"Buongiorno avvocà" in mascherina| Una giornata nel Tribunale blindato - Live Sicilia

“Buongiorno avvocà” in mascherina| Una giornata nel Tribunale blindato

L'avvocato Paolo Griillo

Al palazzo di giustizia è spuntata pure la "ruota degli esposti"

GIUSTIZIA E CORONAVIRUS
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Gli avvocati, di propria iniziativa, avevano deciso di astenersi dalle udienze qualche tempo prima dell’ora X. Domenica 8 marzo, mentre la festa della donna passava quasi inosservata, giungevano continui aggiornamenti dal ministero.

Finalmente ecco il provvedimento che tutti aspettavano per tutelare la propria e l’altrui salute: ogni attività processuale è sospesa, fatta eccezione per quelle urgenti. I comunicati si susseguono a pioggia perché, come al solito, le norme che dovrebbero chiarire i dubbi ne generano di nuovi.

Colpa della fretta? Intanto l’unica cosa certa è che fino al 22 marzo l’attività giudiziaria, udienze e termini processuali, sono congelati. E dopo? Dopo si vedrà, perché la situazione critica potrebbe perdurare oltre quella data e, in quel caso, le misure emergenziali verrebbero prorogate fino a tutto il mese di maggio.

Nel frattempo, mentre le chat degli avvocati si arroventano, in molte carceri italiane monta una protesta da condannare nella forma e nella sostanza: sono sospesi i colloqui con i familiari, soprattutto a tutela della salute dei detenuti, ma l’occasione viene ugualmente presa a pretesto per invocare indulti, misure clemenziali e similari.

Da ieri giorno numero uno dello stop forzato dell’attività giudiziaria, al Palazzo di giustizia si respira un clima da guerra atomica. Già da domenica era trapelata la notizia – con tanto di fotografia di uomini bardati di tute e spruzzatori di disinfettante – di una “sanificazione” straordinaria in corso: il contagio di un carabiniere in servizio in Tribunale ha fatto scattare controlli e quarantene.

Mettere piede al Palazzo si può, ma il personale di guardia ti chiede chi sei e cosa devi fare. Dietro di loro soltanto corridoi semideserti e aule chiuse. Il bar del nuovo complesso, di solito brulicante già alle nove del mattino, è completamente vuoto. I processi, tranne poche eccezioni, vengono tutti rinviati d’ufficio a porte chiuse. Un giovane collega, zaino in spalla e giubbotto nero, avanza verso una cancelleria con l’aria concentrata di chi deve scansare i colpi di un cecchino. Sembra una scena tratta da Full Metal Jacket, soltanto che mancano i palazzi sventrati dalle bombe e il nemico non spara ma è talmente piccolo e insidioso che neppure lo vedi.

Cammina un po’ curvo e tiene in mano un foglio di carta. Deve depositare un atto in cancelleria: si affaccia ad una porta ma è subito redarguito. Il pubblico non può entrare, per ragioni di sicurezza molti impiegati indossano mascherina e guanti da chirurgo: la bic nera al posto del bisturi, intenti a portare avanti il loro lavoro nonostante tutto. La macchina della legge non si ferma, soltanto si cerca di limitare i contatti e ci si industria alla bell’e meglio per non paralizzare i servizi: qualche ufficio inibisce del tutto l’accesso agli utenti, in qualche altro caso ti chiedono di non avvicinarti e di parlare tenendoti a debita distanza.

Per il deposito degli atti l’ingegno italico non tarda a manifestarsi: una scatola poggiata su un tavolino. Butti dentro e via: una specie di “ruota degli esposti” come quelle che si usavano per abbandonare i figli della colpa. Intanto, negli studi legali ci si organizza. Congedati praticanti e segretarie, ricevimento dei clienti ridotto all’osso e chi può lavora da casa.

Qualcuno resta in trincea ad occuparsi delle urgenze, deciso a non arrendersi al clima surreale in cui da oggi è precipitato l’intero Paese. Il buon senso non si può insegnare a nessuno, così come il senso civico e l’altruismo: o ce l’hai o non ce l’hai. Non è il contagio di un’impiegata della Procura che deve spaventare, ma l’imbecillità di chi ha fatto ritorno alla spicciolata dalle zone più colpite dall’epidemia. Tutti dovrebbero avvertire del proprio arrivo l’autorità sanitaria. L’avranno fatto? C’è solo da sperarlo.

Intanto il comparto giustizia tiene il suo avamposto senza fermarsi e, mentre si manda avanti la baracca, non è raro imbattersi in un sorriso malcelato dalla garza azzurra della mascherina. Buongiorno avvocà! Il suono giunge ovattato, ma ricorda a tutti quelli che indossano la toga che il mondo non si è fermato.


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