"Anche noi del 118 abbiamo paura" | La morte del ragusano Giorgio - Live Sicilia

“Anche noi del 118 abbiamo paura” | La morte del ragusano Giorgio

Giorgio Scrofani

Morto autista soccorritore che veniva dalla Sicilia. Chi era Giorgio Scrofani.

Coronavirus
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Giorgio che, in una foto, posava accanto alla sua ambulanza, come un cavaliere antico di fianco al cavallo: con orgoglio e coraggio.

Giorgio che aveva uno sguardo da gigante buono – si capisce anche dallo scatto -, gli occhi di uno che si butterebbe nel fuoco per salvarti. E vorresti abbracciarlo, ora che non è più possibile. E abbracciare con identica forza la moglie e la figlia che ha lasciato.

Giorgio Scrofani, cinquantasei anni, che veniva da Ragusa e adesso ingrossa la schiera sconfinata degli eroi, del personale sanitario deceduti per combattere contro il Coronavirus. Un dispaccio di agenzia, ieri, ha annunciato la sua dipartita.

‘E’ morto un autista soccorritore del 118 che prestava servizio alla Potes di Calcinelli, in provincia di Pesaro e Urbino. Si chiamava Giorgio Scrofani, 56 anni. In passato aveva lavorato anche alla Potes di Fossombrone. Il 16 marzo era stato ricoverato perché positivo al Coronavirus’.

E ha lottato Giorgio, con l’ostinazione santa di chi non vuole lasciare l’amore e la carezze di quaggiù. Ha lottato come i suoi compagni di valore. Muoiono i medici. Muoiono gli infermieri. Muoiono i ragazzi del 118. Muoiono quelli che hanno un camice bianco e stanno combattendo, talvolta a mani nude, contro un mostro che non ha pietà della bellezza delle strade di tutti.

Giuseppe Cassì, il sindaco di Ragusa, ha la voce rotta dalla commozione: “Abbiamo saputo di questo nostro concittadino, caduto mentre svolgeva un servizio generoso, come tanti suoi colleghi. Non lo dimenticheremo. Non li dimenticheremo. La nostra comunità è colpita. Siamo tutti profondamente addolorati, ma dobbiamo avere coraggio e speranza”.

Giorgio che aveva pubblicato, sul suo profilo Facebook, la lettera inviata a un giornale da un ragazzo del 118 come lui: “Ci siamo anche a Natale, a Pasqua, a Ferragosto. Lasciamo moglie e marito, figli e parenti. A volte asciughiamo le lacrime dei più piccoli che ci chiedono di restare e scappiamo a fare il nostro dovere. Anche noi abbiamo voglia di festeggiare, di essere a casa la domenica con tutta la famiglia. Anche noi abbiamo paura. Ma non possiamo. Perché il nostro dovere è essere in prima linea, da veri professionisti, sempre al fianco di chi ne ha bisogno. Vorrei farvi solo una domanda: quanti di voi farebbero il nostro lavoro ora?”.

Giorgio che adesso ha ali, cuoricini e lacrime sul suo profilo Facebook. Che scherzava in un’altra foto per un gioco di luce: “Mi è spuntata l’aureola”.

Addio Giorgio, amico delle nostre paure e delle nostre speranze. Grazie per esserci stato, nei momenti difficili, per avere tenuto le nostre mani quando più ne avevamo bisogno.


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