"Pascoli? Qui ci sono le antenne" | Mafia, così si presero pure il Muos - Live Sicilia

“Pascoli? Qui ci sono le antenne” | Mafia, così si presero pure il Muos

L'incredibile scoperta dei finanzieri: tra i terreni "fantasma" per ottenere i contributi, anche quelli della base Nato di Niscemi.

MESSINA – Quando la Guardia di Finanza arriva al cuore del sistema mafioso di gestione dei contributi agricoli, scova un pugno di particelle, la 54, 55, 65 e 66 “del foglio di mappa del Comune di Niscemi”, che risultano “concesse” e riconducibili a Gaetano Faranda e Katia Crascì, accusati di associazione mafiosa, marito e moglie. Solo che nell’informativa e nell’ordinanza, per capire meglio di cosa si tratti, viene redatta una nota, lì dove dovrebbero “pascolare” le pecore delle organizzazioni malavitose, “è presente – si legge – un’istallazione costituita da grandi antenne, paraboliche ed elicoidali, per collegare tra loro i Centri di Comando e controllo delle Forze Armate USA”. Si tratta proprio del Muos. Ma come è stato possibile che una base militare invalicabile, anche per il noto attivista No Muos Salvatore Vaccaro (condannato a 11 mesi di reclusione per essere entrato nudo nei terreni Nato con una bandiera in mano), sia finita nel fascicolo aziendale di un’impresa inesistente, consentendo all’organizzazione di percepire (pure), i fondi europei? La risposta l’hanno cercata gli inquirenti tra le scartoffie.

L’AZIENDA – Tutto ha inizio dalla visura di un’impresa, chiamata Allevamento Crascì di Katia Crascì, costituita nel 2008 con un capitale sociale di mille euro, che si occuperebbe dell’attività di “allevamento di bovini e bufale da latte e produzione di latte”.

La Guardia di Finanza, attraverso la banca dati Sian, scopre che l’impresa ha ottenuto 18mila euro di contributi europei. Punto primo, le fiamme gialle accertano che alcune particelle sono state “falsamente dichiarate”, ma c’è di più, si tratta di una società fantasma. “La società è stata regolarmente iscritta alla Camera di Commercio – annotano gli inquirenti – e dopo l’attribuzione della partita I.V.A., di fatto, non ha mai esercitato attività agricola/di allevamento”.

A confermarlo è proprio l’imprenditrice Katia Crascì, che non riesce a consegnare “alcun documento” agli investigatori.

IL CONTRATTO – I finanzieri vogliono vederci chiaro e analizzano i contratti “per la conduzione di terreni ubicati a Niscemi”. In particolare un atto contiene il timbro di avvenuta registrazione all’Agenzia delle Entrate di Sant’Agata di Militello, ma si tratta di un falso.

LA VERIFICA – Per completare la verifica sulle particelle di Niscemi, i finanzieri interpellano il dipartimento regionale dello sviluppo rurale, che risponde: “Si comunica che le particelle n. 20 e 11 del foglio 84 del comune di Niscemi e le particelle n. 54, 55, 65 e 66 del foglio di mappa n. 83 del Comune di Niscemi non sono gestite da questo scrivente ufficio e sono afferenti, per quanto noto, al Demanio Militare dello Stato, Ministero della Difesa, gestione NATO/ U.S.NAVY”. Ecco, c’è la prova: per almeno 5 anni, la mafia ha gestito in “concessione” la base Nato di Niscemi. E ha pure incassato i contributi europei.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI