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Coronavirus: nessuno | rimanga da solo

Puntiamo su un'Europa più forte.

Semaforo Russo
di
3 min di lettura

In aggiunta alle sofferte riflessioni imposte dal coronavirus – l’apprezzare ciò che appariva scontato, una stretta di mano, e forse inedite dimensioni dell’animo, sentirsi una comunità indivisibile da Bolzano a Ragusa -, ce n’è una che potrebbe sembrare astratta, perché fa derivare la sua radice dalla filosofia, dalla logica classica, dal diritto e dalle sue conseguenze pratiche (in particolare nella fase decisionale dei processi penali, civili e amministrativi), mentre invece astratta non è, anzi, e riguarda il principio di non contraddizione.

Un’affermazione non può essere vera al pari della sua negazione. Con le parole di Aristotele in Metafisica: “Esiste negli esseri umani un principio rispetto al quale non è possibile che ci si inganni…è impossibile che la medesima cosa in un unico e medesimo tempo sia e non sia”.

Ciò vuol dire, lasciando adesso le vette aristoteliche, che io non posso sostenere un convincimento e invocare, nella realtà applicativa, esattamente il suo contrario. Scendiamo nel concreto. Viola il principio di non contraddizione sostenere che questa Europa non piace (allora ne esiste una che piace) e poi dichiararsi sovranista invece di lavorare per l’Europa che piace. Viola il principio di non contraddizione riconoscere che un virus non teme confini – quindi le ristrettezze negli ingressi e nelle uscite da uno Stato in caso di gravi rischi per la salute sono solo temporanee e di carattere sanitario e non politico – e poi costruire muri e chiudere i porti a scopo discriminatorio. Viola il principio di non contraddizione essere consapevoli che dinanzi a una minaccia planetaria rappresentata da un virus sconosciuto e aggressivo occorre concordare misure univoche e valevoli ovunque e poi decretare la morte del difficile percorso intrapreso per costruire almeno in Europa un’unità di intenti e di sentimenti, pure in vista di future e difficili sfide.

Viola il principio di non contraddizione gridare che esiste il bisogno di una nuova Europa fondata sui popoli e non sui mercati – che com’è noto se ne fregano altamente dei muri e dei porti chiusi quanto i virus – e poi rintanarsi dentro i propri confini, soprattutto se, vedi l’Italia, hai uno spaventoso debito pubblico e non sei proprio così ricco di denaro e risorse naturali da poterti permettere una beata solitudine. In un mondo in cui uno starnuto in Cina provoca effetti nefasti nell’emisfero opposto e il fallimento di una banca americana fa crollare Piazza Affari e manda in fumo i risparmi di un italiano.

Sono soltanto alcuni degli esempi per dimostrare l’assoluta incongruenza, spesso utile a nascondere calcoli politici o di convenienza personale di bassa bottega, di certe sortite ad opera di politici, economisti e commentatori di qualunque appartenenza. Dall’esperienza che stiamo vivendo con paura e trepidazione – specialmente se sei un genitore che ha una figlia all’estero, giusto a Londra con un Boris Johnson poco rassicurante nel modo di affrontare il coronavirus, come chi scrive – dobbiamo pretendere non maggiori solitudini ma più ampi abbracci, a partire dall’Europa.

Dobbiamo pretendere il riconoscimento dei diritti di chiunque e una radicale riforma del sistema economico e finanziario, nella UE e non solo, contro estremismi, populismi e speculatori finanziari. Qualcosa si sta muovendo con i provvedimenti annunciati dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen già descritti nel mio precedente articolo e nel frattempo ampliati per venire incontro ai cittadini, alle famiglie e alle imprese dell’Unione. In conclusione, cogliamo il drammatico momento per uscirne, perché ne usciremo, più maturi, imparando a discernere tra ciò che è palesemente o subdolamente falso e ciò che è plausibile, tra ciò che è strumentalmente manipolato e ciò che è supportato da fatti ed evidenze, tra i ragionamenti e gli slogan, tra i profittatori e chi è mosso da buone intenzioni. Perché anche tali consapevolezze concorrono a formare una nazione positivamente orgogliosa, una democrazia forte e compiuta. Per un’Europa più forte e compiuta.


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