Santità, un ci fu niente: | pigghiamunni u' cafè - Live Sicilia

Santità, un ci fu niente: | pigghiamunni u’ cafè

Ve l'immaginate la scena dello schiaffetto a Palermo?

Manovra a Tinaglia
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2 min di lettura

Anch’io ho provato un moto di istintiva, autentica, solidarietà e simpatia per la reazione di Papa Francesco. Un episodio che lo ha umanizzato, come in tanti hanno giustamente osservato.

Guardate che questo effetto di farlo sentire “uno di noi” è molto meno banale e scontato di quanto possa apparire. Mi ricordo che, da ragazzino, mi ritrovavo spesso ad immaginare il Papa (erano i tempi del “Papa buono”, Giovanni XXlll, di cui mia madre era devotissima) alle prese con i gesti più normali della nostra quotidianità -tipo andare in bagno, tanto per non girarci intorno- e, puntualmente, la mia immaginazione si infrangeva contro un muro. Arrivavo alla fatale conclusione che doveva trattarsi di uno scenario del tutto improponibile. Proprio sul piano fenomenico, intendo. E dire che mi rendevo conto che ad essere improponibili, erano solo le mie sgangherate conclusioni. Mi accadeva la stessa cosa con la Regina Elisabetta.

Vabbè, a questo punto, ve la dico tutta. Anche con i miei genitori. Li immaginavo asessuati, anche se avevo ben presente che almeno qualcosina dovevano pur aver combinato.

Devo pure dire che soltanto dopo, in seconda battuta, mi sono messo nei panni della fedele che ha strattonato il Pontefice. Credo che dipenda dalla mia genetica propensione a trovare argomenti di difesa anche di fronte a situazioni oggettivamente difficili. E mi sono reso conto che ogni commento, post, tweet di solidarietà per il Papa, non poteva che tradursi in una vera e propria stilettata per la impetuosa donna. Chissà cosa provava, il suo senso di vergogna immortalato da un implacabile Truman Show.

Eppure, a volerci pensare, si è trattato di un peccato, tutto sommato, veniale. Toccare, anche a costo di strattonare, o comunque provarci, è cosa che fanno tutti i fan con le pop star nei concerti. Anche i giornalisti, per dire. Quando, nella ressa delle interviste, ficcano i microfoni nelle gengive del politico di turno al termine di una delle tante verifiche, o gli assestano involontari colpi di telecamere. Non è la stessa cosa, siamo d’accordo. Però le somiglia.

Chiudo. Ho provato ad immaginare cosa sarebbe successo alla fedele, se l’episodio si fosse verificato qui da noi. A Palermo. Al “Capo” o a “Ballarò”. Papa Francesco che passeggia benedicendo la folla, e lei, la fedele delle nostre latitudini a strattonarlo. A Roma se l’è cavata – si fa per dire – con un buffetto, ed un tiro al piccione mediaticamente planetario. Sono portato a pensare che, qui da noi, forse le avrebbero dato il resto delle “timpulate”. Gli altri fedeli, dico. Oppure l’avrebbero travolta con un coro di “ma chi m… combini?”

Ma durava un minuto. Poi sarebbe arrivato, con la sua carica catartica e autenticamente riappacificante, un anonimo, immancabile, “Santità,(oppure Ciccioooo) “un c’è niente, pigghiamunni u’ cafè”.


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