Blitz a Belmonte Mezzagno FOTO| "In carcere il nuovo capomafia" - Live Sicilia

Blitz a Belmonte Mezzagno FOTO| “In carcere il nuovo capomafia”

Quattro arresti. C'è pure la vittima di un tentato omicidio. Un avvocato chiese un favore al boss

NEL PALERMITANO
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PALERMO – Il suo nome c’era già nell’elenco degli indagati del blitz Perseo, che nel 2008 azzerò la mafia di Palermo e provincia.

Salvatore Francesco Tumminia avrebbe atteso il suo turno fino a diventare il nuovo capomafia di Belmonte Mezzagno. Sarebbe succeduto a Salvatore Sciarabba e Filippo Bisocnti, entrambi arrestati nel dicembre 2018.

Tumminia finisce in carcere insieme ad altre tre persone in un’operazione dei carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale, coordinati dalla Dda, che fotografa gli assetti recenti della mafia del potente mandamento della provincia. Un mandamento scosso da tre recenti fatti di sangue: due omicidi e un tentato omicidio.

L’arresto di Filippo Bisconti e Salvatore Sciarabba ha tolto il tappo. L’8 maggio scorso furono usate due armi per assassinare Antonio Di Liberto. Sei colpi esplosi frontalmente con una pistola calibro 7.65 mandarono in frantumi il parabrezza della Bmw e uno raggiunse il commercialista alla testa. Quindi un killer imbracciò il fucile, si avvicinò alla macchina e mirò al fianco e al collo. Nessun testimone in via Umbria, una strada senza uscita con una sola via di fuga. Di Liberto, fratello dell’ex sindaco Pietro, commercialista incensurato, era cugino di secondo grado di Bisconti (la nonna materna è sorella del papà del boss Bisconti).

Lo scorso gennaio toccò a Vincenzo Greco, raggiunto mentre era a bordo di un Mitshubishi Pajero che percorreva Portella Paglia. I killer lo affrontarono frontalmente. Con una mira da cecchino lo colpirono al volto con una pistola calibro 9X21. Forse cercò si scappare a piedi, visto che lo sportello lato passeggero era aperto. Un tentativo stoppato con altri colpi sparati dal finestrino lato guida. Infine, il killer si spostò dal lato del passeggero per colpire Greco alla testa.

Tra gli arrestati della notte c’è anche Giuseppe Benigno che il 2 dicembre ha rischiato di morire. I killer lo hanno abbordato in via Kennedy, strada come sempre parecchio trafficata. Hanno sparato nove colpi di pistola, due hanno raggiunto Benigno all’altezza della scapola, ma l’uomo è stato in grado di proseguire la corsa al volante della sua Bmw Serie 3 fino all’ospedale Civico di Palermo. 

Benigno, di professione imprenditore edile, incensurato, è parenti di gente che conta in Cosa Nostra. Il suo nome era finito nelle informative e nelle intercettazioni dei carabinieri. Ad esempio accompagnò Filippo Bisconti a Catania quando nel 2016 ci fu un importante incontro di mafia. Dopo il tentato omicidio si era trasferito a Piubega, un comune in provincia di Mantova dove è stato rintracciato dai militari del Reparto operativo. Gli viene contestata la partecipazione a Cosa Nostra.

Tumminia, finito stamani in carcere, non è indagato per i tre fatti di sangue che, però, sono avvenuti in una stagione in cui avrebbe detenuto lui il potere. Un potere esercitato a cominciare dall’imposizione del pizzo. Di Tumminia si parlò nel 2008 quando fu intercettato in macchina mentre un altro Bisconti, Salvatore, gli confidava il nuovo organigramma mafioso.

Ora si era preso il potere. Dalle indagini è emersa la richiesta che un avvocato penalista ha rivolto al capomafia per fargli riscuotere la parcella che un cliente da anni non voleva pagare; l’invito di un artigiano e fratello di un mafioso ad intervenire affinché venisse esonerato dal pagamento del pizzo (la richiesta sarebbe stata avanzata da Stefano Casella e Antonino Tumminia, arrestati nella notte); era Tumminia a decidere chi dovesse lavorare fra i forestali stagionali del Dipartimento sviluppo agricolo.

Per Antonino Tumminia e Stefano Casella si tratta di un aggravamento di misura cautelare perché avrebbero violato delle prescrizioni.

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