Da Zamparini a Tuttolomondo| "Svuotato" il vecchio Palermo - Live Sicilia

Da Zamparini a Tuttolomondo| “Svuotato” il vecchio Palermo

Maurizio Zamparini

Soldi spesi senza il via libera del giudice e mancata iscrizione in serie B: ecco su cosa si indaga

PALERMO – Finisce nel peggiore, e più prevedibile, dei modi la storia del vecchio Palermo. La “Us Città di Palermo” è stata dichiarata fallita dal Tribunale. Il capitolo giudiziario non è chiuso, però. Il fallimento dovrebbe innescare la contestazione di bancarotta fraudolenta. Un reato che prevede la reclusione da tre a dieci anni di carcere.

È probabile che si decida la modifica dei capi di imputazioni per chi, come l’ex patron Maurizio Zamparini, è già sotto processo per falso in bilancio e autoriciclaggio, ma anche che arrivino nuove contestazioni per i vertici di Arkus Network che subentrò all’imprenditore friulano. Sotto la guida di Zamparini il Palermo ha accumulato debiti per oltre 50 milioni con passaggi di denaro fra società del Gruppo che non hanno convinto gli inquirenti. Con l’arrivo dei Tuttolomondo è stata messa la pietra tombale sulla vecchia società.

Salvatore Tuttolomondo

Dissipazione e distrazione sono le due parole chiave. Ad inizio estate i Tuttolomondo non depositano la fideiussione necessaria per iscrivere la squadra al campionato di serie B. La società senza il titolo sportivo perde ogni valore. Il patrimonio potenziale, stimato in 21 milioni, viene depauperato.

E poi c’è il capitolo distrazione, e cioè la fuoriuscita di una parte dei beni dal patrimonio societario. Ad agosto Arkus Netwoprk chiede al Tribunale di accedere al concordato preventivo. Si tratta di uno strumento che la legge mette a disposizione dell’imprenditore, in crisi o in stato di insolvenza, per evitare la dichiarazione di fallimento attraverso un accordo che soddisfi anche solo in parte le richieste dei creditori. In questo caso si tratta di alcuni giocatori a cui non sono stati pagati gli stipendi di marzo, aprile, maggio e giugno 2019.

Quando la domanda per il concordato è già stata presentata in Tribunale Arkus esegue alcuni pagamenti in favore dei dipendenti, anche loro senza stipendio, e di alcuni professionisti, soprattutto avvocati, per un totale di 630 mila euro. Prima di pagare, però, avrebbe dovuto chiedere, e non lo ha fatto, il permesso al Tribunale. Ed è il motivo per cui è stata respinta la richiesta di concordato ed è stato dichiarato il fallimento. I nuovi vertici societari hanno “disperso notevoli risorse economiche, di ragionevole difficile recupero, depauperando il proprio attivo”. A nulla è servita la proposta della famiglia Zamparini di versare 10 milioni di euro in 48 rate. Soldi che, secondo il collegio, sarebbe bastati per un “pagamento falcidiato” dei creditori. Non avrebbero coperto la voragine nei conti certificata dall’amministratore giudiziario Giovanni La Croce. Agli atti resta come il tentativo estremo della famiglia Zamparini per evitare possibili guai futuri come l’aggressione del patrimonio.

La faccenda si sposta sul piano penale – e siamo all’ipotesi della bancarotta per distrazione – quando si scopre che 341.600 euro sono stati pagati in favore della Struttura srl a titolo di “anticipo contratto incarico professionale” per mettere a punto la richiesta di concordato preventivo. Un compenso che i giudici fallimentari (Gabriella Giammona, Giuseppe Rini e Flavia Coppola) definiscono “gravemente sproporzionato rispetto alla tariffa professionale di riferimento”. Struttura srl fa capo al Gruppo Arkus degli stessi Tuttolomodo, precisamente alla Sporting Network srl, titolare dell’intero capitale della Us Città di Palermo spa tramite la controllata Palermo Football Club spa. I Tuttolomondo non negano la circostanza. Anzi, la confermano e la giustificano in nome del rapporto fiduciario. Insomma si fidano solo di loro stessi.

Soldi ben spesi quelli pagati ad una società del gruppo? Il Tribunale è chiarissimo sul punto: Struttura srl “risulta essersi limitata a svolgere un mero ruolo di intermediazione rispetto alla scelta dei professionisti chiamati a redigere il piano”. L’accordo prevedeva che per la sola scelta degli avvocati il Palermo pagasse 560.000 euro a Struttura srl, duecento mila euro in più dei professionisti che materialmente dovevano redigere il piano. I conti non tornano e la Procura non ha mai smesso di indagare. Attendeva l’esito del processo fallimentare.

 


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