Palermo, Orlando e il diluvio | Ma il futuro è una catastrofe - Live Sicilia

Palermo, Orlando e il diluvio | Ma il futuro è una catastrofe

La città è un disastro, ma l'opposizione non esiste. Chi dopo il sindaco? Non c'è da stare sereni.

DALI' A QUI
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D’accordo, siamo tutti d’accordo: l’amministrazione Orlando è un fallimento. Poche le cose buone fatte, tante le emergenze irrisolte. Così, lo slogan “il sindaco lo sa fare” è diventato, alla sciasciana maniera, un corda di cui i cittadini ci han fatto un cappio e c’impiccano, un giorno sì e l’altro pure, il povero Leoluca. Che poi tanto povero non è, visto che fa il sindaco da sempre e d’improperi, corna sventolate sotto il naso e cori da curva se n’è sempre stracatafregato.

Tuttavia, il suo secondo decennio è obiettivamente un fallimento. Su questo siamo tutti d’accordo, i social sono tempestati d’insulti, nessuno lo ha mai votato e c’è già chi si prepara al dopo.

Il dopo diluvio.

Perché qui diluvia, sì che diluvia!

Mobilità, ambiente, cimiteri, suolo pubblico, commercio, l’Amat che tra(m)colla e la Rap che tra-balla, i grandi cantieri che non partono e i figli che invece lo fanno, i ponti che chiudono altrimenti cascano e i negozi che chiudono altrimenti falliscono, i fondi del patto per il Sud che tornano a Roma e il patto coi palermitani che non fuit servandum, borgate che somigliano a uno slum indiano e poi le scuole, le case, le chiese … no, le chiese no, almeno quelle … le strade dissestate e quelle male intitolate, il Biondo, il brutto e il cattivo, le sardine e le leccate di sarda, Bellolampo, nero è bello e Bella ciao.

Vabbè, troppo facile scrivere queste cose, è lo stesso esercizio di retorica contro che fa le fortune di chi sta all’opposizione. Ma non a Palermo, qui non abbiamo nemmeno quella. Fatta eccezione per qualche sporadico rigurgito di anti-Orlandismo d’annata e per qualche video ruffiano su Facebook, di opposizione vera neppure l’ombra; neppure le firme per sfiduciarlo, ne mancano ben nove all’appello tra i consiglieri di minoranza.

Ma cos’è la opposizione? È trovarsi seduti sulla fila di scranni sbagliata? È mero esercizio di retorica politica? O è opporsi, con ogni mezzo legittimo, a chi governa processi che si reputano sbagliati o si reputa sbagliato il modo di governarli?

E se siamo tutti d’accordo, perché allora non lo sfiduciano? O, quantomeno, perché non ci provano? Il consiglio comunale è o non è la voce diretta dei cittadini? È o non è lì per indirizzare e controllare? Insomma, siamo certi che sia tutta e sola colpa di Orlando?

Certo, l’Orlando 2, quello del consiglio comunale, dice che la colpa non è dell’organo ch’egli presiede e, che abbia ragione oppure no, lui deve dire così. Certamente, una cosa il consesso di Piazza della vergogna potrebbe farla (oltre ad esultare per quel mezzo pateracchio gattopardesco che è la ZTL uscita dall’aula): staccare la spina e mandare a casa l’Orlando 1 anzitempo. Il fatto è che se muore l’Orlando 1 muoiono tutti i filistei, compreso il 2. La mozione c’è, è là che ballonzola da un cassetto all’altro, avida di firme in calce. E va bene che mancano quelle della maggioranza, ma pure le altre, no! Non si fa così.

E se poi passasse sta sfiducia … e poi, appena scade Orlando … Perché l’Orlando 1 scade, sicuro; come il latte che avete in frigo e come quello che è arrivato alle ginocchia dei palermitani.

Sì, e poi?

E poi spunteranno i soliti, quelli che hanno scoperto la pietra filosofale e non aspettano altro che mettere a disposizione dei cittadini tutto ciò che sanno fare. Sindaci ed assessori e consiglieri perfetti, con la sola sfortuna di non essere stati eletti (c’ho pure fatto la rima). Perché c’era Orlando, quello chi lo batte? Ma non eravamo rimasti che non lo aveva votato nessuno? Boh.

Anyway, Orlando se ne andrà, o sfiduciato (hai visto mai) o con le sue gambe, e non potrà più ricandidarsi. Ma il dopo spaventa ancor di più, se il dopo è tutto il resto. Se il dopo è: candidati in solitario e candidature a tavolino, con programmi copia e incollati e … si ricomincia da capo.

“Dopo di noi il diluvio”, cantilenava tra sé il bistrattato Cammarata, in versione Pompadour. Non sapeva, non poteva immaginare che dopo il diluvio può sempre esserci la catastrofe. Che sia un leghista? Qualcuno lo ha profetizzato.


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