Le mamme dello Zen | "I nostri figli difficili e belli" - Live Sicilia

Le mamme dello Zen | “I nostri figli difficili e belli”

Da sinistra: Valentina Lo Castro, Rosalia La Vardera e Carla Mazzola

Una storia di speranza che rinasce, dove molti non vogliono vederla

PALERMO- Stamattina allo Zen il cielo è sgombro. Accanto al cassonetto della munnizza un divano aspetta che qualcuno venga a prenderlo. Una voce ambulante invita alla riffa: “Cu punta pigghia tutto”. Al cancello blu dell’Istituto comprensivo ‘Sciascia’ aspettano due mamme e una professoressa. Hanno appuntamento con il cronista per un racconto diverso: non tutto qui è degrado o disperazione, si costruisce tanta speranza e la vedi, se non arrivi con l’abito ingannevole del pregiudizio.

Le mamme sono tutor, sono il ponte tra la scuola e le famiglie degli alunni. La professoressa Carla Mazzola coordina il progetto per l’Osservatorio sulla dispersione scolastica del distretto tredici. Dice Valentina Lo Castro, una mamma pluridecorata nell’arte delle mediazione: “Cosa facciamo? Proteggiamo i ragazzi e parliamo con i genitori. Se c’è qualche problema, andiamo a casa e si risolve. Siamo persone dello Zen, del quartiere, riceviamo e diamo fiducia. Così cerchiamo di scansare i guai”. “I nostri sono ragazzi belli e difficili – spiega la professoressa Mazzola -. Devi avere tanta comprensione, ma se comunichi con rispetto e affetto, ricevi grandi soddisfazioni. Qualcuno riesce ad andare all’Università e c’è chi ha compiuto percorsi professionali importanti”.

Qui la conta dei ‘sopravvissuti’ è memorabile. Molti si perdono e sono ragazzi dall’intelligenza vivace e dal cuore sensibile. Ma come oltrepassare i confini di un’esistenza complicata, se il resto del mondo, a torto, ha deciso che vivi nel ghetto e che resterai eternamente marchiato a fuoco?

“Siamo numeri per la politica – dice Valentina -. Ci si ricorda di noi solo per le cose tinte e invece qui ci sono tante cose bellissime, c’è tanta gente che ha il coraggio di andare avanti con onestà”. La mamma Valentina ne ha di gioie da collezionare: “I ragazzi quando ci incontrano sono contenti. Ci sono le associazioni, c’è il volontariato. Sì, lo Zen è pieno di speranza, purtroppo non tutti se ne accorgono”.

“Le mamme – spiegava la preside, la professoressa Stefania Cocuzza – sono state inserite nel nostro contratto assicurativo, stanno seguendo un corso di formazione con i professionisti del distretto. Così, acquisiranno competenze in più. Il loro compito è essenziale. Possono arrivare dove, talvolta, noi non arriviamo e intervenire perché riscuotono, appunto, la fiducia di tutti. Parlano con le famiglie. Segnalano i problemi, quando è opportuno. Rappresentano una inestimabile ricchezza. E la scuola è veramente grata”.

“Noi mamme – spiega Rosy La Vardera – siamo qui anche per evitare che si creino le premesse per situazioni drammatiche. Abbiamo saputo della tragedia di Napoli, con quel ragazzo che ha perso la vita nel corso di una rapina. In contesti particolari, è necessaria la prevenzione e bisogna tenere gli occhi aperti. Non vorrei mai lasciare lo Zen, questa è casa mia e io la amo”. Interviene Valentina: “Mio marito ripete sempre: se vinciamo il Superenalotto restiamo allo Zen”. E ride.

“Sono allo ‘Sciascia’ dal ’96 – dice la professoressa Mazzola – non ho mai pensato di trasferirmi altrove. E’ una grande gioia quando possiamo celebrare il traguardo di un ragazzo che si realizza. Ho avuto un alunno che adesso è musicista…”.

In quasi ogni altro posto sarebbe un evento normale. Studi, ti impegni, ottieni qualcosa di importante, se sei stato costante nella scalata. Qui no. La speranza c’è, ma troppi preferiscono dimenticarla ai margini. Come se sperare, allo Zen, fosse, chissà perché, un peccato mortale.

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