Rivolta delle vittime del racket |Nuova Cupola, 20 le parti civili - Live Sicilia

Rivolta delle vittime del racket |Nuova Cupola, 20 le parti civili

Al via l'udienza preliminare sulle inchieste sulle cosche mafiose di Palermo e provincia

PALERMO – Si è aperta con la richiesta di costituzione delle parti civili l’udienza preliminare del procedimento “Nuova Cupola” nato da due inchieste sulle cosche di Palermo e provincia che a dicembre e gennaio scorsi portò a 32 fermi. Gli imputati sono 62 e rispondono di mafia, estorsione, danneggiamenti e intestazione fittizia di beni. Oltre 20 le vittime del racket che hanno chiesto di partecipare al processo. Oltre alle vittime delle estorsioni hanno chiesto di costituirsi il Centro Pio La Torre, difeso dagli avvocati Francesco Cutraro, Ettore Barcellona e Anna Tirrito, i Comuni di Villabate Misilmeri e Ficarazzi, Sicindustria, la Fai, la Fondazione Caponnetto e Addiopizzo. Sulle richieste e sulle produzioni documentali di accusa e difesa il gup si pronuncerà all’udienza del 15 novembre. A rappresentare la Procura sono i pm Luise, Scaletta, Mazzocco, Brucoli e Spedale. L’inchiesta oltre a ricostruire vertici dei principali clan cittadini e affari delle cosche, ha svelato un tentativo di ricostruire la Commissione provinciale di Cosa nostra. (ANSA).

*Aggiornamento
“Oggi come ieri non è cambiato nulla, rifarei tutto e rifarei nuovamente questo percorso che è solo all’inizio: non mi interessa notare l’assenza di alcune istituzioni, mi spiace non siano presenti in aula tutte le parti offese. Il mio messaggio per questi mafiosetti è ben diverso, sono loro a doversi sentire a disagio in aula dietro le gabbie o in fondo all’aula, sono loro che sono le persone fuori luogo, io oggi mi sono sentito a casa mia, tra giudici, avvocati, forze dell’ordine, è questo l’unico modo per cambiare mentalità per far comprendere che noi tutti insieme siamo forti loro rimangono 4 mafiosetti senza futuro”, dice l’imprenditore edile Giuseppe Piraino, che filmò l’uomo che gli chiese il pizzo. Piraino era difeso dall’avvocato Marcello Montalbano: “La coraggiosa decisione di Piraino di non cedere al ricatto di Cosa nostra dimostra che il sacrificio di imprenditori palermitani come Libero Grassi non è stato vano”, afferma il legale.

 


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