L'anno giudiziario a Palermo | "La mafia è sempre forte" - Live Sicilia

L’anno giudiziario a Palermo | “La mafia è sempre forte”

La relazione introduttiva sullo stato della giustizia del presidente della corte d'appello di Palermo, Matteo Frasca.

PALERMO– “Lentamente e con fatica, tra diverse contraddizioni ma al tempo stesso con determinazione, la magistratura italiana, anche in nome della sua storia gloriosa si sta prodigando per uscire dalla tempesta che l’ha investita e che ha riproposto con durezza l’esistenza e l’attualità della questione morale dalla quale per tanto tempo aveva creduto di essere immune”. E’ un passaggio della relazione introduttiva sullo stato della giustizia nel distretto che il presidente della corte d’appello di Palermo, Matteo Frasca, illustrerà domani nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. Il riferimento è chiaramente al caso Palamara e alle sue ripercussioni. “Una tempesta senza precedenti – spiega – che ha posto in discussione il ruolo e la credibilità dello stesso organo di governo autonomo della magistratura che però, con alto senso istituzionale e nutrendosi del pluralismo ideale che alimenta la crescita della democrazia, sta mostrando di impegnarsi per superare il difficilissimo momento che attraversa”. “E’ innegabile – conclude – l’incidenza negativa cagionata dalle vicende dello scorso anno sulla fiducia nella magistratura che é fortemente diminuita, toccando livelli bassi mai raggiunti in precedenza e che è invece indispensabile recuperare per l’esercizio efficace della giurisdizione”.

“Abbiamo assistito diverse volte all’annuncio di riforme epocali, creando l’aspettativa di soluzioni salvifiche che però si sono rivelate meri progetti disancorati dalla realtà e destinati a rimanere soltanto pie intenzioni. Tutti gli operatori del diritto, e prima di tutto magistrati e avvocati, devono impegnarsi, insieme, e devono farlo all’insegna del principio di responsabilità che deriva dal ruolo che rivestono. Non si tratta di dettare l’agenda politica al Governo o al Parlamento; si tratta invece di offrire quel contributo di conoscenza e di qualità che deriva dal ruolo nevralgico che magistrati e avvocati rivestono nella giurisdizione”. Nella relazione introduttiva sullo stato della giustizia nel distretto palermitano, che verrà illustrata domani durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, il presidente della corte d’appello di Palermo Matteo Frasca si rivolge a magistrati e avvocati. “Nel mondo che cambia cresce l’attenzione alla norma non nella sua genesi ma nella sua applicazione e ciò aumenta in modo considerevole lo spazio di intervento del potere giudiziario. – dice – Alla crescita del potere deve corrispondere un parallelo aumento della responsabilità, declinata non solo nelle sue già esistenti ed efficaci articolazioni di responsabilità penale, civile, contabile e disciplinare, ma ancor prima nella sua accezione di imparzialità, formazione professionale, cultura dell’organizzazione, laboriosità, diligenza, trasparenza, capacità di ascolto, rispetto delle persone, deontologia, etica, riserbo e sobrietà”.

“Cosa nostra continua ad esercitare il suo diffuso, penetrante e violento controllo sulle attività economiche, imprenditoriali e sociali del territorio; se negli anni precedenti il dato statistico aveva mostrato qualche cenno di diminuzione va sottolineato che nell’anno in corso le denunce sono state ben 151 a fronte delle 65 e 69 dei due anni immediatamente precedenti. A livello distrettuale quindi si registra un aumento di ben il 132%”. A lanciare l’allarme mafia è Matteo Frasca, presidente della corte d’appello di Palermo che, nella sua relazione sullo stato di salute della giustizia nel distretto, che verrà illustrata domani durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario, dedica ampio spazio all’analisi del fenomeno mafioso. Nella relazione Frasca riporta i risultati delle indagini condotte dalla Dda di Palermo. “Si deve affermare che la morte di Riina ha contribuito ad accelerare i processi non conflittuali di riorganizzazione dei vertici dell’organizzazione – spiega – che probabilmente, anche se con tempi più dilatati, si sarebbero in ogni caso verificati, perché conformi alle esigenze strategiche della stessa”. Frasca parla di uno “stato di attesa della morte di Riina, quasi di impazienza, diffusa in una certa frangia di cosa nostra che voleva riorganizzarsi” e fa riferimento all’indagine della Procura che ha svelato il piano di ricostituire la commissione provinciale.

“Viene confermata l’elevata resilienza delle strutture organizzative della mafia palermitana, che, secondo criteri di comune buon senso, a fronte della costante ed efficace pressione esercitata dalla magistratura e dalla polizia giudiziaria, apparirebbe improbabile, ma che è, invece, una realtà più volte verificata. Sarebbe, pertanto, un errore gravissimo sottovalutare il potenziale criminale dell’organizzazione”, si spiega nella relazione che sottolinea come si debba “continuare il processo di logoramento della forza militare, territoriale, economica e politica di Cosa nostra”. Secondo il presidente della corte, nell’anno in corso la “pressione giudiziaria sui clan ha raggiunto la massima intensità: ogni mese, di regola, vengono eseguite alcune decine di misure cautelari detentive”. “L’efficacia del contrasto sarebbe notevolmente incrementata – conclude Frasca riportando i dati della Procura di Palermo- se i tempi di decisione del gip non fossero, per motivi eterogenei ma soprattutto per carenza di magistrati e di personale amministrativo eccessivamente dilatati”.

“E’ indispensabile che nelle relazioni dirette con gli organi di informazione si osservino scrupolosamente principi che esprimano una cultura dell’informazione appropriata per contenuto e tempistica, che si abbia la consapevolezza che la giurisdizione si esercita nelle aule di giustizia e non nei salotti televisivi, che i magistrati non devono parlare dei processi in corso, che i dirigenti degli uffici ai quali compete di fornire informazioni sui fatti di rilevanza pubblica rispettino i doveri di sobrietà e verità”. E’ un passaggio della relazione introduttiva sullo stato della giustizia nel distretto che il presidente della corte d’appello di Palermo, Matteo Frasca, illustrerà domani nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. “Le piazze plaudenti non devono interessare i magistrati. – aggiunge – Esse esprimono la legittima pretesa dei cittadini al rispetto della legge ma da un lato possono ingenerare aspettative ingiustificate nell’azione giudiziaria attribuendole funzione catartica e dall’altro alimentare ansiose e pericolose spinte al raggiungimento di risultati che non appartengono all’esercizio della giurisdizione”. “E’ necessario che siano comprensibili – conclude – le deliberazioni dell’organo di governo autonomo che spieghino le ragioni delle scelte adottate”.

Sono ancora poche le vittime delle estorsioni che denunciano. Il dato emerge nella relazione sullo stato della giustizia nel distretto di corte d’appello di Palermo che domani verrà illustrata dal presidente della corte, Matteo Frasca, durante la relazione di inaugurazione dell’anno giudiziario. Gli elementi esposti derivano dall’analisi fatta dalle procure del distretto. “Purtroppo, nonostante la meritoria attività di alcune associazioni antiracket, affidabili e realmente attive sul territorio, – si legge – rimane esiguo il numero delle vittime che, di loro iniziativa, denunciano gli autori delle estorsioni; sono più numerose quelle che, sentite al termine delle indagini, confermano il quadro probatorio già di per sé completo. Ma non è certamente irrisorio, ancora oggi, il numero di quelle che, anche di fronte all’evidenza, negano i fatti, sebbene consapevoli delle conseguenze giudiziarie che seguiranno a loro carico”. Nella relazione si sottolinea il rischio della “possibilità di infiltrazioni mafiose, assolutamente impensabile un tempo” nelle associazioni antiracket.

Cosa nostra ha ormai consolidato una sorta di monopolio nel business illegale delle slot machines e delle scommesse on line. I clan, da un lato assicurano a soggetti esterni all’associazione criminale, dietro compenso, il monopolio o il quasi monopolio del settore sul territorio, dall’altro investono per aprire o acquisire agenzie. Il dato emerge nella relazione sullo stato della giustizia nel distretto di Palermo che domani sarà illustrata dal presidente della corte d’appello durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Non si arrestano gli affari tradizionali della mafia come le estorsioni e il traffico di droga e “rimane elevato il rischio di infiltrazioni mafiose in tutti i livelli, meramente amministrativi e politici, dei Comuni e degli enti di piccole e medie dimensioni”, si legge nella relazione. “Per gli appalti di maggiori dimensioni si ricorre alle tradizionali forme del sub-appalto, del nolo a freddo e della vendita dei materiali da parte di ditte gestite da cosa nostra o vicine ai clan – prosegue il documento – queste ultime modalità, però, finiscono col rientrare, di regola, nell’ambito delle estorsioni”. La mafia, infine, continua a controllare il territorio anche stringendo “alleanze, più o meno episodiche, con soggetti e organismi eterogenei, spingendosi sino alle attività finanziarie più complesse”.(ANSA)

 

 


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