Quarto mese di trincea in via Amari| "Siamo seppelliti dal cantiere" - Live Sicilia

Quarto mese di trincea in via Amari| “Siamo seppelliti dal cantiere”

Il cantiere di via Amari alta. Sulla destra le attività commerciali 'murate'

Calo drastico degli affari. Qualcuno si sposta altrove. Le associazioni di categoria: "Restiamo a subire"

ANELLO FERROVIARIO
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3 min di lettura

PALERMO – Dopo quattro mesi di cantiere, i commercianti del tratto iniziale di via Amari confermano le loro previsioni: da chi si occupa di abbigliamento a chi lavora nel settore food, tutti denunciano il drastico calo di clienti e affari determinato dai più recenti lavori all’anello ferroviario. Il cantiere che inizia all’incrocio con via Ruggero Settimo e prosegue verso il teatro Politeama è stato uno dei primi passi del nuovo corso post-Tecnis; il gruppo campano D’Agostino Costruzioni si è insediato nell’area lo scorso 1 ottobre con l’intenzione di concludere i lavori il 31 luglio 2020, ma ai negozianti quel giorno appare lontano anni luce, un miraggio.

“Il cliente affezionato ‘si violenta’ e viene a fare acquisti ugualmente, ma chi era solo di passaggio non passa proprio più – dice il marito dell’ex titolare dell’ottica storica Di Pasquale, aperta dal 1949 -. Per cosa poi? Per un’opera a mio parere inutile, che forse vedranno i figli dei miei figli. Certo – osserva – purtroppo conta molto la mentalità palermitana secondo cui la macchina per poco non ce la portiamo al camposanto, ma il processo è stato comunque gestito male dall’amministrazione come per tutti i cantieri in città”.

“In una città dove il lavoro è già poco, si sta letteralmente affossando”, commenta il personale del Kursaal Bingo, raccontando che “il calo c’è stato e d’altronde era fisiologico. Non è servito a molto nemmeno il parcheggio riservato ai clienti, sia perché non tutti lo sanno, sia perché in ogni caso li scoraggia questo cantiere che blocca un’intera strada e ci rende difficili da raggiungere”.

Fabio del bar Ariston ribadisce quanto pronosticato a novembre scorso: “È stato tutto in calo fin da subito, dagli incassi alle visite dei clienti: basti pensare che il sabato sera prima chiudevamo dopo mezzanotte mentre ormai abbassiamo la saracinesca alle 22,30. L’unica cosa che rimane uguale sono le tasse da pagare – aggiunge – e non sono sorpreso che qualche attività in questo tratto abbia approfittato del momento ‘morto’ per chiudere e fare ristrutturazione”.

Intanto le associazioni di categoria lamentano solitudine e assenza di chiarezza dal Comune. “Si tratta di attendere non solo la possibilità di lavorare, ma di campare – afferma Massimo Mangano, vicepresidente vicario di Confesercenti Palermo -. E come si può notare, qualcuno non poteva aspettare ed è già andato via. Il problema è non avere mai notizie certe, non ci è dato sapere i tempi esatti delle opere e rimaniamo tutti a subire. La musica è la stessa di novembre, e la nuova stagione alle porte non riserva buone prospettive”.

Così invece il presidente di Assoimpresa, Mario Attinasi: “Purtroppo di tutti questi cantieri si sa la data d’inizio ma non quella della conclusione – afferma -. I lavori stanno rendendo un inferno la vita di molti, e nonostante ci diciamo sempre che non è giusto che a pagare siano le imprese, poi invece è così. Quantomeno l’amministrazione comunale attui una politica di esonero da alcuni pagamenti nei confronti dei commercianti – propone – che già pagano un prezzo altissimo. I lavori servono perché migliorano la città in termini di innovazione e mobilità, ma non a ogni costo. E questo vale anche a livello nazionale, perciò il Comune potrebbe farsi promotore di un’ottica di tutela nazionale. D’altronde il Comune siamo noi: siamo noi che creiamo occupazione e sviluppo nel territorio”.

“Sono andate perse la visibilità e la pedonalità, requisiti fondamentali – osserva Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo -. Di ‘piazza Politeama’, a Palermo, ce n’è una sola. I negozi sono tombati e stanno subendo un danno incalcolabile, a partire dal fatto che non è stato dato nessun preavviso del cantiere; non si tratta solo di incasso ma anche di investimenti in previsione dei guadagni, però questo pare che l’amministrazione non l’abbia considerato. Anzi – continua – oltre il danno anche la beffa: per esempio Confcommercio ha verificato che un gesto minimo come affiggere un cartellone col nome dell’attività sulle barriere dei cantieri si traduce in una procedura di almeno due mesi e una spesa di 689 euro per occupazione di suolo pubblico, più le spese per l’insegna in media ammontano a circa 600 euro. Tutto per assolvere alla sola necessità di dire: ‘dietro questo muro, io, che sono il vero Pil di questa città, esisto ancora’”.


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