"Rifiuti, servono gare trasparenti| La riforma migliorerà il sistema" - Live Sicilia

“Rifiuti, servono gare trasparenti| La riforma migliorerà il sistema”

Intervista ad Alberto Pierobon. "Comuni esposti al rischio infiltrazioni, non garantiscono riduzione dei costi".

L'intervista
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7 min di lettura

Assessore Alberto Pierobon, i fatti di cronaca con l’indagine sul Comune di Casteldaccia hanno riportato l’attenzione sulla giungla degli affidamenti dei servizi di raccolta dei rifiuti nei Comuni. Si tratta di un business enorme di cui poco si parla, a differenza di quello delle discariche su cui spesso è concentrata l’attenzione…

“Sì, ma non bisogna guardare i servizi raccolta, trasporto e impiantistica in maniera separata. Senza entrare nel merito dell’inchiesta che non conosco, per mia esperienza, come avviene anche in altre regioni, sono tutti vasi comunicanti”.

Sulla raccolta però si è in presenza di una frammentazione che riduce il sistema a un colabrodo, no?

“Esatto”.

Il rischio di infiltrazioni alla luce di questa frammentazione è molto più alto?

“Servono le gare di evidenza pubblica, con la conoscenza del servizio, oltre il dato formale. Lo abbiamo detto e ribadito. Nel Piano rifiuti è scolpito con criteri che stabiliscono che siano le autorità d’ambito ad affidare, ad esempio, il trattamento dei propri rifiuti agli impianti tramite gare secondo Anac”.

Avete idea di quanti siano i casi in cui si procede ad assegnazioni con procedure emergenziali, senza gara o con proroghe?

“Il dipartimento ha tutte le ordinanze, non credo che riesca a controllarle in toto ma a campione. Più a monte abbiamo ribadito la griglia che dovrebbe rendere le ordinanze eccezionali, residuali. Se ci sono necessità, caso per caso si procede. Ci sono ancora situazioni simili, a macchia di leopardo. Tutti devono responsabilizzarsi e attivarsi secondo competenza. Prima la coperta alle situazioni derogatorie veniva stesa con ordinanza presidenziale per tutta l’Isola, adesso devono responsabilizzarsi i territori”.

Sta dicendo che il ricorso a questo tipo di procedure è più contenuto rispetto al passato?

“Sì, certamente. Abbiamo fatto l’anno scorso una circolare molto organica su questo. Ma tutto è collegato, dicevo. Se l’impianto di conferimento aveva deroghe, e se poteva accettare un rifiuto qualitativamente con meno prestazioni, il raccoglitore poteva permettersi di fare un servizio diciamo più discrezionalmente, con standard minori e crearsi delle economie nella sua gestione”.

Ma perché si ricorre all’emergenza?

“Qualcuno mi dice che sono costretti perché alle gare non si presenta nessuno. Ma anche questo è un elemento che riguarda la polizia giudiziaria più che la pubblica amministrazione. Quello che da giugno e da ultimo a settembre ho ribadito è un protocollo qualitativo per il conferimento del rifiuto negli impianti”.

In base a questa novità soltanto chi può offrire un servizio di qualità può aggiudicarsi la gara di raccolta e trasporto?

“Diciamo almeno chi lo fa a regola d’arte. E comunque il protocollo porta obiettività e meno discrezionalità a tutti”.

E che ne è di questo protocollo?

“E’ una proposta, un mio contributo. L’ho inviata anche ai Prefetti e attendo riscontri da altri enti”.

Chi?

“L’Arpa, gli uffici, i liberi consorzi, le Srr che devono dare il loro contributo per rendere più obiettiva e meno discrezionale anche la fase di ammissibilità del rifiuto in un impianto di trattamento, trasporto compreso, il casus belli è stato Bellolampo che si vedeva respinti i carichi da due discariche private”.

Come si vuole intervenire?

“È uno dei tanti aspetti su cui abbiamo acceso i riflettori sin dal mio insediamento. Ho trovato un settore nel caos sotto tutti i punti di vista, dove l’emergenza era la regola e ogni Comune si muoveva praticamente per conto suo sulla base di provvedimenti straordinari. Questo governo ha responsabilizzato dal basso i territori e avviato un’operazione trasparenza necessaria. Lo scorso maggio è terminata l’ultima ordinanza del presidente della Regione e dopo 6 anni è formalmente terminata la gestione straordinaria. Ora sono gli enti locali ad assumersi la responsabilità e questo ha accelerato e portato alla luce diversi processi. Sulla differenziata e nell’impiantistica abbiamo ottenuto dei passi avanti, ma le autorità d’ambito non sono mai entrate realmente o totalmente in funzione e questo è un problema”.

Qual è la situazione al momento?

“Abbiamo un settore frammentato, con oltre 50 gare aggiudicate anche per singoli Comuni o piccole aggregazioni e decine di affidamenti diretti. I Comuni che affidano il servizio si espongono al rischio di infiltrazioni e non garantiscono una riduzione dei costi. Lo scorso anno dicevo che siamo intervenuti con una direttiva a tutti i Comuni specificando e chiarendo i presupposti al ricorso alle ordinanze ex 191 che devono essere limitate nel tempo e usate solo in taluni casi eccezionali. Abbiamo monitorato la situazione che crea a cascata tutta una serie di problemi anche al personale che spesso subisce la natura precaria di questi affidamenti”.

Cosa prevede il piano rifiuti per arginare fenomeni illeciti?

“Con il piano rifiuti, fuori dagli schiamazzi dei confusionari di turno, abbiamo messo ordine al settore e garantito quella trasparenza che non c’era. Mancavano persino i dati dei flussi dei rifiuti, non si aveva una idea chiara delle istanze e delle autorizzazioni, era una giungla che rendeva vuota qualsiasi tipo di programmazione. Anzi copriva l’anarchia burocratica. Abbiamo fissato dei criteri e delle regole nella gestione, dando priorità alla differenziata e agli impianti pubblici. Il piano crea anche degli argini concreti e immediati contro le speculazioni. Non si possono respingere o bloccare a priori senza motivo le istanze di nuovi progetti, ma chi realizzerà un impianto deve sapere che potrà trattare i rifiuti solo previa procedura pubblica, dunque non sarà certo di alimentare automaticamente i propri impianti coi rifiuti. Il privato comunque non va demonizzato, bisogna dialogare se vogliamo garantire gli investimenti in Sicilia, ma il settore dei rifiuti va riequilibrato perché i privati incidevano per un buon 80 per cento e vanno stabilite delle regole nell’interesse pubblico”.

Come migliorerebbe la situazione il ddl di riforma che si è bloccato all’Ars?

“La riforma interessa invece la governance del settore. In sostanza allinea la Sicilia al resto d’Italia. Secondo la normativa statale e comunitaria deve esserci una autorità d’ambito con poteri di regolazione e controllo, e un gestore che può essere pubblico, società mista o privato, ma individuato sempre tramite gara. In Sicilia questi meccanismi sono venuti meno ed è stato un disastro. Il ddl non fa altro che recepire le indicazioni di Anac, Corte dei Conti, governo nazionale, che da anni segnalano queste storture”.

Come?

“Intanto gli enti di regolazione saranno enti pubblici. In Sicilia, a differenza del resto d’Italia, la Regione aveva configurato gli enti di governo come società con gli Ato e poi con le Srr che hanno mantenuto la forma privatistica. Questo ha ostacolato anche i compiti di controllo e vigilanza della Regione, senza poi dire che sbandierando il codice civile si continua a opporsi alla liquidazione dei vecchi enti e a gestire in modo più discrezionale. Mettiamo fine anche all’era degli Aro, cosi come suggerito dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato, che hanno moltiplicato i centri decisionali e di costo”.

E quale modello subentrerebbe?

“Uno che offre maggiore trasparenza. La frammentazione del sistema era stata censurata da Anac e Corte dei conti. Quindi la nostra è una spinta centripeta, in chiave di razionalizzazione e di responsabilizzazione. Introducendo l’Ada, l’Ambito territoriale ottimale, nove al posto alle 18 Srr. E lì è chiaro che i controlli sono accentrati. Gli Ato gestiscono la tariffa, non più affidata al comune, questo va a risintonizzare tutto. Non solo, possiamo fare delle comparazioni tra i servizi di un ambito e di un altro, con delle analisi che migliorano l’operatività degli Ato. Di certo questa situazione attuale a pulviscolo non va bene, è come alzare la polvere e non vedi più niente”

In attesa che la riforma si sblocchi all’Ars cosa pensate di fare?

“Intanto ho chiesto all’Anci di fare assieme un incontro sulla nuova tariffa rifiuti. Per fare conoscere ai Comuni le opportunità, le luci e le ombre di questi sistemi. Vorrei lasciare una traccia seria su questo. Il Nord ha le grandi utilities. Il Sud con questa situazione a pulviscolo non può che soccombere. Dobbiamo evitare che il divario Nord-Sud aumenti e tenere sotto controllo tutto il sistema di funzione e di gestione dei rifiuti”.

 


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