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LiveSicilia.it / Archivio / Coronavirus: nessuno rimanga da solo

Coronavirus: nessuno
rimanga da solo

Puntiamo su un'Europa più forte.

Semaforo Russo
di Pippo Russo
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In aggiunta alle sofferte riflessioni imposte dal coronavirus – l’apprezzare ciò che appariva scontato, una stretta di mano, e forse inedite dimensioni dell’animo, sentirsi una comunità indivisibile da Bolzano a Ragusa -, ce n’è una che potrebbe sembrare astratta, perché fa derivare la sua radice dalla filosofia, dalla logica classica, dal diritto e dalle sue conseguenze pratiche (in particolare nella fase decisionale dei processi penali, civili e amministrativi), mentre invece astratta non è, anzi, e riguarda il principio di non contraddizione.

Un’affermazione non può essere vera al pari della sua negazione. Con le parole di Aristotele in Metafisica: “Esiste negli esseri umani un principio rispetto al quale non è possibile che ci si inganni…è impossibile che la medesima cosa in un unico e medesimo tempo sia e non sia”.

Ciò vuol dire, lasciando adesso le vette aristoteliche, che io non posso sostenere un convincimento e invocare, nella realtà applicativa, esattamente il suo contrario. Scendiamo nel concreto. Viola il principio di non contraddizione sostenere che questa Europa non piace (allora ne esiste una che piace) e poi dichiararsi sovranista invece di lavorare per l’Europa che piace. Viola il principio di non contraddizione riconoscere che un virus non teme confini – quindi le ristrettezze negli ingressi e nelle uscite da uno Stato in caso di gravi rischi per la salute sono solo temporanee e di carattere sanitario e non politico – e poi costruire muri e chiudere i porti a scopo discriminatorio. Viola il principio di non contraddizione essere consapevoli che dinanzi a una minaccia planetaria rappresentata da un virus sconosciuto e aggressivo occorre concordare misure univoche e valevoli ovunque e poi decretare la morte del difficile percorso intrapreso per costruire almeno in Europa un’unità di intenti e di sentimenti, pure in vista di future e difficili sfide.

Viola il principio di non contraddizione gridare che esiste il bisogno di una nuova Europa fondata sui popoli e non sui mercati – che com’è noto se ne fregano altamente dei muri e dei porti chiusi quanto i virus – e poi rintanarsi dentro i propri confini, soprattutto se, vedi l’Italia, hai uno spaventoso debito pubblico e non sei proprio così ricco di denaro e risorse naturali da poterti permettere una beata solitudine. In un mondo in cui uno starnuto in Cina provoca effetti nefasti nell’emisfero opposto e il fallimento di una banca americana fa crollare Piazza Affari e manda in fumo i risparmi di un italiano.

Sono soltanto alcuni degli esempi per dimostrare l’assoluta incongruenza, spesso utile a nascondere calcoli politici o di convenienza personale di bassa bottega, di certe sortite ad opera di politici, economisti e commentatori di qualunque appartenenza. Dall’esperienza che stiamo vivendo con paura e trepidazione – specialmente se sei un genitore che ha una figlia all’estero, giusto a Londra con un Boris Johnson poco rassicurante nel modo di affrontare il coronavirus, come chi scrive – dobbiamo pretendere non maggiori solitudini ma più ampi abbracci, a partire dall’Europa.

Dobbiamo pretendere il riconoscimento dei diritti di chiunque e una radicale riforma del sistema economico e finanziario, nella UE e non solo, contro estremismi, populismi e speculatori finanziari. Qualcosa si sta muovendo con i provvedimenti annunciati dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen già descritti nel mio precedente articolo e nel frattempo ampliati per venire incontro ai cittadini, alle famiglie e alle imprese dell’Unione. In conclusione, cogliamo il drammatico momento per uscirne, perché ne usciremo, più maturi, imparando a discernere tra ciò che è palesemente o subdolamente falso e ciò che è plausibile, tra ciò che è strumentalmente manipolato e ciò che è supportato da fatti ed evidenze, tra i ragionamenti e gli slogan, tra i profittatori e chi è mosso da buone intenzioni. Perché anche tali consapevolezze concorrono a formare una nazione positivamente orgogliosa, una democrazia forte e compiuta. Per un’Europa più forte e compiuta.

Pubblicato il 22 Marzo 2020, 10:39
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Commenti
  1. genio 10 mesi fa

    Speriamo di non fermarci solo agli annunci, perché finora solo di questo si tratta. Miliardi se ne sentono tanti in giro da non sapere dove metterli, ma quelli visti e spesi mi sembra che siano solo frutto di donazioni di tantissimi cittadini.

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  2. silo 10 mesi fa

    Ancora con sta Ue, insistono. Fanno finta di non capire che alla Ue non interessa nulla dei problemi dei vari stati.

    Rispondi
  3. triarmonica 10 mesi fa

    Caro signor Russo, il suo articolo, apparente pieno di buon senso, meriterebbe d’essere disassemblato in punta di giurispudenza, d’economia, di storia delle nazioni e di politica. Lei ama enunciare una tesi a partire da ipotesi che appartengono solo al suo “consolidato” politico, quindi false e pretestuose per definizione. Alla fine meglio soprassedere, consentendo che ognuno pensi con la propria testa. Ci basta evidenziare la stanca consuetudine di attribuire patenti di sovranismo, (che lei puntualmente scambia per nazionalismo), e populismo, termine usato a sproposito, da tutti quelli che la pensano come lei, per difendere lo “zarismo” finanziario delle banche e dei mercati, osteggiati a parole ma a cui ci state conducendo prigionieri, dopo 10 anni di governi sinistri . Infine, è davvero singolare il suo protocollo d’applicazione del principio di non contraddizione! Esiste un principio, ovvero quello del signor Russo, il quale “è”, e quindi non può esistere un principio contrario al suo perché sarebbe relegato, nel medesimo tempo nella categoria del “non è”. Spero che lei capisca. A proposito, quello di Salvini, non rappresenta, (come il suo, del resto), il mio modello politico, nemmeno lontanamente. Con rispetto.

    Rispondi
  4. Giacinto 10 mesi fa

    E’ davvero preoccupante che, di fronte a quello che sta accadendo, ci sia ancora qualcuno, come Russo, disposto a credere a Babbo Natale. Gli accadimenti di questi giorni non sono una novità ma la naturale continuazione di una serie di atti che da anni la UE perpetra nei confronti dei paesi membri che non appartengano al club Germania-Francia-Olanda. Sono loro che dettano l’agenda con gli altri a subire le loro decisioni. Sono anni che l’Italia subisce continui smacchi, sotto il peso di governi ignavi e genuflessi ai padroni europei. Subiamo continue limitazioni alla nostra agricoltura, ai nostri prodotti d’eccellenza, non possiamo sforare deficit di bilancio mentre ad altri paesi, quali la Francia o la Germania, è consentito fare di tutto. Sveglia, la UE non è redimibile e bisogna uscirne al più presto. Non è un caso che con la vecchia “liretta” eravamo la quinta potenza economica del mondo e adesso, con la UE e l’euro, siamo il fanalino di coda dell’Europa. Ma non vi siete ancora resi conto che con l’entrata dell’euro siamo entrati in una crisi STRUTTURALE dalla quale non usciremo mai? Ma siete davvero così ciechi da voler continuare alle favolette?

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