Il Capo, Giuseppe e la povertà | "Ma un giorno io sarò avvocato" - Live Sicilia

Il Capo, Giuseppe e la povertà | “Ma un giorno io sarò avvocato”

Il Capo e la scuola della pace della Comunità di Sant'Egidio. E una storia di speranza.

PALERMO- Il tribunale, con i suoi odori, con le sue storie, con le sue carte cariche di biografie, con le sue scale imponenti, è il sogno di Giuseppe. Ecco il nome che la sua amica educatrice ha scelto per proteggere quello vero e per raccontare la speranza.

Lui ha appena diciassette anni e vive al Capo. La mamma si spezza la schiena con le pulizie a casa degli altri. Il papà si arrangia con dei lavoretti. Giuseppe studia al liceo con un solo sogno: la toga. A Mila, che lo accompagna in un percorso di svolta, lo ripete sempre con gli occhi che brillano, il fiato corto e le guance rosse per l’emozione: “Te lo giuro, un giorno diventerò avvocato”.

Mila Consiglio, ventisette anni, dottoressa in Medicina, è l’anima gentile che coordina i volontari della Scuola della pace della Comunità di Sant’Egidio, piantata come un seme benigno nel quartiere. Da anni, ormai, invisibili operatori del bene sono lì: liceali, universitari e laureati. Da anni tentano di aprire strade nella città dimenticata che nessuno vede, eppure c’è.

“Noi facciamo doposcuola ai bambini – racconta Mila –, soprattutto agli studenti delle elementari. Siccome siamo tutti impegnati con il lavoro e con lo studio, ci si incontra in settimana per organizzarci e operiamo il venerdì e il sabato”. I bimbi del Capo sono intelligenti, vivaci e attenti, ma non sempre accade che in famiglia trovino qualcuno in grado di dare una mano con i compiti.

“Alcuni genitori – spiega la dottoressa Consiglio – sono rimasti indietro con gli studi, ma tutti sono felicissimi di portare i figli a scuola e da noi perché hanno capito che la cultura è una necessaria forma di promozione. L’esperienza è nata grazie alla bella testardaggine di due membri della comunità, Vincenzo Ceruso e Renzo Messina”.

Quei locali aperti sul disagio che non si rassegna sono un approdo essenziale. “C’è chi riesce ad avere le basi per accedere a percorsi professionali. C’è chi, come Giuseppe, vuole continuare a studiare perché coltiva quel sogno prezioso e deciso che è la sua ragione di vita. Lui è un ragazzo con grandi principi e valori. Noi lo aiutiamo e speriamo che possa andare avanti con l’Università. E’ come se avesse avuto esperienza di un nuovo orizzonte che lo ha affascinato e di cui si è innamorato”.

Non è semplice mettere insieme tutto. “Ma siamo spinti da una immensa passione per la nostra terra – conclude Mila -. Io, come tanti, vorrei riuscire ad affermarmi qui, senza il bisogno di andare via”.

“Andavo al classico, al Vittorio Emanuele – ricorda Vincenzo Ceruso – fu lì che nacquero il primo nucleo della Comunità di Sant’Egidio e il progetto della scuola. Don Pino Puglisi, che era nostro professore, ci incoraggiò molto”.

“La scuola della pace è stata la primissima opera della comunità – dice Renzo Messina -. L’esperienza di Sant’Egidio partì dai bambini dei quartieri popolari perché il desiderio di un cambiamento radicale di una società non può che partire dai bambini”.

Da anni c’è chi, in questa città ignota perfino a se stessa, cerca di piazzare trappole di felicità, lì dove occorrono. E quando qualcuno viene preso per amore non desidera più sottomettersi alle ombre. Come Giuseppe che vuole diventare avvocato e, ogni volta che lo dice, la voce gli si spezza, le guance si imporporano e gli occhi cominciano a viaggiare.

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