Faccia a faccia fra boss scarcerati| "Qualcuno si è mangiato i soldi" - Live Sicilia

Faccia a faccia fra boss scarcerati| “Qualcuno si è mangiato i soldi”

Il colloquio fra Gaetano Scotto e Sergio Giannusa. Quei detenuti trattati meglio di altri

PALERMO – Un boss scarcerato che incontra un altro boss scarcerato. Il primo, Gaetano Scotto, da alcuni giorni è di nuovo detenuto. Il secondo, Sergio Giannusa, boss di Resuttana, è libero da alcuni anni, dopo avere finito di scontare la sua pena.

Nel maggio 2017 gli agenti della Dia hanno registrato un colloquio fra Scotto e Giannusa, che è stato prima uomo di Salvo Genova e poi dello storico padrino Gaetano Fidanzati, signore dell’Acquasanta, oggi deceduto.

Nel giugno 2016 Scotto ha lasciato il carcere di Rebibbia, dopo essersi scrollato di dosso l’accusa, con la conseguente condanna all’ergastolo, di avere ucciso Paolo Borsellino e gli agenti di scorta.

Ed è a lui che Giannusa, così emerge dall’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia, si è rivolto per manifestare il suo disappunto verso chi aveva fatto mancare il sostegno economico ai detenuti: “… dico è una cosa esatta che si abbandonano i genti così… per me no, per me solo i carabinieri fanno queste cose… mio figlio ha mantenuto molte persone, prendevo i soldi e li faceva arrivare là”.

E chi sono le persone mantenute dal figlio di Giannusa? “Viciuzzo”, “Salvo”, “il signor Aldo”, “Vito”, “Enzo”, “Saccunaru” Gli investigatori non hanno dubbi: stava parlando di Vincenzo Di Maio, Salvino e Aldo Madonia, Vito Galatolo e Giovanni Vitale. Tutta gente che ha fatto la storia mafiosa, passata e presente, del mandamento di Resuttana.

Secondo Giannuso, c’era stata disparità di trattamento: “Tanù tu sei in grado di guadagnarteli, come sono in grado io. Gli altri sono buoni per acchiappare e mangiarseli”. Insomma, qualcuno ha fatto la bella vita sperperando i soldi, mentre altri sono stati costretti a fare lavorare le mogli pur di campare. Come se lavorare fosse una vergogna.


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