Dal Cas a Riscossione, all'Esa | Regione, tanti enti nel limbo - Live Sicilia

Dal Cas a Riscossione, all’Esa | Regione, tanti enti nel limbo

Dovevano essere chiusi, fusi, rilanciati. Ma in molti casi, dopo anni di annunci e promesse, non è cambiato niente

LA SICILIA IMMOBILE
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PALERMO – Sulla fusione fra Cas e Anas il governo regionale frena. Il tavolo tecnico per il passaggio di Riscossione Sicilia da Palermo a Roma è fermo. L’Esa sta per ricevere un maxi bonifico di 20 milioni di euro mentre di liquidazione dell’ente non si è più parlato. Le provincie, invece, rimangono commissariate fino ad aprile 2020.

Già qualche giorno fa LiveSicilia ha raccontato i primi due anni di lavori all’Ars a base di tanti documenti finanziari, molte “leggine” e poche riforme. A mancare però sono anche le riforme dell’amministrazione. Si parla di società partecipate, di enti sottoposti al controllo della Regione e di enti territoriali e a due anni dall’inizio del governo Musumeci sono ancora in una specie di limbo.

La fusione fra Cas e Anas

L’ipotesi di fusione fra il Cas, Consorzio autostrade siciliane, e l’Anas si allontana. Nel settembre 2018 l’esecutivo regionale aveva approvato una delibera che riprendeva un progetto già avviato dal governo Crocetta: quello di creare un soggetto unico per la gestione della autostrade siciliane a cui avrebbero partecipato sia il consorzio siciliano che la società di gestione delle infrastrutture nazionale.

Dopo un anno, però, sembrerebbe che non ci siano le condizioni per l’accordo. Il governo regionale, infatti, non è soddisfatto della gestione che Anas – ente nel frattempo travolto dalle recenti inchieste – ha fatto delle strade di sua competenza. Negativo sarebbe, inoltre, il giudizio sul comportamento dell’Anas per la ricostruzione del viadotto Himera. E così Palazzo d’Orleans sarebbe addirittura pronto a rilanciare in senso opposto, lavorando allo sviluppo del Cas. Per questo sarebbe al vaglio l’ipotesi di chiedere la gestione diretta della Ragusa-Catania, attualmente in mano ad Anas, appunto.

Riscossione Sicilia

Il passaggio a Roma dell’esattoria siciliana è bloccato. La liquidazione di Riscossione Sicilia non è stata disposta dall’attuale governo. Eppure questa decisione, nella scorsa legislatura, era stata votata anche delle forze di opposizione oggi alla guida dell’Isola. Nell’era Musumeci, l’Ars ha approvato una proroga al termine per il passaggio dei lavoratori e della funzione di Riscossione nell’Ader, l’Agenzia delle Entrate e della Riscossione. Un esito dovrebbe esserci entro il 31 dicembre 2020 ma il tavolo tecnico dopo l’inizio del governo Conte Bis non si è più riunito.

Stando a quanto filtra, i vertici dell’Ader sarebbero disponibili ad acquisire la Riscossione nell’Isola ma a patto che la Regione paghi i debiti esistenti. La situazione finanziaria dell’ente emergerà dal bilancio in via d’approvazione. La scorsa settimana in Commissione Bilancio i vertici di Riscossione hanno avuto un’audizione con la dirigente generale del dipartimento regionale delle Finanze Benedetta Cannata per l’applicazione della norma recentemente approvata dall’Ars per la compensazione dei debiti e dei crediti fra la società e la Regione.

Le sorti “del carrozzone della Prima repubblica”

Capitolo a parte merita l’Ente per lo sviluppo agricolo, quello che Musumeci, in un video del 19 giugno 2018 ha definito “l’ultimo vergognoso carrozzone della Prima Repubblica”. L’anno scorso la soppressione dell’ente era stata sottoposta all’Ars che però l’ha fatta saltare. Il video di Musumeci su Facebook è proprio di quel periodo. Dopo quel videomessaggio di Esa non si è più parlato e la soppressione dell’ente, fra gli obiettivi dell’attività amministrativa 2018, è sparita nel 2019.

“L’ente-carrozzone” nelle ultime settimane è tornato alla cronache per il debito multimilionario vantato nei confronti della Regione. Nella delibera per l’approvazione dei debiti fuori bilancio è infatti emerso che all’Ente per lo sviluppo agricolo spettano 19,9 milioni per via di una sentenza esecutiva del 2015. In essa il Tar ha stabilito il diritto dell’ente a ricevere il compenso per aver conferito alla Regione cinque immobili di sua proprietà perché poi passassero al Fiprs, il Fondo immobiliare pubblico della Regione Siciliana.

Adesso gli uffici regionali sono pronti al pagamento del dovuto. Con questi soldi l’ente deve assolvere ai suoi debiti ma potrebbe anche puntare a un rilancio. Intanto l’Esa non ha ancora un presidente mentre il dirigente generale, al momento opera in regime di proroga. All’orizzonte, però, non si vede né la soppressione né il rilancio.

L’Irca e gli Iacp

Durante il collegato alla finanziaria del 2018 è passata invece la riforma, ancora non avviata, per la creazione di “un polo del credito agevolato”, l’Irca, l’Istituto che metterà assieme l’ente per il credito agevolato alle cooperative, l’Ircac e la Crias, l’ente per il credito agli artigiani. Lo scorso settembre la giunta ha approvato il regolamento d’esecuzione, dopo un lungo processo di formazione dell’atto. Dopo due mesi l’ente non è partito ma in questo caso si sarebbe in dirittura d’arrivo.

Sempre un anno fa, durante la discussione della Finanziaria bis, invece, è stato bocciato l’articolo che prevedeva la messa in liquidazione degli Iacp, Istituti autonomi per le case popolari, per la creazione dell’Agenzia della Casa. Nel frattempo il governo ha provato a nominare gli organi degli Iacp ma le designazioni sono saltate a causa della bocciatura della commissione Affari istituzionali dell’Ars. Da quel momento l’esecutivo si limita a rinnovare le nomine dei commissari: l’ultima volta pochi giorni fa. Palazzo d’Orleans non ha rinunciato a portare a casa la riforma degli Iacp e per questo, a fine settembre, la giunta ha varato un apposito ddl. Il testo così ha appena iniziato il suo percorso a Palazzo dei Normanni e la riforma è ancora lontana.

Le ex Province ancora commissariate

L’altra riforma mancata del governo Musumeci è quella delle ex province per cui si voterà nell’aprile 2020. A onore del vero occorre dire che il governatore ha provato a far tornare l’elezione diretta degli enti locali provinciali ma la norma è stata impugnata ed è stata bocciata dalla Consulta.

L’esecutivo ha convocato le elezioni di secondo livello ma l’Ars le ha fatte saltare con un voto. Il governo ha così presentato un emendamento perché si votasse a ottobre 2019 ma alla fine di una lunga discussione a Sala d’Ercole e il presidente della Regione ha deciso di ritirare la proposta. Il piano era quello di presentare un autonomo ddl sul tema così da far celebrare le elezioni dopo che fosse risolta la crisi finanziaria degli enti. Dopo mesi, accade così, che le maggiori difficoltà economiche sembrano superate. Le province, però, restano in mano ai commissari, che detengono gli enti ormai da sette anni. Insomma, anche in questo caso, è la storia di una Sicilia immobile.


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