I traghetti della vergogna| Il giudice: "Inciviltà a bordo" - Live Sicilia

I traghetti della vergogna| Il giudice: “Inciviltà a bordo”

L'inchiesta svela il lato indecoroso della mobilità via mare in Sicilia. Tutti i nomi degli indagati

PALERMO – È una questione di inciviltà, ancor prima che da codice penale. Disabili, anziani, donne incinte o con passeggini al seguito, a bordo delle navi per le isole minori, non possono andare neppure in bagno da soli. Devono farsi aiutare da qualcuno. Intere aree sono off limits. Figuriamoci che cosa accadrebbe in caso di incendio e naufragio, quando bisogna abbandonare in fretta le navi che diventerebbero trappole.

L’inchiesta della Procura di Messina svela il lato indecoroso della mobilità via mare in Sicilia. Non che vada meglio sui treni o in macchina, ma il sequestro blocca le navi Pace, Caronte e Ulisse.

Gli indagati sono cinque: Sergio La Cava, amministratore delegato della Navigazione Generale Italiana, il consigliere di amministrazione Luigi Genchi, il presidente della Caronte & Tourist Isole Minori, Vincenzo Franza e l’amministratore delegato Edoardo Bonanno.

L’inchiesta è partita dalla Procura di Palermo che ha ricevuto l’esposto della Traghetti per le Isole, società che nel 2015 aveva partecipato alla gara bandita dalla Regione, uscendone sconfitta. Riteneva, però, che fossero state commesse delle irregolarità. Il fascicolo è prima passato per competenza alla Procura di Barcellona Pozzo di Gotto e infine a Messina. È nella città dello Stretto, in particolare nel momento in cui in una banca messinese sono stati accreditati i pagamenti dei contributi regionali, che il reato sarebbe stato consumato.

Il collegamento Trapani-Isole Egadi, come previsto dal bando regionale per il 2015-2020, andava effettuato con navi in grado di garantire la sicurezza delle persone con mobilità ridotte: anziani, disabili, donne incinte e con bambini piccoli.

Secondo la Procura di Messina, sulla base di una serie di ispezioni, il traghetto Pace non è idoneo al trasporto. I controlli hanno funzionato: la Capitaneria di Porto di Messina ha sottolineato più volte, anche al ministero dei Trasporti, che la nave non garantisce gli standard di sicurezza. La compagnia è stata invitata a mettersi in regole. Nulla ha fatto.

Il ponte di imbarco, i servizi igienici e le parti di aggregazione comune erano e sono di accesso difficile, e in alcuni casi impossibile, per le persone che hanno difficoltà di deambulazione. Eppure la compagnia di navigazione in fase di presentazione dell’offerta di gara aveva sostenuto di avere tutte le carte in regola.

Da qui l’ipotesi di falso che non è l’unico reato contestato. C’è anche la frode nella pubblica fornitura che viene contestata nel caso in cui all’inadempimento contrattuale si aggiunga anche la malafede, “la presenza di un espediente malizioso o di un inganno” per fare credere di essere in regola.

All’ennesimo richiamo la compagnia ha sostituto la nave Pace con i traghetti Caronte e Ulisse che però, secondo una i consulenti della Procura, hanno gli stessi problemi strutturali.

“Negli anni, nonostante le carenze, non è successo alcun dramma infausto ma – si legge nel provvedimento di sequestro- … sono a rischio, sono in gioco, sono discriminati disabili e persone in genere a mobilità ridotta. C’è il rischio per eventi rari ma ipotizzabili e possibili – incendio, naufragio – e di messa in pericolo della vita di queste persone e solo un sequestro può impedire ciò”.

La gravità delle omissioni dei lavori necessari – si legge ancora – è data dalla enorme quantità dei guadagni”: cinque milioni di euro tra biglietti e contributo della Regione.

Prima delle cifre e delle ipotesi di reato, come sottolinea il gip Salvatore Mastroeni, si deve parlare di “inciviltà”. Gli addetti alle navi, sentiti come testimoni, dai finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo e Messina hanno raccontato le difficoltà che un disabile incontra per andare in bagno tanto che ritengono necessario che la “biglietteria limiti l’ingrasso di un disabile a nave”. Una discriminazione, un gesto di inciviltà, ancor prima che un reato.


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