La ribellione di Cicero| "Denunciò il sistema" - Live Sicilia

La ribellione di Cicero| “Denunciò il sistema”

Il suo ruolo viene ricostruito nella motivazione della sentenza

SENTENZA MONTANTE
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Alfonso Cicero, funzionario della Regione siciliana, presidente dell’Irsap dal 2013 e fino al 18 settembre 2015 si è costituito parte civile nel processo ad Antonello Montante con l’assistenza dell’avvocato Annalisa Petitto.

È stato il teste chiave del dibattimento del quale nei giorni scorsi sono state rese note le motivazioni delle pesanti condanne. Nel settembre di quattro anni fa Cicero è andato spontaneamente dai magistrati della Dda nissena e ha denunciato il “sistema Montante”.

L'avvocato Annalisa Petitto

“Tutti i fatti segnalati da Cicero agli inquirenti – spiega l’avvocato Petitto – sono stati riscontrati dalle indagini e la sua credibilità è stata largamente acclarata in numerosi passi della sentenza del giudice che ne ha colto la sua lealtà, la sua genuinità ed il suo sincero e convinto proposito di contrasto a qualsiasi forma di potere criminale”. Anche Cicero è stato vittima di dossieraggio da pare di Montante sin dal 2009 e cioè in tempi non sospetti.

Il giudice nella motivazione (Montante è stato ritenuto colpevole di violenza privata ai danni di Cicero) ricorda le pressioni di Montante nei confronti di Cicero “dirette ad indurlo a dichiarare falsamente che le denunce di quest’ultimo, in commissione antimafia, circa la ‘mafiosità’ di Di Francesco fossero state ispirate e volute dallo stesso Montante. In questo modo si sarebbe potuto incrinare il giudizio di credibilità del collaboratore di giustizia, in ipotesi mosso ad accusare l’imprenditore di Serradifalco da mero spirito revanscistico”.

Così scrive il giudice Graziella Luparello nella sentenza: “Nelle parole di Cicero, in particolare, non è possibile riconoscere alcun gratuito anímus nocendi nei confronti di Montante, ma soltanto la ferma determinazione di ristabilire la verità sull’impegno antimafia, predicato ma non praticato dal medesimo Montante, un’antimafia in ossequio alla quale Cicero, quale presidente dell’Irsap si era sovente sovraesposto, illudendosi che eguale sovraesposizione avrebbe accettato il suo apparente mentore, l’imprenditore di Serradifalco. La determinazione di emancipare la propria immagine da quella prototipica di Montante appare tuttavia convivere, nelle esternazioni di Cicero, con la paura di cadere sotto i colpi di possibili dossier falsi, costruiti ad arte al fine di ledere la sua immagine e reprimerne l’atto di ribellione”.

Una paura che è venuta meno quando Cicero nel 2015 è andato in Procura per denunciare il “sistema Montante”.


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