Fumo e coca da Africa e Argentina| Fumuso, Drago Ferrante e la mafia - Live Sicilia

Fumo e coca da Africa e Argentina| Fumuso, Drago Ferrante e la mafia

Chi sono i capi delle due organizzazioni smantellate dalla polizia

PALERMO - L'INCHIESTA
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PALERMO – Due personaggi noti alle cronache giudiziarie guidavano le organizzazioni che importavano droga dall’estero a Palermo.

Salvatore Drago Ferrante, 55 anni, si era specializzato nei traffici di cocaina dal Sudamerica, mentre Francesco Antonino Fumuso, 52 anni, aveva scelto di puntare sull’hashish dal Marocco. Non avevano fatto i conti con gli investigatori della squadra mobile, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia. La mafia c’entra perché è la storia dei due personaggi ad imporre il collegamento con Cosa Nostra.

Drago Ferrante, originario di Bagheria, è stato in contatto con gli uomini di Brancaccio, quando il mandamento era guidato dal medico Giuseppe Guttadauro. Fumuso è stato arrestato per mafia nei mesi scorsi. I carabinieri hanno ricostruito la cerimonia di affiliazione alla famiglia di Villabate, sua e di Filippo Cusimano. Il rito si è svolto il 31 ottobre 2017, in un appartamento al civico 681 di corso Umberto I, a Ficarazzi, alla presenza di Francesco Colletti, Francesco Caponetto e Giuseppe Costa. Costa è stato il padrino di Fumuso, mentre gli sponsor di Cusimano furono Francesco Terranova e Antonino Messicati Vitale.

I poliziotti hanno consegnato al procuratore Francesco Lo Voi e all’aggiunto Salvatore De Luca centinaia e centinaia di pagine di informative. Poi sono pure arrivate le confessioni di Pasquale Di Salvo, ex agente di scorta di Maria Falcone, e Andrea Militello a confermare l’esistenza delle due organizzazioni.

Drago Ferrante è stato arrestato nel 2005. Dieci anni dopo il Tribunale di sorveglianza gli ha concesso i domiciliari. Da Bagheria si è trasferito a Milano, prima però ha fatto tappa ad Ardea, in provincia di Roma, per incontrare una sua vecchia conoscenza. E cioè Emiliano Pasimovich, argentino trapiantato in Italia e trafficante di droga che sarebbe stato arrestato due anni dopo. Era quest’ultimo il gancio di Drago Ferrante con i fornitori argentini. Tommaso Lo Verso era uno dei più fedeli collaboratori di Drago Ferrante che lo spedì in Francia a ritirare un carico di tre chili di cocaina. Lo arrestarono due anni fa, a Viry, al volante di una macchina imbottita di stupefacenti.

“Si sono fatti beccare, teste di minchia… a quest’ora ci saremmo fatti i bagni”, diceva Militello, consapevole che la roba comprata al prezzo di diciotto mila euro al chilo sarebbe stata venduta a quarantacinque.

Ed è sempre agli ordini di Ferrante che Calogero Rio si recò in Argentina con 29 mila euro in contanti. I soldi furono pagati, la consegna di droga saltò. A quel punto Drago Ferrante avrebbe attivato un nuovo canale con un grossista dell’Ecuador, mai identificato.

Fumuso invece, pure lui ristretto ai domiciliari nella sua casa di Villabate, si era specializzato nello smercio di hashish che comprava da un marocchino, Mohamed Essarrar, residente nelle Marche e organizzatore di una centrale di smistamento. Fumuso si serviva di Giuseppe Bronte e Giuseppe De Luca. In particolare era De Luca a fare la spola tra Palermo e Vicenza, dove è stato individuato un magazzino per lo stoccaggio del “fumo”. De Luca aveva un altro contatto nel Nord Italia e cioè Agostino Giuffrè, punto di riferimento per i traffici illeciti non solo in Veneto, ma anche in Lombardia e Piemonte.

Tra il settembre 2015 e l’agosto del 2016 i poliziotti hanno sequestrato 700 chili di droga e arrestato Giuseppe Sinagra, Vincenzo Gennaro, Antonio Pillitteri, Melchiorre Martini, Daniele Boncimino, Gaetano D’Amore, Fabio Salerno e lo stesso De Luca. I carichi erano destinati al mercato palermitano gestito da Fumuso. Il custode era Giuseppe Bronte che la smistava in altre città siciliana. Ad esempio a Siracusa dove era in contatto con Pasqualino e Tiziana Urso, e Sebastiano Lorefice.

Non è tutto. Nel 2015 in una casa di Pezzingoli, a Monreale, di proprietà di Domenico Scarantino, i poliziotti trovarono una piantagione di cannabis. Mettendo il suo telefono sotto intercettazioni vennero fuori i contatti con Alessandro Longo e Vincenzo Di Maio. Ed ecco il terzo filone di spaccio scoperto dagli investigatori. Tra i clienti c’erano Leonardo Alfano, Giuseppe Chiavello, Jhonny Salerno, Pietro Lo Duca, Alessandro Anello, Gianfranco Di Benedetto e Angelo Cacocciola che compravano la droga per rivenderla.


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