Salme "rubate" e abbandonate| Orrore a Palermo: un arresto - Live Sicilia

Salme “rubate” e abbandonate| Orrore a Palermo: un arresto

Il cimitero dei Rotoli

I pm, i vigili e la polizia scoprono un'incredibile storia. L'indagato è legato al boss di Brancaccio

PALERMO – È una storia di degrado, ancor prima che di cronaca giudiziaria; di mancanza di rispetto per i morti e di inumana indifferenza per il dolore di chi piange una persona cara che non c’è più.

Ai domiciliari finisce Paolo Rovetto, che lavora nell’agenzia funebre intestata alla madre. L’ordinanza è del giudice per le indagini preliminari Piergiorgio Morosini. Indagati a piede libero il padre, Pietro, Marco Litrico e Salvatore Riina. Le ipotesi di reato sono occultamento di cadavere e falso. Avrebbe “rubato” la salma di una donna dalla camera mortuaria dell’ospedale Cervello e si sarebbe disfatto della bara con il corpo di un’altra donna, abbandonandolo per i viali del cimitero dei Rotoli.

Il 30 aprile 2018 il direttore dei servizi cimiteriali del Comune di Palermo, Cosimo Elio De Roberto, chiama le forze dell’ordine. Rovetto è giunto al portone del camposanto. Pretendeva di tumulare la salma che trasportava nel carro dell’impresa “L’ultima cena” di via Messina Marine. Niente da fare: la ditta non è più in possesso dell’autorizzazione amministrativa e il funzionario Paolo Di Matteo ha bloccato l’operazione. Non solo: il documento con il via libera al seppellimento risulta rilasciato tre giorni prima che donna morisse. I toni di Rovetto si erano fatti minacciosi: “Se non mi firmi l’autorizzazione ti rompo una sedia in testa”.

Per capirne di più i vigili urbani e i poliziotti del commissariato Brancaccio, su delega del procuratore aggiunto Sergio Demontis e dai sostituti Claudia Ferrari e Maria Rosaria Perricone, sentono i necrofori della camera mortuaria dell’ospedale. È vero, qualcuno della ditta “L’ultima cena” aveva sottratto la salma. Non lo avevano detto prima perché erano stati pesantemente minacciati: “Sparagli in bocca, tagliagli la faccia”. Si è spinta all’eccesso una pratica purtroppo già nota: c’è la corsa ad accaparrarsi a tutti i costi i servizi funebri. In passato si è scoperto che vigeva una rigida spartizioni decisa dai mammasantissimadella mafia. A proposito di mafia: Rovetto, assieme al padre Pietro, nel luglio 2019, è stato arrestato nel blitz della squadra mobile che ha fatto emergere il ruolo del nuovo boss di Brancaccio, Luigi Scimò (i Rovetto rispondono solo di furto).

Tre mesi dopo il caso della salma in camera mortuaria se ne scopre un altro. In agosto i parenti di una donna svizzera, che vive a Mondello, chiamano il servizio cimiteriale. Protestano perché non è stata ancora cremata la salma. Strano, del decesso non c’è traccia nei registri comunali e neppure al cimitero dei Rotoli. Eppure i parenti hanno un certificato di morte. Non ci vuole molto a capire che è stato falsificato.

Ad occuparsi del servizio funebre è stata incaricata proprio l’agenzia “L’ultima cena”. Paolo Rovetto ha più volte tranquillizzato i parenti. Ed  stato lui a girargli via Whatsapp il certificato di morte. Il 4 settembre accade un episodio inquietante. In un vialetto del cimitero dei Rotoli, abbandonato a terra fra due alberi, viene trovato un feretro. Ci sono per fortuna le telecamere. Hanno ripreso, alle 7:35, l’arrivo di un furgone delle “onoranze funebri L’Ultima cena”. A bordo c’era anche Rovetto. Appena due minuti dopo il mezzo era già in uscita. Ed è l’unico che quel giorno ha fatto accesso al camposanto.

Tocca ai parenti della povera anziana svizzera riconoscerne la salma. I resti sono già scheletrizzati, ma il pigiama di colore rosa è quello che indossava la donna al momento del decesso. Un’effige della Madonna intarsiata sulla bara offre un’ulteriore conferma. È lei, un’anziana donna svizzera morta in Sicilia dove accade che i vivi non abbiano alcun rispetto per i morti.

 


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