In ospedale 24 ore da Far West| "Urgente solo un caso su 4" - Live Sicilia

In ospedale 24 ore da Far West| “Urgente solo un caso su 4”

Scia di violenza all'Ingrassia. Daniela Faraoni, direttore generale Asp: "Troppi accessi impropri"

PALERMO – Una dottoressa e un infermiere aggrediti di mattina, poi il caos scatenato in nottata dai familiari di un paziente deceduto al pronto soccorso. Quella di ieri è stata una giornata calda su tutti i fronti all’ospedale Ingrassia di Palermo, ancora una volta teatro di episodi di violenza che hanno gettato nel panico il personale sanitario. E soltanto a distanza di poche ore dall’ennesimo caso al Civico, dove un utente ha colpito e danneggiato una vetrata dopo un’accesa discussione con gli operatori.

Una escalation che ha ormai assunto i connotati di una vera e propria emergenza, nei confronti della quale i sindacati chiedono soluzioni in tempi brevi. Basti pensare che all’Ingrassia di corso Calatafimi, uno dei presidi dell’Asp in città, i casi registrati negli ultimi mesi sono già quattro: i primi di agosto sono finiti nel mirino due ginecologi che hanno invitato i parenti di una degente ad allontanarsi, una iniziale discussione animata è sfociata in calci e pugni ed è stato necessario l’intervento delle forze dell’ordine. Nello stesso ospedale, a marzo, ad avere la peggio era stato un cardiologo, picchiato dai familiari di una paziente di 80 anni.

“Si tratta di episodi diversi tra loro – spiega Daniela Faraoni, direttore generale dell’Asp – ma che mettono in risalto una certa aggressività nei confronti delle nostre organizzazioni. I nostri sono operatori molto attivi e presenti, ma spesso, alla notizia della morte di un congiunto, si assiste ad una “reattività” degli utenti che si manifesta con la violenza. Stanotte i nostri medici e infermieri hanno agito come sempre in modo corretto, ma purtroppo la reazione non è stata contenuta. Valuteremo l’introduzione di nuovi sistemi di sicurezza per tutelare il personale, ma alla base di questi episodi c’è sicuramente anche un problema culturale che non si può affrontare con un solo intervento, ma va gestito nel tempo”.

Nervi e tesi e tensione alle stelle durante le attese al pronto soccorso, in cui a contribuire negativamente sarebbe anche il sovraffollamento. Secondo quanto spiega il direttore generale Asp, infatti, soltanto un utente su quattro è realmente in emergenza: “I codici rossi hanno massima priorità – spiega Daniela Faraoni – ma ogni percorso è intenso ed ha la massima attenzione. Purtroppo registriamo una grande percentuale di accessi impropri, ovvero di utenti che dovrebbero essere assistiti in sedi diverse. Soltanto il 25 per cento viene ricoverato perché in reale emergenza. Esiste ancora l’idea che il pronto soccorso sia un rifugio in cui tutti hanno la certezza delle prestazioni in tempi brevi, ma non è così. Dal nostro canto – conclude – stiamo facendo di tutto per fronteggiare la situazione, l’Asp sta anche inserendo nuovo personale”.

Ad evitare il peggio, stanotte, il vigilante della Mondialpol che all’Ingrassia si occupa della sorveglianza: “Sono presenti anche le telecamere all’esterno – spiega il direttore sanitario Maurizio Montalbano – e per fortuna la guardia giurata è subito intervenuta. Erano presenti anche le forze dell’ordine, già arrivate in casa del paziente. L’uomo, infatti, è stato trovato dal 118 e dai vigili del fuoco in gravi condizioni, nel suo appartamento. E’ giunto al pronto soccorso intubato, in collasso cardiocircolatorio, i medici hanno tentato di rianimarlo per venti minuti. Alla notizia della morte, purtroppo, un familiare ha dato in escandescenza”.

Intanto, il sindacato dei medici Cimo, ribadisce l’urgenza di provvedimenti, anche con pass per l’identificazione obbligatoria di parenti e pazienti che arrivano in ospedale: “Nessuno potrebbe agire nell’anonimato – spiegano – e qualsiasi atto di violenza sarebbe riconducibile al responsabile. In altri paesi civili fanno così, ma ciò presuppone che la vigilanza all’ingresso sia rigorosa. L’obiettivo è prevenire “l’effetto giungla”.


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