Come deve essere un leader| La lezione di Mattarella - Live Sicilia

Come deve essere un leader| La lezione di Mattarella

Nella vicinanza verso gli italiani c'è qualcosa di diverso dai goffi tentativi di vari leader o aspiranti tali.

Il commento
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C’è forse una grande lezione di politica e comunicazione che l’intenso pomeriggio di ieri ci lascia. Mentre l’Italia era ancora emozionata per la toccante preghiera di Papa Francesco, per le sue riflessioni che hanno preceduto la benedizione Urbi et orbi e per la potenza dell’immagine del Vicario di Cristo immerso da solo nella desolazione di Piazza San Pietro deserta, con il solo Crocifisso accanto, ecco, nel pieno di questa onda emotiva che ha scosso l’animo non solo dei credenti, è arrivato il breve videomessaggio del Presidente della Repubblica. Un discorso essenziale rivolto agli italiani, invitati in buona sostanza a tenere duro, e soprattutto alle cancellerie europee, in particolare quelle di Olanda (in primis), Austria, Finlandia e soprattutto Germania, che stanno facendo orecchie da mercante al grido di dolore di Italia e Spagna e all’idea di solidarietà europea che molti altri Paesi hanno sposato insieme ai governi di Roma e Madrid.

Per un inconveniente senza precedenti, ascrivibile probabilmente al grande stress di questi giorni, il Quirinale ha fornito un video grezzo, non montato, con un fuorionda degli errori del Presidente. Il video è andato on line e qualche tv lo ha trasmesso. E subito sui social network è partito un coro d’affetto e apprezzamento nei confronti del Capo dello Stato. Sergio Mattarella si conferma il grande punto di riferimento della nazione, l’immagine delle Istituzioni che raccoglie la maggiore fiducia da parte degli italiani. Anche quando si inceppa durante un discorso o racconta di non andare neanche lui dal barbiere in questi giorni, come tutti.

Già, “uno di noi”, commentavano in tanti ieri il fuorionda. Eppure, in quell’uno di noi, in quel sentimento di vicinanza e di immedesimazione, c’è qualcosa di diverso da quel tentativo di tanti politici, leader o aspiranti tali, di proporsi come vicini alla gente, uguali al popolo, uno di loro. E sì, la differenza sta tutta lì, nel confine sfuggente ma tangibile tra popolare e volgare. Sta nel garbo, nello stile, nel gesto signorile da gentiluomo d’altri tempi, che Mattarella con grande umanità incarna quando si scusa per il suo errore o rivolge un appunto garbato e cortesissimo al suo collaboratore. In quella scena, gli italiani non vedono semplicemente uno di loro. Ma vedono qualcos’altro, quello che la nostra classe politica ha un po’ perso di vista, un leader, un uomo da stimare, da ammirare, da ritenere un modello. Gli italiani sentono Mattarella vicino (neanche lui può tagliarsi i capelli, come noi) ma al contempo ne riconoscono un’autorevolezza che suscita rispetto e fiducia. È il vestito del leader vero, popolare e non populista, che si offre al contatto con la sua gente senza tentare goffamente di mimetizzarsi tra questa. In poche parole, un ciuffo spettinato accomodato alla buona con avvicina di più al comune sentire di un balletto a torso nudo sulla spiaggia. E ci rammenta cosa da sempre, dalla notte dei tempi, ha cercato una comunità in un leader. Che sia uno di noi, certo. Ma al contempo che sia uno, che almeno appaia, migliore di noi.

 


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