La mafia e il mercato ortofrutticolo | "Terra di conquista per i criminali" - Live Sicilia

La mafia e il mercato ortofrutticolo | “Terra di conquista per i criminali”

Presentata la relazione della Commissione antimafia. Fava: "Un bottino di guerra per i malviventi"

VITTORIA (RAGUSA) – La consegna alla criminalità organizzata del mercato di Vittoria, le occasioni perse, le inefficienze amministrative e i problemi burocratici: è il quadro descritto dalla relazione della commissione antimafia dell’Ars sul secondo mercato ortofrutticolo più grande d’Italia, presentata questa mattina al comune di Vittoria. Il documento racconta gli interessi dei clan mafiosi intorno alla struttura e i problemi amministrativi che ne hanno permesso l’infiltrazione.

Un problema che parte da lontano, da più di trent’anni fa, quello del mercato ortofrutticolo di Vittoria. È a quell’epoca, si legge nella relazione della commissione antimafia presieduta da Claudio Fava, che a Vittoria si verificano 14 omicidi e le autorità giudiziarie iniziano a tenere sotto controllo la grande struttura in provincia di Ragusa. “Attorno al controllo del mercato e del suo indotto – si legge nel documento – si è sviluppato uno scontro criminale che ha visto protagoniste nello stesso territorio tutte le organizzazioni mafiose: Cosa nostra, il gruppo camorristico dei Casalesi, la ‘ndrangheta e la stidda“. Uno dei modi in cui si cercò di combattere l’infiltrazione mafiosa fu l’adozione di un protocollo di legalità per disciplinare le attività del mercato, ma che per Claudio Fava, presidente della commissione antimafia, è “rimasto un pezzo di carta”, perché avrebbe dovuto avere dei regolamenti attuativi che non sono mai arrivati.

Gli accessi incontrollati al mercato e la lunghezza burocratica nell’assegnazione di sei box sono altri due casi esaminati dal rapporto della commissione, significativi, commenta ancora Fava, di come “il controllo sul territorio passi attraverso le inerzie burocratiche”. Nel caso dei box il documento descrive le tre commissioni che si sono succeduto per decidere l’assegnazione di sei spazi di vendita senza mai concludere il lavoro, e il clima di paura in cui vivevano i dirigenti comunali addetti a occuparsi della questione. Ancora più critico l’accesso al mercato, che per anni è stato senza controlli e ha permesso, si legge ancora nel documento, l’ingresso di “determinate presenze che hanno finito per incidere concretamente e quindi illecitamente sulle dinamiche di domanda-offerta”. L’accesso non controllato al mercato avrebbe condizionato anche le attività di indotto, come il confezionamento e il trasporto dei prodotti.

Altri problemi esaminati dall’inchiesta della commissione ARS sulle attività mafiose sono la mancanza di un direttore del mercato, che per diversi motivi burocratici non è mai stato nominato e ha lasciato il controllo della struttura ai funzionari comunali; il ruolo “del tutto marginale” della commmissione che avrebbe dovuto vigilare sulle attività del mercato; l’acquisto per due milioni di euro di tabelloni elettronici per i prezzi che non sono mai entrati in funzione.

Un quadro che, racconta Claudio Fava, continua ancora oggi: “Il mercato ortofrutticolo è stato un bottino di guerra delle organizzazioni criminali per anni, ma noi stiamo raccontando una storia al presente, non al passato. Sul piano giudiziario c’è la condanna in primo grado dell’ex sindaco Giovanni Moscato per corruzione elettorale, mentre l’altro ex sindaco è ancora sotto processo. Siamo in presenza di indagini che ci dicono che è sempre in campo la voracità mafiosa, che fanno del mercato di Vittoria un territorio di conquista. Abbiamo preso in esame – continua Fava – la pervasività di Dominante-Carbonaro, famiglia che considera il mercato un oggetto naturale dei propri desideri. Carbonaro è quello che, scontata la pena, torna a Vittoria per organizzare i suoi traffici e smaltire la plastica delle serre con un pezzo di imprenditoria disposta a essere alleata di Cosa nostra. Sono fatti recenti che risalgono a ottobre scorso, dunque il mercato è una vicenda che continua ad avere un grado altissimo di allarme sociale”.


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