Antimafia, l'inchiesta sui rifiuti| Riflettori su due comuni sciolti - Live Sicilia

Antimafia, l’inchiesta sui rifiuti| Riflettori su due comuni sciolti

L'indagine sta approfondendo i casi di Siculiana e Scicli. Ieri sentita Lo Bello

Prosegue la lunga indagine dell’Antimafia dell’Ars sui rifiuti. Ieri c’è stata l’audizione dell’ex assessore regionale Mariella Lo Bello, dopo le audizioni dell’altro ieri incentrate su Terrasini e Motta Sant’Anastasia. È un argomento gigantesco quello che l’inchiesta sta affrontando. Nel quale emergono tanti tasselli di un gigantesco puzzle ricco di ombre, scelte per lo meno sfortunate e una sorta di maledizione che per lunghissimo tempo ha portato la Sicilia su sentieri molto lontani da pratiche virtuose.

E tra i temi su cui si sta scavando c’è anche quello sempre di attualità dello scioglimento dei comuni. In particolare, due storie diverse con più di un elemento in comune. Si svolsero in anni diversi e in due zone distanti, Siculiana e Scicli. Ma presentarono alcune analogie. Così ritiene la commissione Antimafia dell’Ars, che indaga sul sistema dei rifiuti in Sicilia, e che le sta approfondendo in parallelo, per capirne di più di quelle coincidenze. Entrambi i comuni, infatti, vennero in periodi diversi sciolti dal Consiglio dei ministri per mafia. In entrambi i casi, le indagini penali sugli amministratori finirono in un nulla di fatto. E in entrambi i casi, le amministrazioni mandate a casa si erano messe di traverso alla realizzazione o all’ampliamento di impianti legati ai rifiuti.

Il comune di Siculiana, nell’Agrigentino, venne sciolto nel 2008 e la gestione commissariale fu prorogata nel 2009, quello di Scicli, nel Ragusano, nel 2015. I commissari della commissione parlamentare presieduta da Claudio Fava hanno sentito in queste settimane gli amministratori e i tecnici di allora e anche i comitati civici. A Siculiana, sindaco e dirigenti finirono sotto inchiesta per abuso d’ufficio e concorso esterno in associazione mafiosa ma vennero assolti dal gup di Palermo nel 2012. Nel frattempo, il comune era stato sciolto dal governo, anche a seguito di un’altra inchiesta che aveva coinvolto altri soggetti. L’allora sindaco di Siculiana Giuseppe Sinaguglia aveva ricostruito questi eventi quando era stato sentito anche dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. L’amministrazione era entrata in conflitto con la ditta Catanzaro (uno dei titolari è l’autosospeso presidente della Confindustria siciliana) in merito alla discarica gestita da quest’ultima. A Scicli, lo scioglimento si verificò nel 2015. Nelle pagine che motivarono la decisione del governo, su proposta del ministro dell’Interno Angelino Alfano, si parlò di “concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti e indiretti degli amministratori locali con la criminalità organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi”. L’ex sindaco Franco Susino fu assolto nel procedimento penale. “È inaudito che l’imputazione abbia superato il vaglio dell’udienza preliminare”: così si leggeva nelle motivazioni a sostegno della sentenza del Tribunale di Ragusa che lo prosciolse con formula piena. Il Consiglio di Stato intanto confermò la legittimità dello scioglimento. Anche nel comune del Ragusano l’amministrazione uscita di scena aveva intrapreso un braccio di ferro sulla possibilità di realizzare di una discarica a Truncafila (non fu mai realizzata) e di un impianto per il trattamento di rifiuti pericolosi Acif in contrada Cutuli. C’erano state anche altre inchieste all’epoca e un’interrogazione parlamentare del senatore Beppe Lumia ad aprile 2015 aveva chiesto al ministro dell’Interno quali azioni si intendesse mettere in atto per difendere la legalità nella zona e a quale stadio si trovi l’avvio del procedimento di valutazione dello scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Scicli.

“Nel momento in cui si apre un conflitto tra comune di Siculiana e privati esplode improvvisamente il bubbone mafioso – ha ricostruito Fava a Livesicilia il mese scorso -, con un’inchiesta che poi si risolverà in un nulla di fatto. Nel frattempo però il comune era stato sciolto. Una situazione analoga si è verificata a Scicli”. Intanto, l’indagine dell’Antimafia dell’Ars è andata avanti anche con l’acquisizione di tutta la documentazione relativa alle due vicende. “Potrebbero essere solo coincidenze, vogliamo capire meglio”, spiega Fava.

Ma questo è solo un piccolo pezzo dell’inchiesta con cui i commissari dell’Ars stanno passando in rassegna il complesso sistema dei rifiuti in Sicilia degli ultimi vent’anni, sentendo ex assessori, ex governatori, dirigenti regionali. Ieri nel corso di una lunga audizione l’ex assessore regionale Mariella Lo Bello è stata sentita sulle vicende legate all’assessorato al Territorio e Ambiente, sulle divergenze di vedute che si registrarono in quella stagione tra il suo assessorato e l’allora assessore ai Rifiuti Nicolò Marino in particolare sulla discarica di Siculiana, ma anche sugli equilibri politici nella stagione dei governi di Rosario Crocetta e sui rapporti tra politica e burocrazia. Un pezzo dell’indagine sta incrociando alcuni contenuti già toccati dalla commissione nel corso dell’indagine sul così detto “Sistema Montante”, ma i fatti oggetto dell’attenzione dei commissari affondano le origini già negli anni dei governi Cuffaro e arrivano ai giorni nostri. Si va dal grande affare, saltato, dei quattro mega termovalorizzatori, ai ritardi nell’avvio della differenziata con il conseguente record di conferimento in discarica, un enorme business per imprese private, alle vicende legate a burocrazia e autorizzazioni che sono state oggetto anche di procedimenti penali, fino al grande caos dei servizi di raccolta nei comuni, altra giungla che spesso e volentieri finisce nelle cronache giudiziarie.

 


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