"Coronavirus e regole| Blande contravvenzioni" - Live Sicilia

“Coronavirus e regole| Blande contravvenzioni”

Ecco cosa scrive l'avvocato Paolo Grillo

GRILLO PENSANTE
di
3 min di lettura

Chissà dove, ma la falla nel sistema dei controlli c’è stata: non si spiega altrimenti come sia stato possibile che in poco meno di due giorni siamo schizzati sul podio della classifica dei Paesi col più alto numero di contagi per Coronavirus. Terzi, dopo Cina e Corea del Sud: insomma, non c’è da stare allegri.

Di fronte all’impennata dei numeri viene alle labbra la più sicula delle esclamazioni, e anche il Governo, sebbene con maggiore compostezza, ha dichiarato che non si aspettava così tanti contagi fermo com’era ai tre casi importati dall’estero e subito arginati dentro le mura dello Spallanzani. Mentre il Covid-19, inquietante nome in codice dell’agente infettante più temuto degli ultimi tempi, comincia a dilagare nel Bel Paese si scatena un’infruttuosa caccia al “paziente zero”, che si è rintanato chissà dove, forse persino ignaro di essere proprio lui ad avere innescato l’infezione.

Si rincorrono voci di ogni genere: esistono i pazienti asintomatici, che possono infettare senza manifestare sintomi, l’incubazione dura 14 giorni anzi no: forse di più. Non si è d’accordo su nulla e in questa babele di notizie si scatenano liti da portineria sul grado di paura che è lecito provare di fronte all’epidemia. E’ pandemia? E’ poco più che un’influenza? Tutto e il contrario di tutto. Intanto bisogna fare i conti con la reazione della popolazione italiana, che si divide equamente tra fatalismo, fifa e stoica sopportazione del clima di guerra in cui ci si è visti catapultare nelle regioni più colpite dall’infezione.

Non potevano mancare gli episodi ispirati alla più deprecabile ignoranza, in uno sfondo da caccia agli untori manzoniani – a farne le spese alcuni poveracci, rei soltanto di avere gli occhi a mandorla – o al “si salvi chi può”, come il caso di chi ha abbandonato le zone-focolaio senza evidentemente troppo curarsi delle possibili conseguenze. Tutti al nord, almeno per adesso, i contagi “autoctoni”, ma la paura è dovunque anche perchè la limitazione radicale della circolazione sul territorio nazionale è pura utopia, come dimostrano le “quarantene” più o meno fiduciarie sparse qua e là, anche in Sicilia.

In un clima di eccitazione collettiva giungono le proposte di misure contenitive più disparate: il Governo ha varato un decreto legge domenicale che ha un apparato sanzionatorio pressocchè inesistente: una blanda contravvenzione per chi dovesse violare le varie ordinanze che tentano di arginare il diffondersi dell’epidemia. Qualcuno ha persino suggerito di ricorrere a provvedimenti clemenziali – amnistia e indulto – per ridurre il contagio nell’ambiente carcerario, con buona pace della tutela delle vittime dei reati e della tenuta complessiva del sistema penale. In questi casi, il coronavirus sarebbe persino visto come un dono del cielo: un bel colpo di spugna per alcuni reati e tutti allegramente a casa per scansare l’infezione.

Nell’altalena tra proclami apocalittici e tranquillizzanti, l’unica certezza è l’inesistenza di strumenti seriamente efficaci per impedire il dilagare del contagio che non siano appoggiati per necessità sulla collaborazione dei cittadini. Questo scenario per nulla rassicurante lascia spazio a chiunque: c’è chi sta affrontando le “quarantene” tra mille difficoltà e chi, invece, allarga le braccia e spera di essere risparmiato dal morbo. La Sicilia si sta organizzando, anche se a Palermo vanno a ruba disinfettanti e mascherine e non mancano scene grottesche: sabato al pronto soccorso dell’Ospedale Cervello si è presentato un paziente con sintomi sospetti, seminando il panico e provocando un fuggi fuggi generale: per fortuna era un falso allarme. Che fare, dunque? Le destre invocano, come di consueto, blocchi e chiusure di tutto quello che si può chiudere: porti, aeroporti, confini. Misure inutili, dato che la catena del contagio si è ormai innescata sul suolo italiano. Non resta che sperare nel lavoro dei molti che si stanno impegnando senza sosta per assistere i pazienti colpiti dal virus o per la ricerca di cure e vaccini e, nel frattempo, arginare insieme al virus la scempiaggine dei pochi che approfittano della situazione per speculare sul prezzo di mascherine e disinfettanti.


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