanze programmaticamente più omogenee (facile alla luce dell’esperienza assai conflittuale giallo/verde), più coerenti dal punto di vista dei valori costituzionali per fermare la deriva autoritaria all’orizzonte e per offrire risposte sui temi del lavoro, degli investimenti infrastrutturali, dei conti pubblici, della sicurezza, della politica sui migranti (accoglienza non indiscriminata ma dentro regole europee e rispettose dei diritti umani), della giustizia e della fiscalità, in un ambito di costruttiva collaborazione con le istituzioni europee. Quindi, non contro la Lega, la politica non deve mai essere contro, ma per il Paese.

Attenti all’accusa di ribaltone già ripetutamente apparecchiata da Salvini e dintorni. Non vi sarebbe alcun ribaltone se si formasse un fronte comune con fuori la Lega perché il governo Conte non è mai stato votato dagli elettori, non esisteva un accordo elettorale tra Lega e M5S, anzi, erano acerrimi avversari, alcuna coalizione sottoscritta, nessun programma condiviso. Il percorso, però, è impervio e pieno di incognite.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI