Costo all'ingrosso dell'acqua | All'Amap la guerra con la Regione - Live Sicilia

Costo all’ingrosso dell’acqua | All’Amap la guerra con la Regione

La sentenza del Tar. Il governo aveva fissato il prezzo di vendita. Ma per i giudici la giunta è incompetente

PALERMO – La Regione non può fissare il costo all’ingrosso con cui Siciliacque venderà in tutta la Sicilia all’ingrosso. A dirlo è la sezione palermitana del Tribunale amministrativo siciliana a cui l’Amap aveva chiesto di accertare la legittimità di due delibere della giunta regionale con cui il governo ha fissato il tariffario con cui la propria partecipata avrebbe venduto l’acqua. Il costo fissato, però, era quasi il triplo di quello con cui Amap vende l’acqua all’ingrosso e così la società ha fatto ricorso.

La guerra fra gli enti dell’acqua è nata nel 2018 dopo l’approvazione da parte della giunta regionale delle tariffe di vendita dell’acqua all’ingrosso da parte di Siciliacque per il periodo 2016-2019, in applicazione di una delibera dell’agenzia Arera. Siciliacque è la società partecipata al 75 per cento dai privati e al 25 per cento dalla Regione Siciliana, che gestisce gli acquedotti regionali. La società fornisce l’acqua ai soggetti gestori del servizio idrico: nella provincia di Palermo alcuni Comuni e l’Amap. La società in house del Comune di Palermo, infatti, è stata chiamata a gestire il servizio idrico oltre che nel capoluogo in tutti i Comuni dell’Assemblea territoriale idrica: un organo di governo del servizio idrico su base provinciale.

Proprio questo contenzioso non riguarda il Comune capoluogo ma tutti i comuni del palermitano e tutti gli altri enti siciliani a cui Siciliacque ha fornito all’ingrosso la risorsa. Alla causa, per chiedere l’annullamento delle delibere, ha infatti partecipato anche l’Ati di Agrigento. Sia per la società palermitana che per l’ente idrico agrigentino le delibere andavano annullate perché il governo regionale non avrebbe avuto alcuna competenza in merito.

La questione però non è solo giuridica e infatti ha delle conseguenze sul costo dell’acqua e sul buon funzionamento degli enti. Siciliacqua in forza della delibera ha applicato un costo all’ingrosso di 0,69 euro al metro cubo mentre, come si apprende nella sentenza, il costo a cui Amap vende all’ingrosso l’acqua è pari a 29 centesimi. “La tariffa di acqua all’ingrosso applicata dalla Siciliacque S.p.A. – scrivono i giudici nella sentenza – non risulta neppure ragguagliabile a quella praticata da altri gestori all’ingrosso che operano in ambito regionale: Regione Calabria, 0,30 centesimi di Euro/mc; Marche 0,20 centesimi; Regione Campania 0,07 per Abc; 0,07 per Sele”.

Al Tar, è però bastato fermarsi al dato della competenza del governo regionale. La giunta avrebbe piuttosto adottato le tariffe rispetto a un modello che è stato poi dichiarato incostituzionale dalla Consulta. La sentenza ha così ribadito che le tariffe dell’acqua vanno così stabilite dai Comuni. Questi, attraverso le Ati “svolgono le funzioni di organizzazione del servizio idrico integrato, di scelta della forma di gestione, di determinazione e modulazione delle tariffe all’utenza, di affidamento della gestione e relativo controllo, secondo le disposizioni della parte terza del presente decreto”. Queste tariffe dovranno essere poi approvate dall’Arera, l’ente che vigila sul costo delle risorse energetiche e idriche.

Così, fin quando Siciliacque sarà ritenuto un ente del sistema idrico anche se grossista, non potrà stabilire qual è il costo dell’acqua. Per questo, i giudici concludono che dall’attuale normativa “emerge che alla Giunta Regionale è preclusa l’adozione della proposta tariffaria, trattandosi di un potere che il legislatore nazionale, nell’esercizio della competenza legislativa esclusiva dello Stato, ha espressamente riservato all’ente di governo dell’ambito”. Gli atti sono stati così annullati. E adesso la questione potrebbe passare al Cga.


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