Borsellino, scagionati dalla strage |Uno dopo l'altro di nuovo in carcere - Live Sicilia

Borsellino, scagionati dalla strage |Uno dopo l’altro di nuovo in carcere

Gaetano Scotto è l'ultimo degli ergastolani tornati liberi dopo la revisione del processo

PALERMO – L’elenco si allunga. Gaetano Scotto, arrestato oggi in un blitz della Dia, è il sesto degli undici scagionati per la strage di via D’Amelio a finire di nuovo nei guai giudiziari. Era stato ingiustamente condannato all’ergastolo.

Quando furono smascherate le bugie di Vincenzo Scarantino lasciarono il carcere, dove erano rimasti ingiustamente rinchiusi per anni, Natale Gambino, Giuseppe Orofino (ritenuto responsabile di appropriazione indebita, favoreggiamento e simulazione di reato, Gaetano Scotto, Salvatore Profeta, Cosimo Vernengo, Giuseppe La Mattina, Giuseppe Urso, Gaetano Murana, Salvatore Tomasello, Salvatore Candura (fu condannato non per la strage, ma solo per avere rubato la macchina che fu poi imbottita di tritolo) e lo stesso  Vincenzo Scarantino. Sono stati tutti assolti dopo il processo di revisione e quasi certamente dovranno essere risarciti dallo Stato per l’ingiusta detenzione.

Il 25 novembre scorso Natale Gambino è stato condannato all’ergastolo in primo grado perché ritenuto il mandante dell’omicidio di Mirko Sciacchitano, assassinato nel 2015. La Corte di assiste ha accolto la ricostruzione della Procura, secondo cui il ventinovenne Sciacchitano fu vittima di una vendetta mafiosa. Lo punirono perché era alla guida dello scooter su cui viaggiava Francesco Urso che fece fuoco contro Luigi Cona.

Gambino sarebbe stato il mandante del delitto assieme a Salvatore Profeta, anziano boss di Santa Maria di Gesù, che nel frattempo è deceduto in carcere. Anche Profeta era stato ingiustamente condannato per l’uccisione di Paolo Borsellino e degli agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Ed ancora Cosimo Vernengo e Giuseppe Urso sono stati condannati lo scorso dicembre per mafia rispettivamente a quattordici e quindici anni di carcere. Erano imputati con l’accusa di avere fatto parte del mandamento mafioso di Santa Maria di Gesù. Un mandamento che faceva cassa con le estorsioni, il pizzo e le scommesse clandestine.

Salvatore Candura due anni fa è stato condannato perché avrebbe fatto parte di una banda di spaccaossa che fratturavano gambe e braccia a persone compiacenti per incassare gli indennizzi delle compagnie di assicurazione.

La posizione di Scarantino lo scorso novembre è stata dichiarata prescritta nel processo di appello di Caltanissetta ha condannato che si chiuse con la condanna all’ergastolo dei boss Salvo Madonia e Vittorio Tutino, imputati per la strage di via D’Amelio.

A Scarantino i giudici hanno riconosciuto la circostanza attenuante di essere stato indotto a mentire: la concessione dell’attenuante ha comportato la prescrizione del reato.

Poche settimane fa la Procura generale avrebbe voluto arrestare Scotto per l’omicidio di Nino Agostino e della moglie Ida, ma io giudice per le indagini preliminari ha respinto la richiesta. Scotto resta indagato per il delitto e da oggi deve difendersi anche dall’accusa di essersi messo alla guida della famiglia mafiosa dell’Arenella di Palermo.

 


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