La musica dolce | dell'ultima giostra - Live Sicilia

La musica dolce | dell’ultima giostra

Perché nessun ponte si può davvero rompere

Garofalo all'occhiello
di
4 min di lettura

Improvvisamente le venne in mente la giostra. Quella di quand’era bambina. Senza alcuna spiegazione, così, come lo squillo di una telefonata gradita; come il campanello di casa che suona, annunciando la visita inaspettata di qualcuno che non si vede da chissà quanto. La giostra e i suoi colori, i suoi campanelli, i suoni elettronici, le musichette allegre e ridicole.

Sarà stato il contrasto con la realtà; Anna si trova accanto al letto di suo padre da un tempo che non riesce più a misurare. “Papà, che c’è? Vuoi qualcosa? Vuoi un po’ di pastina? Oggi non hai mangiato niente!”. Il tempo non è che un alternarsi ripetitivo e stancante di giorno-notte, poi di nuovo giorno, poi ancora notte. Uno scandire ridondante di momenti tutti uguali; un avvicendarsi monotono delle stesse facce, poche: la fidatissima Katia (se non ci fosse lei!), il portiere per la spazzatura, il ragazzo del supermercato, affettuosissimo – quello lì, come si chiama – Kami, si, ecco, Kami. Nessun altro.

E adesso senza motivi apparenti le viene in mente la giostrina di quand’erano bambini, lei e il fratellino Sandro, insieme a papà. Le sembrava enorme, allora, con quelle macchine coloratissime, i cavalli, i missili spaziali. Girava, ed era il ripetersi periodico di papà che saluta sorridendo; girava, ed era le voci degli altri bambini nelle altre automobiline, del tipo in biglietteria, le musichette allegre e ridicole. Girava, ma percorreva una strada lineare, sempre nuova, sempre diversa, che portava nel mondo reale, desiderato, quello felice. Senza mai raggiungerlo.

Sandro aveva rotto i ponti con lei e con tutti. Sandro era riuscito a svuotare di senso la parola “fratello”, con lei e per lei. Sandro era la più grande delusione per Anna: una vita tra i giochi dell’infanzia si era trasformata nella sua amarezza più dolorosa. “Rompere i ponti”: che stupidaggine, che falsità. Cosa significa “rompere i ponti”? Un ponte unisce due rive distanti, che si guardano l’una di fronte all’altra percorrendo due strade parallele e che potrebbero ignorarsi, se non fosse per lui; il fiume le divide, il ponte le unisce. Si rompe il ponte, ed ecco, le due rive adesso si ignorano davvero. Ma è proprio così? Sotto il letto del fiume le due rive si toccano sempre, sono unite, non si sono mai separate! Il fiume non lo sa; e forse non lo sanno nemmeno loro, le rive, che non si staccheranno mai nel profondo!

Anna sta con suo padre; è gravemente ammalato, sta sempre peggio, ha la sorte segnata. Il tempo che passa gira come in una giostra infelice, questa volta, che va in senso lineare, con una destinazione grigio scuro, verso un paese nebbioso. Quelli dell’assistenza domiciliare – che persone straordinarie, angeli! – le hanno detto che il suo ruolo è quello del “care giver” per suo padre; le hanno anche detto che questo è un ruolo difficile perché deve prestar cura a papà, ma ha anche lei il bisogno di esser accudita, e che loro sono qui per questo, e che non deve sentirsi sola…

Ma continua a soffrire, al capezzale di papà che è impossibile che si trovi così, adesso. Lui non parla più da alcuni giorni. Pare che dorma sempre, per via degli occhi chiusi e dei movimenti minimi delle mani. Chissà se sente. Chissà se capisce. Anna ne è convinta: sente e capisce; le pare impossibile che la mente brillante di papà, quella sua spiccata presenza, quel suo senso dell’umorismo, non le stiano nascondendo il suo ennesimo scherzo. “Mi senti, papà? Dai, che mi senti!” Poi, sconsolata, ritorna con gli occhi al libro, poggiato sulle ginocchia.

Katia al telefono, Katia in cucina, Katia in farmacia. Quando suona il campanello Katia andrà ad aprire. Katia torna nella stanza dove c’è Anna con papà e spezza il silenzio: “È suo fratello!”, con un’espressione di meraviglia. Quando fratello e sorella sono uno davanti all’altra ritorna il silenzio. Si guardano con gli occhi del dolore. “Adesso vieni?” Sandro non risponde. Poi si accosta a suo padre. Si siede accanto a lui e lo guarda tutto; le mani, le faccia, la coperta che ammanta un corpo smagrito. Il padre nel viso ha una smorfia che non sembra di sofferenza: Anna e Sandro giurerebbero che adesso sta sorridendo, forse. “Guarda che sente, sai? Capisce tutto!” E adesso sembra che tutti i rimpianti, i rancori, le tristissime amarezze del passato, quelle stupide ragioni che andrebbero dimenticate, e che ogni tanto riemergono, adesso possono davvero essere seppellite una volta e per sempre. Lui sente, capisce, vede. Forse. O forse no.

Ma Anna e Sandro adesso si abbracciano. Sono tornati nella giostra.


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