Tari, uno su tre non paga| A Palermo evasione da record - Live Sicilia

Tari, uno su tre non paga| A Palermo evasione da record

Il 90% di ristoranti e pizzerie non è in regola, "buchi neri" tra il centro e le borgate marinare LA MAPPA

Utenze non domestiche

PALERMO – Non pagare la Tari, a Palermo, è ormai una regola per un cittadino su tre, così come per le aziende, con picchi anche del 90%. Nonostante la lotta all’evasione e gli strumenti messi a disposizione del Comune per mettersi al passo con le tasse, un terzo dei contribuenti della quinta città d’Italia non versa l’imposta sull’immondizia. Un trend che non accenna a scemare, come dimostrano i dati messi a punto da Palazzo delle Aquile e che fotografano, quartiere per quartiere, i morosi e gli evasori che sono dappertutto, dal centro alla periferia, dalle borgate a nord a quelle a sud.

Utenze domestiche

Dal 2016 al 2018, tanto per fare un esempio, il numero delle utenze domestiche, cioè delle famiglie che sono tenute a pagare la Tari, è aumentato di quasi 11 mila unità, eppure crescono le somme che mancano all’appello: nel 2016 su 79,2 milioni il Comune non ne ha incassati 26,3, ossia quasi il 35%; due anni dopo, su 81,4 milioni previsti, quasi 30 non sono stati versati, pari a oltre il 36%. Un passo indietro notevole, se si pensa che nel 2017 i numeri erano invece migliorati. E le utenze non domestiche? Anche qui brutte notizie: sono diminuite in numero (il che significa meno attività commerciali) ma è aumentato l’importo non pagato, da 22 a 24 milioni. Quasi in 50 mila hanno approfittato del ravvedimento operoso, versando 11,8 milioni, ma sono ancora in tantissimi a mancare all’appello.

“Il Comune di Palermo – dice il sindaco, Leoluca Orlando – in questi anni ha offerto a coloro che vogliono mettersi in regola tutti gli strumenti possibili, trovando soluzioni tecniche e favorendo la rateizzazione del debito. E’ evidente che il contemporaneo e ripetuto annuncio di sanatorie e ‘pace fiscale’ da parte del precedente governo nazionale ha danneggiato questa nostra operazione, con una ricaduta diretta sulla qualità dei servizi che risentono della mancanza di disponibilità di cassa da parte del Comune e della Rap. Motivo in più per sottolineare l’urgenza di un dibattito ed un confronto con il Consiglio comunale che affronti questo delicato tema, individuando le soluzioni più corrette”.

La Sispi, elaborando i dati, è riuscita a “mappare” i furbetti delle tasse e a scovare i quartieri più morosi. In centro storico, ossia nei quattro mandamenti, soltanto un cittadino su tre è in regola con il pagamento Tari; in totale mancano all’appello quasi 4 milioni di euro tra utenze domestiche e non domestiche, di cui 551 mila nel mandamento Palazzo Reale, 480 mila alla Kalsa, 436 mila Monte di Pietà e 322 mila Castellammare. Spostandosi sul percorso di via Libertà, cioè nella parte di città che da piazza Vittorio Veneto arriva fino a via Mariano Stabile, la musica non cambia molto dal punto di vista delle imprese: solo il 40% paga puntualmente, con un ammanco di tre milioni, con il primato negativo che va alla zona Croci-Ruggero Settimo che “vanta” 1.883 omessi pagamenti. Va meglio invece sulle utenze domestiche: a non essere in regola è soltanto una famiglia su quattro.

Trend analogo nell’area a nord: tra Borgo Vecchio, via Terrasanta, Sampolo e San Lorenzo solo il 36% delle ditte è in regola, mentre solo un terzo delle utenze domestiche ha “dimenticato” di versare quanto dovuto, con un ammanco di 6,7 milioni. Il picco va alla zona di San Francesco di Paola-Terrasanta che segna un buco da 1,3 milioni di euro. Nelle borgate marinare di Mondello e Sferracavallo sono in regola un’azienda su tre e due residenti su tre, anche se il buco stavolta è di appena due milioni. Anche in costa Sud solo un’impresa su tre paga regolarmente, mentre scende la quota delle famiglie puntuali (appena il 55%): l’ammanco tra Settecannoli, Brancaccio e Roccella è di 3,6 milioni.

Volendo stilare una piccola classifica, sulle utenze domestiche il record di omessi pagamenti va allo Zen (73%) e ai mandamenti del centro storico Palazzo Reale e Monte di Pietà (69%); i più virtuosi sono invece Malaspina e Vittorio Veneto (21%), Principe di Palagonia (22%), Leonardo da Vinci (23%), Villa Sperlinga e Zisa (25%), Bonagia e Vergine Maria (26%). Per quelle non domestiche, invece, il buco nero si allarga: 84% a Palazzo Reale, 82% Monte di Pietà, 78% Zisa e Castellammare, 77% Corsi dei Mille, 76% Acquasanta e Oreto, 75% Arenella e Vergine Maria. Le migliori sono invece Ciaculli col 56%, Borgo Nuovo 57%, Cep e Zen 57%, Statua e Villaggio Ruffini 59%.

Ma a sorprendere maggiormente sono i dati suddivisi per categoria. Tra ristoranti, trattorie, osterie, pizzerie, mense, pub e birrerie la percentuale degli importi non pagati arriva al 90%, con un picco del 99% a Resuttana e del 97% a Partanna e al Borgo Vecchio. Per bar, caffè e pasticcerie l’evasione arriva all’87%, ma qui il podio va al mandamento Monte di Pietà col 99% di omesso pagamento, seguito da Villa Sperlinga e l’Albergheria con il 93% e Terrasanta col 90%. Di gran lunga migliore il risultato per supermercati, pane e pasta, macelleria e generi alimentari: la percentuale di importi non pagati arriva “solo” al 63%, col un picco del 93% al mandamento Castellammare.

Il Comune, in questi anni, ha incassato 14,4 milioni di somme arretrate ma il tasso di evasione e morosità è ancora elevatissimo: da qui la proposta di inasprire le sanzioni sulle aziende, con chiusure fino a 30 giorni o addirittura la revoca delle licenze nei casi più gravi. Un pugno duro che però deve passare da una modifica del regolamento a Sala delle Lapidi. “Auspichiamo una discussione informata in seno al consiglio comunale per la modifica del regolamento che preveda tutte le agevolazioni possibili per chi vuole pagare e mettersi in regola, ma allo stesso tempo un netto inasprimento delle sanzioni per chi continua a non volere pagare”, dice l’assessore Roberto D’Agostino.

Nell’ultimo anno il Comune ha incassato o avviato l’incasso di 7,25 milioni di euro grazie alla rateizzazione di tasse risalenti agli anni fra il 2012 e il 2018 (in questo caso a chiedere l’agevolazione sono stati circa 3.000 cittadini); 2,4 milioni sono invece stati incassati grazie al ravvedimento operoso (chiesto da 2800 cittadini) e infine 4,67 milioni sono stati incassati grazie alla compensazione fra crediti e debiti con circa 1.650 fornitori del Comune che figuravano anche fra i morosi. Per loro, il saldo delle fatture è avvenuto al netto delle somme che già dovevano all’Amministrazione.

 


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