Una "Cura" poco efficace| Ora si faccia sul serio - Live Sicilia

Una “Cura” poco efficace| Ora si faccia sul serio

Lo stop fiscale dovrebbe essere più ampio e più razionale.

Sono in arrivo 4,3 miliardi e 400 milioni di buoni spesa per le famiglie indigentiSi comincia a vedere qualche spiraglio dall’altra parte del tunnel. Si tratta solo di uno spiraglio, di natura sanitaria, ma quanto meno consente di alimentare la speranza che in un tempo ragionevole questa tremenda epidemia possa terminare.

Evidentemente, nonostante l’esistenza di qualche piccolo segnale positivo, il problema sanitario resta ancora nella sua enorme dimensione. Ma di altrettanta enorme dimensione sta diventando il problema di natura economico sociale che è la naturale conseguenza del primo.

La “Cura Italia” finora somministrata non è stata molto efficaceCon i 25 miliardi messi in campo dal Decreto “Cura Italia uno” si è potuto fare pochissimo. Le disposizioni emanate sono state solo un placebo e sono stati pochissimi gli effetti sociali ed economici che sono state in grado di produrre.

Anche i 4,3 miliardi promessi ai Comuni dal Premier Conte lo scorso 28 marzo per l’emergenza ed i 400 milioni in buoni spesa di cui è stato annunciato l’arrivo in tempi brevissimi non basteranno per placare le aspettative di tante famiglie che, in questa terribile situazione, essendo state già private del lavoro, compreso (forse in misura maggiore) quello irregolare o “in nero”, cominciano veramente a star male.

E’ chiaro che si è trattato di un primo approccio al problema.

Ora, quindi, bisogna cominciare a fare sul serio, mettendo in campo somme adeguate, da un lato sfruttando l’apertura dell’Unione Europea con il superamento del “Patto di stabilità”, ma principalmente sperando di ottenere dall’Europa il prestito che, purtroppo, in maniera tanto ottusa che egoista, alcuni Stati europeicontinuano ad ostacolare.

Ma non solo. Nell’impossibilità di avere una condivisione politica in ambito europeo, seppure prendendo atto di qualche reazione positiva della Presidente della Commissione Europea, Ursula von derLeyen, quanto meno cerchiamo di ottenere una collaborazione ed una condivisione politica a livello nazionale, tale da consentire l’emanazione di norme che, senza i fuochi incrociati ed i ritardi propri delle beghe politiche, dia non solo un giusto ristoro economico ai tanti nuovi poveri che si stanno affacciando nel nostro panorama, ma consenta di conoscere ed applicare tutte le nuove disposizioni senza le consuete difficoltà del passato, evitando che la farraginosità tipica delle norme economiche/tributarie mettano ancora più confusione ed ansia tra i cittadini contribuenti ed i professionisti del settore.

Come già detto, finora l’apprezzabile volontà di fare in fretta ha prodotto disposizioni che non risultano assolutamente adeguate agli obiettivi da raggiungere.

In materia fiscale, in particolare, l’incomprensibile frammentazione delle sospensioni e delle altre agevolazioni concesse non solo ha creato disparità di trattamento tra cittadini ugualmente colpiti dal problema, ma ha suscitato grosse reazioni per l’irrisorietà degli aiuti concessi, alimentando non solo la protesta politica, ma anche quella sociale che, come è noto, può sfociare in qualcosa di più grave.

E’ vero che è stato preannunciato un altro Decreto per mettere in campo una somma almeno pari a quella già stanziata, ma in quella sede, oppure in sede di conversione del Decreto Legge 18, occorre agire in maniera decisa, dando risposte concrete ai tanti cittadini che, come dipendenti, come imprenditori, come professionisti o anche come precari o addirittura “lavoratori in nero”, hanno già perso o stanno per perdere il minimo indispensabile per la sopravvivenza. Anche agli “irregolari” il Direttore dell’Agenzia delle Entrate Ruffini, intervenendo ad una trasmissione radiofonica, ha rivolto la sua attenzione, ritenendo anche queste persone meritevoli della necessaria assistenza economica, ma smentendo, contemporaneamente, qualunque ipotesi di condono fiscale.

L’inadeguatezza delle misure finora adottate è stata tale da essere stata evidenziata dalla Corte dei Conti la quale, con la “Memoria” n. AS 1766 del 25 marzo 2020,ha ritenuto le norme contenute nel Decreto Legge n.18 del 17 marzo scorso, poco adeguate al momento, stigmatizzando nel contempo alcune delle soluzioni adottate, come le sospensioni concesse, ritenute troppo brevi, oppure alcune “omissioni”, come la mancata sospensione degli “avvisi bonari” dell’Agenzia delle Entrate.

In realtà, l’unica sospensione generalizzata contenuta nel Decreto 18 è stata solo di quattro giorni (dal 27 al 30 marzo). Le altre sospensioni, limitate al periodo fino al 31 marzo 2020 e con ripresa dei pagamenti a giugno, hanno riguardato soltanto versamenti in autoliquidazione di ritenute, addizionali, IVA e contributi previdenziali, da parte di contribuenti con ricavi fino a 2 milioni di Euro o aventi sede in zone particolarmente colpite dall’epidemia; sospensione delle cartelle; sospensione di alcuni adempimenti fiscali diversi dai versamenti.

Contemporaneamente, però, lo stesso decreto ha previsto la proroga di due anni dei termini di prescrizione e di decadenza dell’azione degli uffici fiscali i quali, pertanto, per accertare l’annualità 2015 potranno eseguire le notifiche anzicchè entro la fine di quest’anno, entro il 31 dicembre 2022.

C’è da dire, peraltro, con riguardo a questa proroga di termini a favore dell’Amministrazione Finanziaria, tratta dall’articolo 12 del D.Legislativo 159 del 2015, che non c’è alcuna simmetria tra quella concessa ai contribuenti e la proroga concessa a favore degli uffici. Alcuni cittadini, infatti, non hanno beneficiato di alcun rinvio ed altri hanno avuto una proroga di soli quattro giorni. Eppure tutti vedranno il fisco potere utilizzare due anni in più per notificare gli accertamenti.

Da qui i giusti richiami della Corte dei Conti.

Speriamo che faccia di più il preannunciato Decreto “Cura Italia 2”.

Dalle notizie che giungono da Palazzo Chigi le somme messe in campo questa seconda volta dovrebbero superare i 30 miliardi di Euro. Lo stop fiscale, poi, non solo dovrebbe essere più ampio e più razionale, forse legato all’esistenza di ricavi inferiori a 10 milioni di Euro ed alla perdita di fatturato, ma dovrebbe anche coprire tutto maggio. Dovrebbe essere prevista pure una moratoria per le sanzioni per le sanzioni che si dovessero ritenere applicabili in relazione alle violazioni commesse a ridosso della scadenza di marzo.

Soltanto ipotizzate, quanto meno allo stato attuale, sospensioni fino al 30 novembre per i tributi locali, tributii quali, finora, non sono stati presi in considerazione dagli interventi governativi.

Speriamo che trovino soluzione anche alcune delle questioni “dimenticate” dal primo Decreto Legge e, segnatamente, la sospensione degli avvisi bonari dell’Agenzia delle Entrate, delle relative dilazioni e della rateizzazione delle somme dovute in caso di definizione dell’accertamento (come per l’accertamento con adesione già sottoscritto), nonché la sospensione degli ISA e della fatturazione elettronica, concedendo, in questo caso, almeno una moratoria che consenta di evitare la sanzione in caso di mancato tempestivo adempimento.

Per le famiglie in difficoltà, poi, gli interventi dovrebbero essere ancora più incisivi, perché non può essere solo la generosità della gente ed il fattivo intervento del “terzo settore” a placare la fame di tante persone, già in situazione di grossa povertà, ma alle quali si sono aggiunti tanti cittadini a causa della sopravvenuta mancanza della loro unica fonte di reddito.

Insomma, si tenta di arginare in qualche modo lo “tsunami”, sanitario, economico e sociale che stiamo vivendo. Speriamo di vedere presto la fine del tunnel, ma speriamo pure che tutti si rendano conto che quello che stiamo pagando è il prezzo degli errori del passato.

Ci si riferisce alla disorganizzazione ed ai tagli nella sanità, al mancato rispetto dell’ambiente, alla mancata efficace lotta all’evasione, alla insufficiente digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, alla mancata alfabetizzazione informatica, al mancato snellimento della burocrazia, al mancato impulso all’e-commerce, alla mancata incentivazione dell’insegnamento a distanza, alla carenza di relazioni umane e sociali, ed a tanto altro, ancora, questioni che, molto trascurate nel corso degli ultimi anni, sono entrate prepotentemente, ma tutto sommato in maniera positiva, nella vita quotidiana dei nostri giorni.

 


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