Dehors, regna l'incertezza | "Regolamento? Manca il dialogo" - Live Sicilia

Dehors, regna l’incertezza | “Regolamento? Manca il dialogo”

Le paure di titolari e associazioni di categoria, in attesa di segnali certi dal Comune.

PALERMO – Nel 2014 erano stati trasformati da gazebo in dehors perché definiti abusivi dal Consiglio di Stato, da allora hanno affrontato proroghe e rinnovi di concessioni del suolo pubblico, in attesa di un vero regolamento che sarebbe ormai pronto. In realtà, però, il destino degli spazi esterni di circa cinquanta locali palermitani è ancora incerto. Fatta eccezione per alcune chiusure sopraggiunte nel tempo, la lista delle attività coinvolte è la stessa di cinque anni fa; tra queste figurano realtà note come ‘Pizzo & Pizzo’ in via XII Gennaio, il ‘Basquiat’ in via Sant’Oliva, il ‘Baretto’ in via XX Settembre o il ‘Bar Marchese’ in via Marchese Ugo.

L’ultima proroga concessa dal Comune è scaduta ad aprile 2018, e il nuovo regolamento, considerato praticamente pronto, non è mai stato ufficializzato: da allora, di fatto, i dehors sono abusivi. I commercianti potrebbero incorrere in sanzioni, sequestri, diffide per il ripristino dei luoghi e chiusure di cinque giorni, motivi per cui non si spiegano l’assenza di una nuova proroga: “Ci risulta che basterebbe una determina dirigenziale del Suap (Sportello unico per le attività produttive, ndr), quindi sostanzialmente una semplice firma” dice Marco Mortillaro, la cui famiglia possiede un’attività con dehors in centro. “Siamo scoperti da proroga già da aprile, e ancora non c’è il regolamento: non abbiamo idea di cosa può capitare ai locali da un giorno all’altro. Cinque anni fa – spiega –, per metterci in regola, ogni commerciante coinvolto ha investito un minimo di 15 mila euro ciascuno per costruire i dehors. Adesso chi ci garantisce che oltre al danno non subiamo la beffa di controlli improvvisi e chiusure dei locali? Il tutto per esserci semplicemente fidati dell’amministrazione?”.

Dalle stime di Mortillaro, in caso di chiusura a catena dei locali coi dehors abusivi potrebbero perdere il lavoro circa 200 persone. “Ho anche raccolto i malumori di molti titolari – aggiunge – e ne è venuto fuori che molti di loro, in caso di sanzioni, non riaprirebbero più. È quasi più facile ‘uscire dal problema in questo modo, oppure, letteralmente, uscire da Palermo per investire altrove come fanno molti giovani senza certezze”.

Antonio Cottone, presidente della Fipe Confcommercio Palermo, fa una richiesta specifica alla pubblica amministrazione: “Dare la possibilità di lavorare, con regole precise, a chi vuole farlo onestamente. Per esempio è fondamentale differenziare chi sfora di pochi metri le misure del suolo pubblico concesso, e chi invece è totalmente abusivo. Al momento il trattamento è lo stesso – osserva – e gli effetti sono opposti: i primi chiudono e pagano, ma i secondi, essendo già del tutto abusivi, riaprono il giorno dopo senza troppi pensieri. Penso sia più giusto rispettare il senso delle regole di chi lavora giustamente – conclude – e usare il pugno duro su chi le ignora completamente. Bisogna distinguere chi conosce e rispetta le regole e chi no”.

Alfio Zambito, responsabile Pubblici esercizi di Assoimpresa, pone l’accento su un’altra questione spinosa: gli orari nei quali le attività sono tenute a smontare i dehors. “È il caos, perché l’ordinanza vigente cita la fascia oraria di permanenza dalle 20 all’una, quindi chi ha un dehors permanente rischia sempre. La nostra richiesta è di stabilire una permanenza ‘h24’ e il Comune ne è al corrente, ma ad oggi non abbiamo avuto risposte in merito. Questo genera iniquità – spiega Zambito – perché chi non vuole incorrere nella multa, e soprattutto nella chiusura per cinque giorni, smonta il dehors ma sa perfettamente che ce ne sono tanti altri permanenti. Assoimpresa lancia un messaggio: basta. È un messaggio di stanchezza, da chi finora si è fidato e ha assecondato la volontà della pubblica amministrazione”.

Nunzio Reina, responsabile dell’Area produzione di Confesercenti Palermo, nutre alcune, ultime perplessità sull’attesissimo regolamento: “Anche se è stato discusso e rifinito quasi del tutto, rimane il fatto che non conosciamo la versione che approderà in Aula. E ovviamente serve tempestività: senza certezze normative, anche il prossimo futuro è praticamente bloccato. Nessun imprenditore oggi si avventura negli investimenti, se rischia che domani non siano contemplati da un regolamento che ancora non può conoscere. Che si tratti della firma della proroga o dell’emanazione di un regolamento fondamentale – conclude Reina – non deve mai trattarsi di ‘subire’ i comunicati ma di essere partecipi: dialogando e sburocratizzando il più possibile possiamo fare tutti la nostra parte”.


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