Bossi, i contestatori e Ballarò... | La giornata complicata di Salvini - Live Sicilia

Bossi, i contestatori e Ballarò… | La giornata complicata di Salvini

Raduni di antipatizzanti e bandiere di fedelissimi. Ma la città resta indifferente. FOTO

PALERMO– Alle sei e mezzo della sera, a ‘piazza Massimo’, davanti al Teatro Al Massimo, c’è un testimone di Geova che cerca, speranzoso, di diffondere l’opuscolo ‘Il mondo opera di un creatore?’, accanto a un ragazzo, forse dagli occhi a mandorla – è buio – che, dopo avere starnutito, si accorge di essere insistentemente guardato.

Dentro il teatro, Matteo Salvini arringa una folla venuta apposta per applaudirlo: il Grande Sconfitto dell’Emilia Romagna cerca al Sud, a Palermo, linfa vitale per continuare la sua democratica marcia su Roma.

Fuori, i contestatori. Quanti sono? Molto meno delle Sardine che qui si riunirono qualche tempo fa, tuttavia sembrano pacificamente agguerriti. C’è chi brandisce la Costituzione. C’è chi mostra striscioni dalla discutibile fantasia. C’è chi intona qualche coretto. Ma non c’è la massa che qualcuno si aspettava. Due signore sfilano via indignate: “Gli hanno dato pure il teatro. Che vergogna!”.

Altre voci dal sen fuggite. “Non si può stare a non far nulla – dice Giovanni -. Finché se ne ha la possibilità, bisogna esercitare il diritto di manifestare. Se mi dispiace che non sia stato a Ballarò? Come tutti dovrebbe avere anche lui il diritto di andare in qualunque posto, ma ci dev’essere la possibilità di contestarlo”. Incalza Guido: “Era meglio che non venisse proprio. Non c’è un confronto con lui, non te lo permette. Lui cerca lo scontro”.

“A me dispiace che Salvini non sia stato a Ballarò – commenta, conciliante, Moussa, migrante in permesso – perché senza dialogo non possiamo risolvere nulla. Così avrebbe saputo che qui ci sono persone che non condividono la sua opinione. Prima i meridionali, poi i migranti: adesso ognuno di noi a Palermo ha un avversario comune, ma è un avversario, e non un nemico. Io non lo odio per niente, anzi vorrei spiegargli la mia situazione”.

Giornata dall’agenda piena e complicata quella del proverbiale Capitano, iniziata con l’inchiostro dell’amarezza, nel leggere Umberto Bossi che, dalle colonne di ‘Repubblica’, lo ha metaforicamente fustigato in una chiacchierata con Gad Lerner dal buen retiro di Gemonio.

Poi, il duello a distanza con il sindaco Orlando, nel commentare la prevista, e appunto incompiuta, passeggiata a Ballarò, ufficialmente per un prolungamento dell’incontro con il presidente Musumeci, ufficiosamente, chissà, per scansare la contestazione organizzata.

Assalto salviniano: “Mi hanno segnalato gli abitanti del quartiere di Ballarò, a Palermo, per dirmi che è bastata la notizia del mio arrivo per rimettere un po’ di ordine: ma dico al Sindaco di Palermo che dovrebbe mettere a posto sempre, non solo quando vengo io”. Il contro-assalto di Orlando: “Apprendo che il senatore Salvini sarà oggi pomeriggio nel quartiere di Ballarò. Non mi sorprende che abbia deciso di andare in un orario in cui i negozi del mercato storico saranno per lo più chiusi. Se fosse andato in altro momento avrebbe dovuto spiegare ai negozianti perché il suo partito in Consiglio comunale ha votato contro i provvedimenti proposti dalla Giunta per la copertura del mercato storico e per la realizzazione di alloggi popolari. Se fosse andato in altro momento, avrebbe dovuto spiegare ai commercianti e ai residenti perché i rappresentanti della Lega a Palermo hanno definito Ballarò come un ‘quartiere laboratorio per l’integrazione della criminalità'”.

Sul tema altre dichiarazioni pepate, girate dalle agenzie: “Matteo Salvini ha perso una grande occasione per spiegare ai palermitani, ai residenti e ai commercianti di Ballarò le sue idee. Evidentemente dovendo scegliere fra twittare in modo compulsivo senza contraddittorio e confrontarsi coi cittadini, ha scelto una molto meno rischiosa fuga” (Orlando). “Un sindaco che dice non mi piace se arriva tizio è una visione un pochino arrogante e squadrista della democrazia. Dire non è il benvenuto a Palermo mi sembra meschino anche nei confronti dei palermitani. Io da ministro sono sempre andato ovunque senza guardare i colori dei sindaci, sarebbe carino che un sindaco accogliesse nelle sua città tutti a prescindere dai colori perché rappresenta tutti i palermitani anche quelli che votano Lega” (Salvini).

Infine, dopo un altro paio di giri e fiumi di parole rilasciati per il taccuino dei cronisti, l’epilogo al Teatro Al Massimo in piazza Massimo. Bandiere, urla e applausi. Intorno, nell’ora della passeggiata per negozi, tra luci e vetrine, sciama una città indifferente.


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