Da MicciChe a 'GianMatteo'... | Ma Salvini ha già preso tutto - Live Sicilia

Da MicciChe a ‘GianMatteo’… | Ma Salvini ha già preso tutto

Uno è il conquistatore predestinato calato in Sicilia. L'altro, invece, è rimasto nell'ombra.

Ma guardali quei due, nelle fresche foto di repertorio. Guardali con quale compagnoneria incedono nei palazzi del potere siciliano, sempre più barocco, sempre più depotenziato. Guardali, sembrano amici che si riabbracciano dopo un tempo troppo lungo di separazione. Uno – lo riconoscerete – è Gianfranco Miccichè, presidente dell’Ars. L’altro – senz’altro lo riconoscerete – è Matteo Salvini, leader della Lega e aspirante prendi-tutto.

Sembrano dei parigrado, in vena di reciproci lazzi e frizzi al picnic istituzionale. Matteo col maglioncino a collo alto, nel consueto stile informale-operativo, Gianfranco che gli sussurra, dopo gli scazzi del passato: “Hai finito di fare lo str….”. Solo che uno (Matteo) sente odore di vittoria – anche Palermo, al Teatro al Massimo, gli ha tributato un’ovazione, scandita da una flebile contestazione – e scende in Sicilia, la sua sua nuova frontiera, come si scende al piano di sotto, con l’aria del padrone di casa, richiesto e quasi invocato per dare le carte del rimpasto. L’altro (Gianfranco) appare più in ombra, nel suo tentativo di rimonta.

Eppure Gian, ci aveva provato a condurre il centrodestra sul versante moderato-meridionalista, con ostinazione ci aveva provato. Per infine constatare che il traino – perfino nella accogliente Trinacria – ha le sembianze dell’uomo con la felpa verde. Il ‘Musumeci Primo’ quaggiù boccheggia e ha bisogno di nuova linfa, così i seguaci del Capitano si apprestano a conquistare fette consistenti di spazio. E verranno con la fretta di chi non ha un attimo da perdere in bizantinismi di sorta.

Appetito hanno, come ha anticipato Salvo Toscano: “Che la Lega entrerà in giunta è ormai un dato assodato. Che l’assessorato all’Agricoltura sia destinato al Carroccio pure. La poltrona di Edy Bandiera, poco difesa da Forza Italia, traballa peraltro da un pezzo. Ma che la pratica si esaurisca qui è tutt’altro che detto. Perché il Carroccio, con i suoi quattro deputati, quando si siederà al tavolo della trattativa, guarderà inevitabilmente agli altri. A quanto pesano…”.

Intanto, come sembrano distanti quei giorni, quando Salvini valorosamente combatteva, a tweet nudi, per difendere i confini della patria dai pericolosissimi migranti in procinto di sbarcare e Miccichè gliene cantava di tutti i colori, tanto da essere ribattezzato, da qualche buontempone, MiccicChe, nel senso di Guevara, il rivoluzionario.

Quei giorni di lotta e di sberleffi. Quando Gianfranco, osando l’inosabile, ‘disobbediva’ al suo mentore, Silvio Berlusconi, non presentandosi al comizione di Roma per rendere omaggio alle bandiere leghiste, lanciando al contempo l’idea del ‘Partito del Sud’ e poi ritirandosi, disordinatamente, con una battuta: ‘Era una provocazione’.

Tempi che furono, appunto. Di acqua e migranti ne passarono sotto i ponti. Ora eccoli qua, Gianfranco e Matteo, ‘GianMatteo’, amiconi e sorridenti, mentre incedono a braccetto nelle foto di gala. Però soltanto uno ha vinto davvero.


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