Il volto luminoso | di Liliana Segre - Live Sicilia

Il volto luminoso | di Liliana Segre

L’identità di una nazione, infatti, non si costituisce attorno a stendardi e a simboli agitati al vento, svuotati di ogni significato.

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Quanto è bella Liliana Segre? Quanto sono belli i volti dei nostri anziani? Liliana Segre appartiene a quella schiera di grandi italiani, che hanno avuto il merito di ricucire il tessuto sociale e culturale dell’Italia, in anni di grandi lacerazioni. Perché gli anziani fanno questo. Ti parlano di loro e ti dicono chi sei. Mentre richiamano alla mente i loro ricordi, ti fanno dono di una memoria. La loro storia è la tua, è la nostra, è quella di un intero popolo.

L’identità di una nazione, infatti, non si costituisce attorno a stendardi e a simboli agitati al vento, svuotati di ogni significato. E quella italiana, in particolare, non è un’identità basata sul sangue e sui confini, ma sulla cultura e sui ponti. L’ebraismo è una componente essenziale di questa identità italiana ed europea, come lo sono la memoria di Auschwitz e della Shoah. Il fascismo e il nazismo hanno tentato di mutilare questa identità. In Germania, fin dal 1935, tutti gli ebrei erano stati schedati e sui loro documenti era stampata una J per “Jude”. Le Leggi razziste del 1938, volute da Mussolini, isolarono gli ebrei italiani e prepararono i massacri del 1943-44.

Liliana Segre è stata una delle vittime di questa storia orribileIn seguito alle leggi razziali fu costretta ad abbandonare la scuola elementare e, nel 1944, dopo essere stata respinta con il padre al confine svizzero e incarcerata, venne deportata ad Auschwitz. Non era un’eccezione: 776 bambini italiani furono deportati nel campo di concentramento. Liliana sopravvisse insieme ad altri 25 bambini, mentre morirono il padre e i nonni paterni. Sulla sua pelle, porta impresso ancora oggi il numero che la identificava come appartenente ad una razza inferiore: 75190.

Per decenni ha custodito questa memoria, finché non ha iniziato a percorrere il paese, diffondendola nelle scuole e in mezzo ai cittadini. Un lavoro instancabile, per cui il Presidente Mattarella, nel 2018, l’ha nominata Senatrice a vita della Repubblica.

Oggi, a 89 anni, Liliana Segre è una dei pochi testimoni viventi di Auschwitz. Nel ruolo di Senatrice ha continuato a svolgere con ancora più forza la sua missione di testimone, contro l’antisemitismo e contro ogni forma di odio e razzismo nei confronti di tutte le minoranze, nello sforzo di “aiutare gli italiani di oggi a respingere la tentazione dell’indifferenza verso le ingiustizie e le sofferenze che ci circondano.  A non anestetizzare le coscienze, a essere più vigili, più avvertiti della responsabilità che ciascuno ha verso gli altri” (discorso al Senato, giugno 2018).

Indifferenza è parola desueta e spesso banalizzata, a cui Liliana Segre ha ridato nuovo significato. L’identità del nostro popolo, sembra dirci questa grande donna, non si costruisce sulla non-differenza, nell’incubo di un totalitarismo che annulla ogni pluralismo. L’identità è il sogno di un destino comune. “I vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni”, è scritto nella Bibbia. L’odio che si diffonde in rete e nelle viscere della nostra società, rischia di corrodere la vera identità del popolo italiano, che, nelle sue espressioni migliori, si è costituita intorno all’inclusione, alla cultura e alla mitezza.

La Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza, che la Senatrice Segre ha fortemente voluto e su cui il centrodestra si è incomprensibilmente astenuto, è anche un argine a difesa della nostra storia e della nostra memoria. Ha scritto lo storico Andrea Riccardi: “Le parole violente, le espressioni di odio, gli stereotipi antisemiti devono essere banditi da un linguaggio che sta diventando troppo aggressivo e fuori controllo. Infine va sempre ribadito il legame profondo tra la Chiesa, i cristiani e gli ebrei, “nostri fratelli maggiori”, come disse Giovanni Paolo II. Mai più gli ebrei devono essere lasciati soli, come avvenne nel 1938 in Italia con le leggi razziali, considerandole un fatto minore o transitorio”.

Dopo il voto in Senato, Liliana Segre ha ricevuto una scorta, a seguito delle continue minacce ricevute. È scritto nel Libro delle Lamentazioni “I volti degli anziani non sono stati rispettati” (Lam.5, 12).

Un popolo che non sa rispettare il volto luminoso di Liliana Segre, non porta rispetto verso se stesso. I numerosi di messaggi di insulti a lei indirizzati e che si riversano in rete – circa duecento al giorno –, non sono un fenomeno da sottovalutare, o da sminuire. Sono il segno di un pezzo di paese che ha perduto la propria dignità, ed è mosso solo dai sentimenti più meschini. Ma l’Italia si aprirà ad un orizzonte nuovo, solo se saprà far leva sulle sue risorse migliori: la capacità di fare rete, di valorizzare i corpi intermedi, di sviluppare il pluralismo, di unire cultura e lavoro, di includere e di generare.

In questo tempo, in cui “distilla / veleno una fede feroce” (Eugenio Montale), torniamo ad ascoltare le parole di una donna coraggiosa e ritroveremo speranza e futuro.

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