Nuovo asse all'Ars e ministri | Il Conte bis visto dalla Sicilia - Live Sicilia

Nuovo asse all’Ars e ministri | Il Conte bis visto dalla Sicilia

Cosa cambia nella politica regionale e chi sono i siciliani che possono entrare al governo

E con il sì di Rousseau, arriva il nulla osta al secondo governo di Giuseppe Conte, stavolta non più con la Lega ma con il Partito democratico alleato del Movimento 5 Stelle. Il sì alla consultazione degli iscritti sulla piattaforma di Casaleggio ha dato il via libera e adesso la nascita del nuovo esecutivo degli alleati già nemici giurati che si sono messi insieme per scongiurare il voto, dando scacco a Matteo Salvini, può partire. E ovviamente, il giro di valzer romano avrà conseguenze anche sulla scena politica siciliana.

Il governo “nemico”

Un primo elemento di novità rispetto al quadro politico siciliano sarà l’insediamento di un governo nemico o per lo meno non amico rispetto al colore della giunta regionale. Il governo Musumeci ha avuto rapporti altalenanti con l’esecutivo nazionale gialloverde: c’è stata una buona collaborazione con alcuni ministri, per esempio la Lezzi, e uno scontro quasi permanente con altri, in particolare Toninelli. Musumeci e il suo movimento avevano cercato di instaurare un asse con la Lega di Salvini, che avrebbe potuto favorire i rapporti istituzionali tra Roma e Palermo. Che sono quanto mai centrali, anche alla luce della trattativa in corso sulla finanza pubblica. Ora, il governatore si trova a Roma alleati i due partiti che gli fanno opposizione all’Ars.

L’asse all’Ars (e fuori?)

E siamo al secondo elemento di novità: la strana alleanza tra ex nemici. Dopo essersi detti porcherie di ogni sorta, grillini e dem per necessità e convenienza vanno a braccetto al governo del Paese. Ma solo al governo del Paese? O è pensabile che questa intesa si traduca anche in patti locali in vista dei prossimi appuntamenti elettorali? Lo capiremo col tempo, già le amministrative dell’anno prossimo – in Sicilia si voterà tra l’altro ad Agrigento – potrebbero essere un banco di prova di una coalizione che ha i numeri per essere molto competitiva. Intanto, all’Ars 5 Stelle e Pd contano su trenta deupuati, più uno, Claudio Fava, che si muove nell’area del governo, più altri due, quelli di Sicilia Futura, che pare siano ancora nell’alveo dei dem: 33 in tutto, roba da incubi per la maggioranza risicatissima di Musumeci, se si muoveranno compatti.

I possibili siciliani

Ora è il momento di formare il governo e nel risiko può entrare qualche siciliano. Due i ministri grillini uscenti. Il primo, Alfonso Bonafede, vacilla alla Giustizia, ma è ancora in corso per essere riconfernato. Così come la catanese Giulia Grillo alla Salute, che spera di resistere. Una new entry a sorpresa potrebbe essere Giancarlo Cancelleri, magari alle Infrastrutture, che Danilo Toninelli difficilmente potrà mantenere. Il big nisseno dei pentastellati siciliani quest’estate ha condotto una campagna mediatica proprio sul tema delle Infrastrutture e da giorni è praticamente impossibile parlarci al telefono. Ma occhio anche ad altri siciliani in ascesa, come la catanese Nunzia Catalfo e il messinese Francesco D’Uva. Nel giro dei sottosegretari potrebbero entrare anche i palermitani Giorgio Trizzino e Steni Di Piazza. Quanto al Pd, il siciliano più accreditato per entrare al governo è Giuseppe Provenzano, giovane numero due di Luca Bianchi allo Svimez, papabile successore di Barbara Lezzi come ministro per il Sud. Zingaretti, è noto, lo apprezza molto e chissà che il giovane dem siciliano non finisca al Lavoro, erede di Luigi Di Maio. Quanto ai papabili sottosegretari occhio a Teresa Piccione di Areadem e all’orlandiano Fabio Giambrone, entrambi palermitani, ma anche alla catanese Valeria Sudano, renziana (improbabile un ritorno di Davide Faraone). Pezzi di Sicilia potrebbero entrare nel Conte bis anche da Leu, a partire da Piero Grasso, di cui si è parlato come possibile Guardasigilli, o Erasmo Palazzotto, magari per un sottosegretariato.


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